Nota dei Sindacati aziendali sulla questione delle camere di Commercio

Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma dei segretari aziendali della Camera di Commercio della sede di Ragusa ed inviata separatamente al Presidente del consiglio dei ministri, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Presidente della Regione Siciliana, all’Assessore Attività produttive, ai commissari straordinari nominati ad unioncamere Italiana e Sicilia.

“Alla luce della recente approvazione dell’emendamento contenuto all’art. 54-ter del D.L. 25/05/2021, n. 73, convertito in legge n. 106 del 23 luglio 2021, che ha sancito il nuovo assetto di parte delle Camere di Commercio siciliane con il distacco delle Camere di Ragusa e Siracusa dalla Camera del Sud Est Sicilia e il nuovo accorpamento a cinque con quelle di Trapani, Agrigento e Caltanissetta, e del successivo D.L. 6/11/2021, n. 152, convertito in legge n. 233 del 29 dicembre 2021, con il quale è stato modificato il precedente emendamento in relazione ruolo dei Commissari straordinari nominati per la gestione di questo delicato passaggio, il personale camerale intende rappresentare lo stato di forte preoccupazione in relazione alla conseguenze che questo nuovo assetto potrebbe determinare in capo al personale stesso e alle imprese dei territori interessati che usufruiscono dei servizi camerali.


Dopo avere già subito la inopinata riforma del 2016 che ha portato, non senza traumi, all’accorpamento di diverse realtà economiche e territoriali, da sempre invece ancorate ad un ambito provinciale, le Camere di Commercio facenti parte della Camera del Sud Est Sicilia, ovvero Catania Ragusa e Siracusa, attraverso un percorso sofferto, nell’arco di questi ultimi quattro anni sono riuscite a riorganizzare una attività di alto profilo al servizio delle imprese dei tre territori, registrando un consenso crescente per la qualità dei servizi offerti.
L’efficienza e i buoni risultati fin qui raggiunti, anche in questi ultimi difficili anni, sono stati senza dubbio dovuti all’impegno e alla professionalità di un personale che, tra l’altro, ha registrato una costante emorragia dovuta ai numerosissimi pensionamenti.
Inutile qui elencare le decine di servizi, di attività e di progetti che la Camera di Commercio ha posto in essere in questi anni al servizio delle imprese e dei territori ed è mortificante leggere in questi giorni, su qualche organo di informazione, che in realtà le Camere di Commercio servono solo a rilasciare certificati e a pagare le pensioni ai dipendenti. Chi si esprime in questi termini è sicuramente male informato e farebbe bene, prima di scrivere, a riscontrare l’opinione degli imprenditori cui è costantemente dedicata l’attività camerale su quanto sia proficuo e utile il lavoro svolto al loro servizio.


Le nuove disposizioni legislative citate in premessa, la cui efficacia e la cui fattibilità concreta sono ancora da dimostrare, rispondono in maniera evidente a logiche di carattere politico che poco hanno a che fare con una reale efficienza dell’organizzazione che viene delineata e prescindono dalle conseguenze che potrebbero avere dal punto di vista operativo. In attesa delle direttive di riorganizzazione che possano garantire alle imprese e agli utenti, la regolare fruizione dei servizi camerali, non è difficile prevedere le oggettive difficoltà di impostare una strategia e una programmazione che sia valida per le cinque province di Ragusa, Siracusa, Trapani, Agrigento e Caltanissetta, così diverse per storia, cultura e contesto economico, nonché così lontane. Non va dimenticato, infatti, che molti dei servizi camerali sono improntati a una specificità legata appunto alle realtà territoriali provinciali. La Camera del Sud Est Sicilia era tuttavia riuscita in questi pochi anni realizzare una proficua in sinergia poiché le azioni e le iniziative portate avanti riguardavano un territorio geograficamente, storicamente e anche economicamente omogeneo, realtà anche questa messa in discussione dai fautori di questo nuovo assetto, con motivazioni assai poco plausibili.


E’ facile immaginare, anche sulla base dell’esperienza già vissuta con il precedente accorpamento, che l’organizzazione, che si è delineata, di una Camera così variegata e composta da realtà territoriali eterogenee e distanti per tradizione, cultura, realtà economica e di fatto anche mal collegate per via della annosa questione delle infrastrutture in Sicilia, lasci prevedere tempi molto lunghi per la riorganizzazione delle attività istituzionali e dei servizi alle imprese dei cinque territori coinvolti. E’ realistico temere una lunga fase di stallo di alcuni servizi camerali essenziali ai quali è strettamente collegata l’attività delle imprese interessate.


