Modica, Monastero Benedettine: ricomincia l’appuntamento della lectio divina

«Un percorso che ci porterà a scoprire la figura di Giuseppe, il figlio preferito di Giacobbe, uno dei personaggi più affascinanti della storia della salvezza. Seguire le sue orme significa entrare nella vita quotidiana di una persona che ha dovuto affrontare l’ingiustizia, l’invidia, l’indifferenza da parte delle persone più vicine. Un uomo che, nonostante le ferite, è riuscito a trarre una forza nella fede, a trovare in Dio un punto fermo. Giuseppe rappresenta al tempo stesso l’evoluzione di una famiglia distrutta dall’odio e dalla discordia, una famiglia che dovrà percorrere un lungo cammino di trasformazione perché i fratelli imparino a relazionarsi come tali». Così don Christian Barone ha introdotto il cammino della lectio divina proposto dalla Caritas diocesana di Noto a educatori, volontari, giovani e famiglie che fanno esperienze di servizio e collocato nel Monastero delle Benedettine, ogni terzo martedì del mese alle 21 (quest’anno ci sarà pure la lectio nell’altro versante della diocesi, il terzo venerdì nella chiesa del SS. Crocifisso di Rosolini, guidata da don Paolo Catinello). «Una storia, quella di Giuseppe – ha aggiunto don Christian -, come quella di ogni uomo che si mette alla ricerca di Dio nel mondo e nella comunità dei salvati. Una storia in cui Dio sembra totalmente assente dalla scena, ma questo permette di scorgere e osservare in filigrana la presenza misteriosa del Signore che anche nella nostra vita quotidiana sembra assente, ma viene poi scoperto come colui che guida la storia degli uomini con gli occhi della fede. E questo ci porta alla certezza che Dio spesso si serve del male per il bene. Giuseppe sarà capace di riconoscere il profumo di Dio tra i tanti odori del mondo. Per fare vivere un popolo numeroso!». Questa la chiave di lettura – ha sottolineato don Christian – di ciò che man mano nelle lectio sarà meglio osservato. Per vivere un itinerario spirituale che permetta di scoprire, attraverso questa complessa storia familiare, il senso di tanti avvenimenti incomprensibili che, alla luce della fede, possono acquistare un significato nuovo.

«La Bibbia – riporta Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana – celebra la fraternità, ma fin dall’inizio affronta la difficoltà a viverla (pensiamo a Caino) e, nella storia di Giuseppe, ci sono tante relazioni in cui è difficile vivere la fraternità tra figli che Giacobbe ha avuto da mogli diverse e, soprattutto, per una predilezione che Giacobbe ha verso gli ultimi figli, e in particolare verso Giuseppe, perché questa scatena l’odio degli altri fratelli. Che, più che figli, si sentono servi, con beni da amministrare che non sentono propri (come il fratello maggiore dalla parabola del padre misericordioso). Una predilezione che potrebbe spiegarsi per essere i figli più piccoli, Giuseppe e Beniamino, i più fragili ed esposti perché la madre muore dando alla luce l’ultimo, ma che i fratelli leggono nell’invidia come un privilegio. Che certo si evidenzia nella tunica dalle lunghe maniche, segno di regalità e di esonero dalla cura delle greggi, e anche da parte di Dio nei sogni di Giuseppe. Una predilezione che Dio ha per i più deboli, dentro una sua libertà che è tutt’uno con la gratuità dell’amore… Ma i fratelli vivono quell’invidia che, come dice il libro dei Proverbi, è “carie che rode le ossa”». E questo – nelle risonanze dei partecipanti, ad iniziare dalle Monache Benedettine – ha fatto pensare ai vuoti che solo Dio può colmare. «E allora, quando si trova la forza in Dio, ogni fratello vale proprio nella sua differenza – aggiunge -, come suggerisce l’attenzione al fratello nella regola di San Benedetto.

Ed è stato utile il chiarimento a evitare di chiamare subito in causa qualcosa di esterno, perché demoni sono i nostri pensieri che, con l’aiuto della Parola, possiamo evitare scendano al cuore. E così se mi sento una nullità, San Paolo ci ricorda che Dio è la nostra sufficienza. È iniziato un cammino che man mano aiuterà a ritrovare le vie di Dio e che, intanto, ha già registrato una bella e numerosa partecipazione, testimonianza di tanto desiderio di sostanza e di essenzialità».

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