Le Vie dei Tesori, fra le cave urbane a Ragusa e i palazzi sontuosi di Scicli

E’ il secondo week end de “Le vie dei tesori” e anche quest’anno sarà possibile visitare alcuni luoghi in provincia di Ragusa. In particolare, nel capoluogo e a Scicli.

RAGUSA avvia il suo secondo weekend e lo fa da gran signora: a partire dalle cave Gonfalone che domenica saranno visitabili dalle 10 alle 17: è un “complesso innaturale” interamente costruito del cavatori, con i segni dei picconi ancora su tetto e pareti. E’ stato da poco allestito, ma il duomo di San Giorgio sono conservate le opere sopravvissute al sisma lungo un percorso espositivo negli ambienti che furono in passato le stanze dei canonici.

Si salirà sul campanile di San Giovanni Battista: vista mozzafiato, ma scendendo si passerà attraverso una particolarissima “veste” rococò. Non vanno saltati gli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale; le tombe dei nobili ragusani e la cappella degli Arezzo di Donnafugata nella gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla; poco lontano c’è la chiesa della Maddalena, una delle più antiche che un tempo fu legata al vicino ospedale, distrutto dal sisma; e il Santissimo Salvatore che conserva gelosamente il crocifisso di Carmelo Licitra detto u ghiuppinu e due quadri del Cascone; gli arredi sacri e le famose “cappe magne” indossate dai canonici della Collegiata di San Giorgio, conservate a Sant’Agnese, vicino al Duomo; la chiesa dell’ Annunziata, nell’antica Ciudecca ebraica di Ragusa, ricostruita grazie al contributo del barone Battaglia di Torrevecchia, che la volle collegata al suo palazzo tramite un passaggio personale; la seicentesca chiesa di San Filippo Neri, con le sue tele d’epoca, un’occasione da non lasciarsi scappare perché di solito apre soltanto per celebrazioni importanti. Palazzo Arezzo di Trifiletti è legato al festival dalla sua prima edizione e ogni volta è una scoperta: custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia. Un’unica esperienza ma non va assolutamente saltata: al Cinabro carrettieri, la bottega degli artigiani Damiano Rotella e Biagio Castilletti, tanto amati da Dolce e Gabbana, e Steve McCurry, vi faranno sporcare di colori dipingendo un oggetto live. Domenica alle 15,30, a piedi guidati da Giacomo Cosentini alla scoperta dell’antico quartiere Archi, con palazzo Cosentini, l’Itria, la Cancelleria, e la via delle sepolture, via Velardo, una delle poche vie sacre in Sicilia.

SCICLI. Il primo weekend delle Vie dei Tesori a Scicli è stato fantastico, la terza città più visitata dopo Palermo e Catania: un exploit che la dice lunga sulla bellezza della cittadina autenticamente barocca. I luoghi aperti restano tredici, e ci sono le code per visitare, all’interno del Comune, le stanze utilizzate come set della fiction sul Commissario Montalbano: il Comune con un’operazione inedita di musealizzazione dal basso, le ha trasformate in un motore turistico. In stretta collaborazione con la Pro Loco, apre il bellissimo Palazzo Busacca, ottocentesco, costruito dalla potente Opera Pia che gestiva l’”oro del Busacca” il patrimonio dello sciclitano Pietro Di Lorenzo, detto Busacca; poi Palazzo Bonelli Patanè, uno dei tesori nascosti della cittadina barocca, elegante, leggero, interamente affrescato tra fine ‘800 e inizi ‘900, con le tappezzerie e gli arredi originali. E infine Palazzo Spadaro con i balconi a mensoloni e il ponticello, detto “degli innamorati”: qui scoprirete una bellissima collezione del Gruppo di Scicli, con in testa gli artisti Piero Guccione e Franco Sarnari. In occasione del festival verranno aggiunte alcune tele inedite. Un altro museo spontaneo, dentro la chiesa di san Vito, dedicato alle “carcare”, le antiche fornaci; l’antica farmacia Cartia, che sembra essere rimasta all’800, tra bilancini, albarelli da farmacie, pozioni, provette, preparazioni dai nomi magici; il Museo del costume e della cucina, con il “famoso” cioccolato.

Due le chiesette rupestri, la “Scalilla”, legata alla leggenda della Madonna della Catena che intervenne per salvare la vita di tre poveracci condannati ingiustamente; Santa Maria della Consolazione che nasconde un portale rarissimo esempio dell’architettura rinascimentale del Val di Noto; Santa Teresa, un tripudio di stucchi, spire floreali, intarsi, leziose cornici rococò e tele settecentesche, con gli ex voto quattrocenteschi dal convento della Croce. Infine, un luogo che è simbolo di rinascita sociale: il convento domenicano del Rosario che nel 1883 passò alle terziarie Domenicane che oggi gestiscono il Centro diurno per giovani in difficoltà.

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