Ma i problemi relativi a questo nuovo assetto, purtroppo, non riguardano solamente gli aspetti logistici ed organizzativi del lavoro; impossibile non fare cenno alla situazione economica che verrà a determinarsi e che coinvolge Camere che hanno bilanci comunque dignitosi e che hanno salvaguardato gli accantonamenti necessari al pagamento delle pensioni, e Camere che hanno adottato politiche di bilancio diverse. Proprio quest’ultima considerazione non fa che alimentare la convinzione che dietro alcune di queste strategie politiche e questo nuovo accorpamento, oltre alle ben note vicende relative alla proprietà degli aeroporti di Catania e Comiso, certamente determinanti, si nasconda anche la volontà di incamerare e gestire proprio quei patrimoni che le Camere virtuose sono riuscite ad accumulare negli anni a salvaguardia della sostenibilità economica della propria attività amministrativa e delle legittime spettanze del personale dipendente e in quiescenza.
E’ naturale che quest’ultimo aspetto costituisca reale motivo di particolare apprensione per il personale in servizio e per il personale in quiescenza, poiché lo stato di fatto che si sta determinando non fa che rimettere in discussione un iter che era stato faticosamente avviato dalle Camere siciliane, e in particolare dalla Camera del Sud Est Sicilia, per ancorare finalmente il pagamento delle pensioni ad un Istituto previdenziale preposto istituzionalmente a questa attività e liberare così finalmente i bilanci delle Camere siciliane dall’onere pensionistico: un doppio beneficio, la sicurezza del futuro pensionistico del personale e maggiori investimenti per lo sviluppo economico della circoscrizione territoriale. Non è difficile immaginare che il suddetto percorso subirà comunque un rallentamento dovuto proprio alla riorganizzazione di questo nuovo assetto amministrativo ed economico.
Uno degli aspetti più mortificanti di questa vicenda è che in tutta la diatriba in corso sul sistema camerale siciliano, leggendo le varie dichiarazioni di politici, sindacalisti e amministratori e i numerosi articoli di stampa, la questione della situazione personale dipendente non venga affatto considerata, come se si trattasse di un aspetto men che residuale della vicenda poiché tanto i dipendenti dovranno soltanto prendere atto della loro nuova amministrazione cui dovranno far capo.


Con questo documento le sigle sindacali aziendali di Catania, Ragusa e Siracusa intendono fare sentire la propria voce e sollecitare chi di competenza a non sottovalutare la situazione e le legittime aspettative dei dipendenti camerali che adesso, dopo essersi faticosamente adoperati in questi anni per riorganizzare il proprio assetto lavorativo, vedono nuovamente un futuro irto di difficoltà riguardo al proprio lavoro, un lavoro che li porta ogni giorno a interfacciarsi con le imprese che richiedono, giustamente, efficienza, rapidità e qualità relativamente agli importanti servizi che chiedono alla Camera di Commercio, condizioni che questi continui cambiamenti non consentono di offrire con continuità. Il personale camerale chiede inoltre delle certezze sul proprio futuro in relazione al cronico problema delle pensioni, questione che prima o poi interesserà tutti i dipendenti attualmente in servizio, tra l’altro tutti ormai con una lunga anzianità alle spalle.
Un aspetto ancora più inquietante di questa vicenda è il fatto che, viene fatto intendere, neanche troppo velatamente, che questa potrebbe essere solo di una soluzione interlocutoria, in attesa di ottenere prossimamente una ulteriore ridefinizione dell’assetto delle Camere siciliane, su indicazione della Regione Siciliana o addirittura in attesa di una norma carattere nazionale che modifichi il numero complessivo della Camere di Commercio italiane, fissato in 60 dalla riforma Madia.
In conclusione, alla luce di quanto sopra rappresentato, le sigle sindacali aziendali della Camera del Sud Est Sicilia firmatari della presente comunicazione, nel caso che l’attuale o la prossima riorganizzazione del sistema camerale siciliano risulti in qualche modo lesiva dei diritti e delle legittime prerogative dei dipendenti camerali, si riserva di porre in essere tutte le azioni, di protesta ma anche legali, consentite dall’ordinamento vigente, a tutela dei propri legittimi interessi e della propria dignità di lavoratori”.

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