L’ultimo saluto ad Arturo Di Modica

La città di Vittoria (e non solo), dice addio ad Arturo Di Modica, l’artista vittoriese venuto a mancare pochi giorni fa.

Una folla commossa ha partecipato a Vittoria ai funerali di Arturo di Modica, lo scultore siciliano che per tanti anni ha vissuto a New York dove ha realizzato la sua opera piu’ famosa, il “Toro che ringhia”, il Charging Bull, potente simbolo di ripartenza a Wall street, all’epoca in piena recessione finanziaria. A Vittoria oggi e’ stato proclamato il lutto cittadino. La camera ardente e’ stata visitata da tantissime persone, esponenti della cultura, dell’arte e del mondo politico.

Tra gli amici che hanno reso omaggio all’artista anche il maestro pasticcere Nicola Fiasconaro, che ha rivelato un progetto al quale stava lavorando con lo scultore: “Ho avuto l’onore di condividere con lui – ha ricordato – emozioni, affetto e grandi sogni, come quello di realizzare, utilizzando il cioccolato di Modica, l’opera che lo ha reso celebre nel mondo, il Toro. Un progetto che da anni ci vedeva impegnati e che mi impegnero’ a realizzare per farlo diventare realta’”.

L’idea, ha spiegato Fiasconaro, dara’ vita ad una creazione ambiziosa e scenografica, che vedra’ la luce non appena la generale situazione sanitaria ne consentira’ la messa a punto in totale sicurezza. Tra le altre iniziative anche la proposta di intitolare all’artista scomparso la piazza dove e’ stato collocato il “Cavallo ipparino”, l’opera realizzata da Di Modica nella sua citta’ e inaugurata alcuni anni fa, dopo il suo rientro a Vittoria dagli Stati uniti.

Vittoriese di nascita, a diciannove anni Arturo Di Modica lasciò la Sicilia per andare a Firenze. Qui frequentò la Scuola libera di nudo presso l’Accademia di belle arti. Nel ’73 decise di trasferirsi a New York dove aprì uno studio in Crosby Street, nel quartiere di Soho. Il 1987 è l’anno che gli regalò la fama, grazie a un gesto nato quasi come una goliardata: senza chiedere autorizzazioni, piazzò davanti a Wall Street il toro, scultura che gli costò 350mila dollari.

Di Modica, che negli anni in cui ha realizzato il “Toro di Wall Street” viveva negli Stati Uniti, volle simboleggiare la forza possente e la capacità di rinascita del popolo americano nei momenti difficili, nonché della Borsa di risollevarsi. L’opera avrebbe dovuto essere rimossa, ma oggi è diventata uno dei simboli più noti degli States ed uno dei monumenti più visitati.

Tornato nella sua città, lo scultore aveva costruito la sua dimora fuori città, in contrada Pozzo Bollente. Aveva accarezzato un sogno e stava lavorando ad un’ultima grande opera che voleva regalare alla sua città: due cavalli in bronzo da 40 metri situati uno di fronte all’altro a sormontare il fiume Ippari: un sogno rimasto incompiuto. Voleva fare diventare casa sua un centro di aggregazione mondiale di artisti giovani.

Ad officiare il funerale il parroco di San Giovanni Don Salvatore Converso, con il diacono Domenico Guastella. Alle esequie presenti anche i commissari prefettizi della città e altre autorità politiche iblee.

 

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