Madonna rimossa: a Comiso si rischia la “scomunica” dagli eredi dell’artista che la realizzò

Una statua ammalorata e pericolante viene rimossa. Gli eredi dell’artista che la realizzò chiedono che invece venga restaurata e torni al suo posto. 

Tiene banco da alcuni giorni a Comiso la vicenda che riguarda la statua di Maria Immacolata, situata su una stele nella piazzetta accanto al santuario omonimo. Venne commissionata nel 1954 dai frati minori conventuali che guidano ancora oggi il Santuario dedicato alla Vergine, accanto al convento. Nel centenario della proclamazione del dogma dell’immacolata Concezione, i frati vollero una statua a lei dedicata. Venne promosso un concorso di idee, con la collaborazione della scuola d’arte e si scelse il bozzetto presentato dallo scultore comisano Giuseppe Micieli. Venne realizzata la statua che per 69 anni è stata posizionata sulla stele, al centro della piazzetta.

Ma qualcosa non è andata per il verso giusto. Gli agenti atmosferici hanno causato danni importanti e, dopo un sopralluogo dei vigili del fuoco nel 2021, la statua è stata ingabbiata per evitare che alcuni pezzi potessero cadere al suolo, con pericolo per l’incolumità pubblica. Un mese fa, la statua è stata rimossa. Non può più rimanere al suo posto e verrà sostituita con un’altra, donata da un benefattore, che riprodurrà però l’immagina più classica della madonna Immacolata, quella più utilizzata dall’iconografia ufficiale. Gli eredi di Giuseppe Micieli non ci stanno. 

Gli eredi dell’artista Giuseppe Micieli: “Non cancellare un pezzo di storia culturale di Comiso”

Chiedono di non “cancellare un pezzo di storia culturale e cultuale di Comiso”, di non “privare la nostra

comunità di un tale patrimonio”. A loro parere lo spostamento della statua, è “gesto arbitrario e irrispettoso della memoria di generazioni di comisani? La statua di Maria Immacolata, dal morbido drappeggio e dal dolce sguardo, non è soltanto un manufatto di grande valore artistico ma è anche oggetto di devozione e di ammirazione ed è uno dei simboli della nostra città”.

Un documento è stato sottoscritto da 150 persone: si tratta di esponenti del mondo culturale e civile della città.

Chiedono che la rimozione sia il punto di partenza di una rinascita. Non vogliono che la statua opera di Giuseppe Micieli  venga “sostituita con un’anonima copia di un’anonima statua” ma che venga restaurata o riprodotta sul bozzetto originale della statua che dieci anni fa la famiglia di Giuseppe Micieli ha donato ai frati minori conventuali. Per i sottoscrittori del documento è importante “salvaguardare il patrimonio artistico Novecentesco della città”.

Tra i sottoscrittori ci sono l’ex sindaco e deputato regionale Pippo Digiacomo, numerosi artisti di Comiso e di altre regioni italiani (tra cui i componenti del Collettivo Bai), numerosi docenti, presidi, intellettuali, operatori culturali ed esponenti della società civile e dell’associazionismo di Comiso e del comprensorio.

La figlia dell’artista, Giovanna Micieli ha scritto al Prefetto, al Sovrintendente ai Beni culturali, al vescovo di Ragusa, al sindaco, al presidente del Libero Consorzio di Ragusa. Chiede che “la statua di Maria Immacolata in oggetto venga restaurata per essere ricollocata al suo posto. Qualora ciò non fosse possibile, poiché il convento è in possesso dell’originale in gesso a grandezza naturale, donato dalla famiglia Micieli nel 2013, tale statua venga utilizzata per la realizzazione di una copia identica alla prima da collocare sulla stele, nel suo contesto d’origine”.

Fra Biagio Aprile: “Abbiamo rimosso la statua perché pericolante. Ma è ben custodita”

Ma dal convento di San Francesco all’Immacolata si racconta una storia diversa. I frati hanno fatto tutto per evitare una situazione di pericolo. Hanno ingabbiato a loro spese la statua e poiché ora stava cadendo a pezzi l’hanno rimossa. I tecnici che l’hanno visionata sono stati tutti concordi nel rilevare la situazione di pericolo: alcuni pezzi della statua si sgretolavano solo al tocco della mano. Si è scoperto così che la statua era stata realizzata in impasto di cemento e gesso, rivestita con intonaco effetto pietra. 

Il rettore del santuario, fra Biagio Aprile, spiega di aver avuto nel dicembre 2021 un incontro con la figlia e il genero dello scomparso artista Giuseppe Micieli, che avevano chiesto che la statua, che non poteva essere restaurata, venisse rifatta sul modello originale, impegnandosi a reperire il marmo necessario. Nel frattempo, si avvia una raccolta fondi che però non ha avuto successo. Vennero raccolti appena 170 euro. “Dalla famiglia Micieli non abbiamo più avuto nessuna notizia – spiega il fra Biagio Aprile – nel frattempo si è fatto avanti un benefattore, nativo del quartiere, che disponibile a donare una statua dell’Immacolata, chiedendo però che si collocasse una riproduzione della classica immagine dell’Immacolata e non la riproduzione dell’opera dell’artista Micieli. “Noi abbiamo accolto questa proposta – spiega fra Biagio – che ad oggi ci appare l’unica indicazione possibile. Anche la Sovrintendenza ci ha detto che la statua non potrà mai più essere ricollocata in quel sito perché il materiale non è idoneo e sarebbe pericoloso. Ma la statua dell’artista Micieli è stata salvaguardata: oggi è conservata e ben custodita in un luogo idoneo, coperta con materiali che permettono di salvaguardarla. Allorché si dovessero reperire i fondi idonei per il restauro si potrà trovare adeguata sistemazione. Ma non sarà più su quella stele”.

Fra Biagio Aprile racconta che la statua venne acquistata nel 1954 dai frati che pagarono all’artista 460.000 lire, in sei rate. Essa, pur se collocata su suolo pubblico, è ancora proprietà dei frati. Da un punto di vista giuridico, solo i frati ne sono i proprietari e stanno agendo per salvaguardare l’incolumità pubblica e – al contempo – per salvaguardare l’opera d’arte di Giuseppe Micieli che è ben conservata e custodita”.

La diatriba, per il momento, si sta configurando come un muro contro muro. La famiglia chiama in causa il sindaco, il vescovo, il sovrintendente ai beni culturali. Vuole che l’opera dell’artista venga salvaguardata perché è ormai un pezzo della storia della città casmenea.

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