Non ammalatevi! Anche in provincia di Ragusa cominciano a scarseggiare alcuni farmaci

Da qualche mese è penuria di alcuni farmaci praticamente in tutta Italia. E naturalmente, la provincia di Ragusa non fa eccezione.
Stiamo parlando di un problema serio che sembra stia diventando sempre più grave in questi mesi invernali ma che in realtà, ci spiegano alcuni farmacisti della provincia, si protrae dall’estate.
In principio è stata la crisi delle materie per il confezionamento: l’alluminio per i blister, il cartoncino per le confezioni, la plastica per le fialette, il vetro per i flaconi. Poi la guerra in Ucraina e le chiusure a causa del covid hanno fatto il resto, ovvero la difficoltà a reperire le materie prime. Quando parliamo di materie prime ci riferiamo alle molecole che vengono utilizzate per produrre alcuni farmaci. Il risultato? Nelle farmacie della provincia (e d’Italia), mancano mucolitici, anti infiammatori, le soluzioni fisiologiche e pure le pastiglie per la gola.


Abbiamo sentito alcune farmacie in tre città della provincia: una a Modica, una a Vittoria e una a Ragusa. Si tratta di tre note attività e tutte, più o meno, ci hanno confermato i medesimi problemi.
A Ragusa, si stanno avendo da tre giorni difficoltà a reperire perfino le soluzioni fisiologiche: “E come possono fare i pazienti che hanno bisogno di flebo? Possono solo andare in ospedale”, ci spiega un farmacista.
Ma mancano soprattutto antinfiammatori, anti-piretici e la brufen che ormai è introvabile. Ci sono difficoltà pure per reperire le pastiglie per la gola e i farmaci anti-reflusso.
“Dall’estate 2022 abbiamo avuto fasi alternanti, ma sempre con scatole contingentate”, ci spiegano i farmacisti e aggiungono: “Il fatto che siano praticamente irreperibili in questa fase ha dell’incredibile”. E il motivo di questa “sparizione” non è facile capirlo. Da un lato, la crisi delle materie prime dovuto all’aumento dei prezzi e alla guerra in Ucraina ha sicuramente un peso. C’è stato un periodo, soprattutto in estate come si diceva, che le aziende non potevano confezionare i farmaci perché mancavano carta, plastica e perfino l’alluminio per i blister. Di certo, la mancanza di ibuprofene e di farmaci antinfiammatori, non può essere attribuita solo al covid, dato che la pandemia dura ormai da qualche anno. Secondo i farmacisti che abbiamo sentito a Modica, Vittoria e Ragusa, il problema potrebbe risiedere nella carenza delle materie prime, ovvero la produzione delle molecole nei paesi in cui in questo momento vi è una chiusura alla frontiera.


Ma c’è di più: a monte di tutto c’è la legge di mercato. Qualche farmacista ci spiega che le aziende preferiscono frenare nella produzione per il mercato italiano perché il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale è ben lontano da quello che invece si ottiene a prezzo pieno di vendita sui mercati esteri dove la prescrizione non è necessaria o comunque non vincolata al sistema sanitario nazionale. Ma non bisogna fare l’errore di pensare che i farmaci a pagamento siano più facili da trovare rispetto a quelli mutuabili. Il problema, e molti farmacisti ce lo hanno confermato, non si riesce veramente a capire da dove arrivi. E come si può risolvere?


Non essendoci a disposizione neppure gli equivalenti, visto che il problema risiede proprio nella carenza della materia prima, l’unica soluzione che hanno i pazienti è quella di ripiegare su altre categorie di farmaci. Se serve il fluimucil, e non è disponibile, il medico dovrà prescrivere un farmaco simile. Stessa cosa vale per altri farmaci come il brufen, che di solito viene sostituito dalle moment o da Oki. Questo però, non è possibile per tutti i pazienti: molti hanno intolleranze e allergie a principi attivi e quindi si trovano costretti a fare il giro delle sette chiese per reperire del semplice gaviscon.

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