LETTERA APERTA DEL SEGRETARIO DI FALCO SULLE DIMISSIONI DI GIUSEPPE FIORELLINI

Apprendo solo dai giornali che il caro amico Giuseppe Fiorellini si è dichiarato incompatibile con il PD cittadino. Ho saputo che ha formalizzato la sua dichiarazione in seno al Consiglio comunale ed  apprezzo l’avere fatto la dichiarazione all’interno del consesso cittadino in cui vi ha svolto pregevolmente il ruolo di Presidente del Consiglio e, da ultimo, di capogruppo consiliare. Anzi benché avesse da tempo annunziato le sue dimissioni da capogruppo gli debbo riconoscere di avere sempre mantenuto in ogni caso e nei fatti il suo ruolo di rappresentare l’intero gruppo consiliare e spesso la maggioranza che sostiene questa amministrazione.

Ma per la stessa stima che gli manifesto avrei gradito che anziché comunicare la sua decisione solo ai giornali lo avesse fatto anche al sottoscritto personalmente. Non comprendo, infatti, come la sua dichiarata incompatibilità col partito lo abbia spinto al punto tale di non usarmi la cortesia di preannunciarmi anche con una lettera le sue intenzioni. Ancora più bello, e con stile, sarebbe stato se lo avesse detto a tutto il partito benché mi renda conto che ogni addio provoca sofferenza. Ma al sottoscritto, che lo ha invitato, più volte ed inutilmente, a parlarne a quattrocchi avrebbe potuto fare anche un sms.

Ciò detto all’amico Peppe Fiorellini debbo riconoscergli il merito di avere in questa legislatura condotto una importante azione in consiglio comunale in cui, in un clima rissosissimo a tal punto da fare scadere il dibattito spesso a duelli rusticani, è sempre riuscito con i suoi interventi a dare un taglio costruttivo, ed ove necessario anche criticamente costruttivo, cercando ed invitando il massimo consesso a “fare politica” e non ad avviare battaglie fini a se stesse. E però non comprendo le ragioni di questa sua scelta.

Le conoscevo, per la verità, perché le ha sempre enunciate nelle riunioni di partito. Ma mi risulta altrettanto che nessuno, ne io ne altri, gli abbia mai detto o censurato alcunché. Anzi gli è stato sempre detto che la riflessione andava fatta e che poteva intestarsi all’interno del partito la necessità di un dibattito sul suo futuro e sulla città che governa. Lui che tra l’altro è stato anche vicesegretario. Ma ingeneroso mi sembra dire che il partito sia rimasto a discutere solo di strategie o sia fatto solo di ambiziosi o si sia stati solo dei passatori di veline a difesa del sindaco. Dimentica, infatti che il Partito Democratico è un partito nuovo e che al suo interno v’è gente che è nuova alla politica. Dimentica che ancora, e spero per non molto, è espressione di due anime quella dei DS e quella della Margherita.

Ora se da un lato l’esistenza, immaginifica o reale che sia, di queste due componenti storiche della politica italiana e cittadina possono essere ancora la zavorra di uno slancio vero e nuovo del PD, dall’altro va detto che se ancora, come dice lui, non si riesce a decollare evidentemente è perché queste due anime hanno faticato a portare con se nel nuovo partito idee e valori veri e sani. Ma io non voglio creder a tutto questo.

Voglio pensare che la battaglia sull’acqua pubblica ed agli interessi economici che v’erano dietro; la battaglia sull’agricoltura e sul dumping e le agromafie; la stabilizzazione dei precari; la ricerca di uno sviluppo per questa città fatta anche della presenza di giovani in quella piazza del popolo che prima era un deserto o un ritrovo di ubriachi e delinquenti; le politiche di attenzione alle fasce deboli nel pagamento dei tributi; la scelta di affidare all’Amiu il difficilissimo compito di svolgere il ruolo di ammortizzatore sociale in un periodo di gravissima crisi economica – per citarne solo alcuni – sono risultati di una politica con la P maiuscola che debbono annettersi al PD.

Ad un partito cioè che in un triennio è nato, è dovuto crescere ed ha voluto cambiare la classe dirigente di questa città. Ingeneroso, ancora, è avere bollato la politica di governo come non neutra. Perché una politica di governo neutra non sarebbe politica se è vero come è vero che la politica è fatta di scelte. Ed altrettanto ingeneroso è dire che si sia cercato di farsi piacere sia destra che a sinistra. Ritengo invece che si sia cercato di fare una politica quanto più condivisa sul presupposto che questa città è stata vittima di laceranti divisioni. Ed ancora oggi v’è chi trae linfa da queste divisioni.

Il partito democratico ha cercato invece di essere l’elemento dialogante tra posizioni contrapposte, ma da sole fini a se stesse, tentando di fare sintesi tra loro. Ed allo stesso tempo ha alzato barricate nei confronti di faccendieri e pagnottisti da qualsiasi parte essi siano venuti. Infine apprendo con dispiacere che ad assistere alle dichiarazioni in consiglio v’è stata una pletora di persone vicine a chi ha fatto delle divisioni, delle liti e delle contrapposizioni il nutrimento della sua vita politica succhiando così linfa vitale alla sua città che ipocritamente ha dichiarato di servire. Ebbene il mio è solo un sospetto e mi auguro fortemente infondato. Ma temo che la scelta fatta da Fiorellini sia stata fatta sotto pressione, non saprei di che genere e di quale tipo. Spero però che non sia stato così. Ma se invece ciò è avvenuto credo che si sia toccato il fondo ed allora si che la politica deve riflettere su se stessa e sui suoi uomini. E chi vuole intendere intenda.

 

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