NO ALL’ABOLIZIONE DEI SERVIZI

L’abolizione delle province e il varo dei liberi consorzi dei comuni impongono delle riflessioni urgenti e drammatiche.

La nostra preoccupazione attiene al fatto che, con l’abolizione dei costi, vengano aboliti anche i servizi. Ciò che ci sta più a cuore sono, infatti, i servizi ai cittadini, dai disabili alla viabilità all’edilizia scolastica. Con l’abolizione delle province, bisogna chiarire immediatamente chi se ne occuperà.

Le province sono state abolite senza un autentico piano di riordino dell’assetto istituzionale. Eppure, non è stato fatto alcun ragionamento sulle funzioni che hanno svolto negli anni. Ora cosa accadrà?

Le conseguenze sono inevitabili sulla democrazia del nostro paese. Si sopprime il voto diretto dei cittadini. Infatti, a capo dei liberi consorzi saranno chiamati dei presidenti eletti dai sindaci dei comuni interessati. Ma c’è di più. In Sicilia, sono state create tre aree metropolitane, che comprendono i territori di Palermo, Catania e Messina. Dunque, ci saranno cittadini di “serie A” (i residenti nelle aree metropolitane) e cittadini “di serie B” (i residenti nelle aree relative ai liberi consorzi).

I dipendenti delle province non saranno licenziati. Bene. Ma allora di quale rivoluzione stiamo parlando? Il costo maggiore di un ente risiede sempre nella spesa relativa al personale. In cosa differisce, dunque, la vecchia provincia dal libero consorzio? In poco o nulla. Ci sarà un presidente dell’assemblea; l’Assemblea sarà composta dai sindaci dei comuni. I primi cittadini percepiranno dei rimborsi per le trasferte e le missioni. Sarebbe stato opportuno, a questo punto, confermare le province, riducendo al contempo gli emolumenti dei presidenti, degli assessori e dei consiglieri.

Viviamo una fase di autentica povertà. La crisi atavica del comparto agricolo ne rappresenta solo un aspetto. In questo quadro, la provincia ha rappresentato un ente locale che ha erogato servizi primari nel campo della pubblica istruzione, dei disabili, e della viabilità. Ora paghiamo un conto salatissimo ai populismi di tutte le risme. Adesso chi si prenderà cura dei cittadini? Bisogna subito mettersi al lavoro per chiarire questi punti nodali. Occorre fare chiarezza. Per evitare che i cittadini paghino le spese di una politica confusa e parolaia.

In Sicilia, il territorio ibleo ha rappresentato un modello di sviluppo vincente. E non va diviso. Stigmatizziamo, dunque, chi non conosce il merito della questione relativa alla costituzione dei liberi consorzi, ma propone una politica scissionistica. A quanti stanno teorizzando la divisione, rivolgiamo un appello. È giusto pensare a tutti i cittadini del territorio ibleo. È giusto tutelarne i servizi.

 

 

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