È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
“NON CI RESTA CHE PIANGERE”
31 Ago 2012 16:16
Alessandro Manzoni e Ippolito Nievo, certamente i più insigni esponenti della letteratura italiana dell’ottocento, attraverso il romanzo, nobile genere letterario da sempre, descrissero mirabilmente nei loro rispettivi capolavori, “I promessi sposi” e “le confessioni di un italiano”, la società italiana di ogni tempo. Io non mi soffermo certo sui due grandi per ostentare inutile sapienza, bensì per citare qualche brano delle loro opere, sicuramente utile allegoricamente, ove capire e spiegare il comportamento degli uomini anche nella nostra triste epoca. Nel capolavoro dei promessi sposi, molti ricordiamo (eccetto qualche soggetto improvvido ed anche carente quanto a regole di convivenza civile, che presume di scrivere sul tuo sito, caro amico mio direttore Portelli, cui consiglierei di tenere la lingua sotto chiave per il bene di tutti, ma con cui peraltro non mi confronterò mai, perché lontano anni luce dalla mia educazione morale) il brano in cui don Abbondio improvvisa un dialogo iperbolico con la sua mula da cui viene trasportato, che tende sempre ad andare verso il ciglio della strada, rischiando di cadere,insieme a lui nel precipizio. Da tempo io ho la sensazione che i siciliani (un tempo Tomasi di Lampedusa definì velleitariamente gattopardi) siano simili alla mula manzoniana. Questa vecchia Trinacria, da secoli vessata ed in balìa di svariate dominazioni straniere, nell’era moderna e fino ai nostri giorni è stata amministrata, quasi alla stessa stregua dello sciagurato stato italiano, da una moltitudine di governanti, il cui stato istituzionale di privilegio generale, rispetto al restante popolo siciliano (anche se formalmente riveduto e corretto) non è molto dissimile da quello del clero e della nobiltà dell’”Ancienne regime”, descrittoci dagli “Enyclopedistes transalpini” del tardo settecento. Considerando anche che l’operato governativo di questi minotauri di palazzo dei normanni non ha mai sortito risultati eccellenti, utili e concreti per la comunità siciliana (a parte che per i loro proseliti e adepti di ogni genere, formati da oligarchie corporative, nonché mosaici di imprenditorie politiche manageriale ed edili, oltre che dall’apparato amministrativo regionale vero e proprio), ritengo umilmente che il bicchiere dell’esasperazione del cittadino medio siciliano dovrebbe essere colmo!! Volendo ora accennare brutalmente ai guadagni di queste squallide figure di Palazzo D’Orleans, tra onorari, diarie e indennità per i facenti parte di commissioni speciali, si parla di Euro 25.000,00, puntualmente e mensilmente incassati (vi sono decine di migliaia di dipendenti di aziende e di enti vari che non percepiscono stipendio ( 1/ 15 del loro) da sei, otto e dieci mesi!!! Il grande Totò direbbe” scusate se è poco! Ebbene al cospetto di questa sconcertante e aberrante realtà, le cronache sono già in fermento, si fanno i nomi di quel tale o di quel tal’altro (new entry compresi, dalla approssimativa personalità) da mandare in orbita alle prossime elezioni per la nomina a futuri “gaudenti” di questa leggendaria e splendida conca d’oro, o meglio “gallina dalle uova d’oro”. E’ proprio triste assistere a questo indegno spettacolo; sembra proprio che noi isolani siamo affetti da inguaribile masochismo. Anche Ippolito Nievo nelle “Confessioni di un italiano”, alludendo allegoricamente alla mancata partecipazione degli strati popolari ai moti mazziniani dell’ottocento, e di conseguenza al loro fallimento, parlava di esigenza di sensibilizzazione, consapevolezza e cultura sulla democrazia e sulla libertà di pensiero. Oggi, nel nostro tempo, la gente deve rendersi conto del degrado in cui è ridotto l’apparato socio politico. Siamo tristemente passati da una società agricola e pastorale ad un sistema spregiudicato e senza etica, rimanendo impotenti davanti a tale angosciante metamorfosi. Sarebbe opportuno svegliarsi dall’eterno torpore, invocando referendum, petizioni, tendenti a chiedere leggi finalizzate a ridimensionare notevolmente gratifiche, appannaggi e privilegi esorbitanti a quanti si propongono papabili all’ARS, e farne una “condicio sine qua non” prima di recarsi alle urne. In tal modo si farebbe avanti certamente un gruppo di uomini certamente sparuto ( Il mitico re Salomone in questo modo scoprì realmente la vera madre del bambino conteso! Cogliete la similitudine?), di contro esso sarebbe formato solo da uomini onesti, lungimiranti, colti e disinteressati, nella nobile finalità di essere utili alla collettività.
Talleyrand
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