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#LAMAFIANONE’
02 Dic 2014 15:06
“Qua alla Maddalena c’è aria di rivoluzione, quella che non ha bisogno di forconi. Qui si fanno le pulizie, non vogliamo più quella aria stantia di cose marce. Vogliamo la trasparenza, la luce del giorno e l’aria fresca.
Venite, cercate le vetrine che espongono il hashtag #mafianone e sostenete i nostri commercianti. Perché loro ci mettono la faccia e molto di più. Sosteneteli perché se lo meritano!!!!!”
Con queste parole viene presentata l’iniziativa lanciata dagli organizzatori – Arci, il circolo Belleville e la Comunità di San Benedetto, con Libera, il Civ e Ama, Associazione Abitanti della Maddalena di Genova, nata per promuovere la conoscenza tra chi vive e lavora alla Maddalena, la partecipazione responsabile e la condivisione di idee positive e azioni concrete per migliorare insieme la qualità della vita nel quartiere. Un quartiere particolare del centro storico zenese, cui lo stesso nome ben rappresenta le peculiarità.
L’iniziativa si propone di offrire un ulteriore motivo per recarsi nello storico quartiere di Genova, fermarsi dai commercianti che espongono i volantini del progetto “Sapori di giustizia”, e farsi una foto con i cartelli “Mafia non è lavoro”, “Mafia non è folklore”. O “Mafia non è una banca”.
Il progetto “Sapori di giustizia” aveva avuto il suo avvio formale la notte del 2 novembre, quando trenta persone di età compresa fra i 17 e i 60 anni hanno cosparso i muri del quartiere della Maddalena, di volantini contenenti stralci delle ultime relazioni della Commissione parlamentare antimafie, della Dia, della Fondazione Caponnetto.
Nel documento si legge «È allarmante il ritardo con il quale la società civile ha compreso il pericolo della presenza sul territorio della regione (e non solo nel Ponente Ligure) della criminalità organizzata di stampo mafioso e la scarsa consapevolezza dei rischi ai quali il tessuto socio economico è attualmente esposto».
Come Arci Genova, tra gli altri, ha spesso denunciato “Usura, riciclaggio di denaro sporco attraverso l’acquisizione di esercizi commerciali e imprese artigianali, infiltrazione negli appalti, gestione di videopoker, oltre ai più tradizionali traffico di stupefacenti e dello sfruttamento della prostituzione sono le aree di attività delle mafie a Genova e nel quartiere della Maddalena. I cittadini però, proprio a causa del basso profilo tenuto dalle organizzazioni mafiose, faticano ad accorgersene, a volte si rifugiano nel mito della malavita cantata da De Andrè.” E ancora “Il progetto nasce con l’obiettivo di allargare la consapevolezza di questo fenomeno e promuovere l’attivazione mutuamente solidale di cittadini ed esercizi commerciali del quartiere. Per spezzare l’isolamento in cui si trova chi oggi è stretto dalle pressioni mafiose”.
L’attacchinaggio del 2 novembre ha voluto, altresì, richiamare un’esperienza vissuta dieci anni prima nel Meridione italiano, quando Addiopizzo esordì a Palermo con lo slogan «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità», facendo la storia. E il 5 novembre Alessandra Celesia e Chiara Utro di Addiopizzo sono venute alla Maddalena, insieme a Filippo Sestito, a raccontare la storia di chi ha alzato la testa e intessuto reti contro le mafie e a rispondere alle moltissime domande di associazioni e cittadini, presenti in quantità indescrivibili.
“Sapori di giustizia”, quindi, non solo promuove la nascita di una rete di commercianti, ristoranti e locali che condividono un disciplinare antimafia e scelgono di rendersi identificabili attraverso un adesivo che li connoti, ma collega direttamente le esperienze ai due poli della Nazione per rafforzarle.
Allo stesso tempo i cittadini si impegnano a sostenere questi negozi attraverso i loro consumi e ora, anche a metterci letteralmente la faccia con un selfie per ribadire l’impegno alla lotta contro le mafie.
L’iniziativa ha riscosso successo mediatico sui social network, che ben si son prestati a diffondere consapevolezza: Domenico Chionetti, della Comunità di San Benedetto, spiega a Beatrice D’Oria del Secolo XIX «Con l’hashtag #lamafianone proviamo a sensibilizzare anche attraverso la rete. Il primo è stato il sindaco che, questa mattina, ha lanciato la campagna nella falegnameria “Dammi un martello” di vico Lepre posando per un selfie. Bisogna continuare a parlarne perché la mafia si insinua in tutti i gangli ed è importante esserne consapevoli».
Dopo il Sindaco, gli assessori alla Legalità Elena Fiorini e allo Sviluppo economico Francesco Oddone. Dal mondo della musica, addirittura i Subsonica, che hanno voluto lanciare un segnale contro la criminalità nella tappa del tour a Genova dedicata a Don Gallo. Sono sempre di più i “testimonial” di “Fatti un selfie contro la mafia”, che sull’omonima pagina Facebook ha raccolto quasi 1000 like in pochi giorni.
Così, l’appello è quello di pubblicare le proprie foto con i commercianti che aderiscono alla rete, ma non solo: da loro sono in vendita (o nel menù) i prodotti di Libera, dai terreni confiscati: «Venite ad acquistarli – dice Silvia Melloni del circolo Arci Belleville – per dare un segnale di antimafia in una città dove se ne sente ancora il bisogno». E in effetti, aggiunge l’assessore Fiorini, «a Genova sono appena stati confiscati oltre 100 immobili, la confisca più grande del nord Italia: questa iniziativa è importante per tenere viva l’attenzione sul tema»
Se sei un cittadino genovese o un turista che viene a visitare la città, cerca i negozi antimafia e premiali per il loro impegno!
Potete riconoscere gli esercizi commerciali che hanno aderito perché espongono in vetrina un cartello arancione che dice “CIV e sapori di giustizia – Contro le mafie, per un lavoro giusto”
Per marcare ulteriormente questa scelta, nel periodo di Natale gli esercizi commerciali che hanno aderito a questo percorso hanno scelto di usare come ingrediente delle loro preparazioni, o di tenere nel loro listino, un prodotto delle cooperative Libera Terra.
Sceglierlo sarà un piccolo contributo all’affrancamento economico delle terre sfruttate dalle mafie.
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