La testimonianza di una modicana a Bergamo: “Stare lontani è un sacrificio enorme, ma dobbiamo resistere”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza di una giovane modicana che vive a Bergamo e che ha vissuto, in queste lunghe settimane, qualcosa che qui, in Sicilia, è ancora difficile da immaginare. E’ un invito a riflettere, a non fare passi azzardati, a comprendere quanto questo nostro sacrificio sia importante per la vita di molte persone.

 

“Il 21 febbraio ero al lavoro quando arrivò la notizia del primo contagio a Codogno e da quel giorno è iniziato tutto anche se ancora forse nessuno era consapevole fino in fondo di come sarebbero cambiate le nostre vite. Poi il weekend di Carnevale, lunedì e martedì di vacanza come da calendario, ma a scuola non ci siamo più tornati perchè il virus rapidamente si è esteso ad altre zone della Lombardia, anche a Bergamo. Molti miei colleghi di lavoro meridionali che erano scesi al Sud per il ponte di Carnevale, non sono più risaliti.

Quando la situazione è precipitata e Bergamo è diventato il focolaio del virus non mi ha sfiorato minimamente l’idea di partire, sono rimasta a casa e ormai è da più di un mese che va avanti così. La paura è tanta. Penso alle persone che se ne sono andate nel silenzio, penso che non è proprio il momento per morire poiché si parte per l’altro mondo senza la carezza di una persona cara, perché appena hai il virus ti isolano da tutti. Penso se mi ammalo, sono sola, non si sa nemmeno se c’è un posto per me all’ospedale. Dunque non mi devo ammalare, non posso permettermelo.

Esco solo ogni 8 – 10 giorni per fare la spesa.

Dopo un po’ ti manca tutto della vita che facevi, anche le cose più sottointese come respirare l’aria, anche se inquinata. Ora l’aria qui è pulita, ma era comunque meglio prima, quando passavano aerei ogni quarto d’ora e quando potevi tranquillamente uscire se ti accorgevi che mancava qualcosa nel frigo. Ora c’è solo il silenzio, rotto da ambulanze che passano troppo spesso e ogni volta ti viene da pensare “Cavoli non sta andando meglio” e preghi che presto la situazione migliori. Sento di persone che continuamente cercano di partire, prendono treni o più di un aereo pur di eludere i controlli, partono in macchina pur di tornare al Sud. Ma cosa credono, che il Sud sia immune? Tutte queste partenze mettono a rischio la salute di migliaia di persone e sono uno schiaffo agli sforzi e ai sacrifici che ciascuno nel suo piccolo sta facendo, in primis sono un’offesa profonda ai medici che stanno combattendo questa battaglia. So che è un sacrificio enorme stare lontani da casa in un momento così, che è un sacrificio stare in standby chiusi in casa, ma qui è in gioco la vita di troppe persone.

La sanità qua al Nord è eccellente, a Bergamo l’ospedale è una città nella città e non è bastato, cosa potrebbe succedere se i siciliani avessero bisogno tutti contemporaneamente di posti letto e respiratori? Il Sud sarebbe condannato a un disastro senza precedenti perchè lì non ci sono purtroppo gli ospedali del Nord.

Io non ci voglio nemmeno pensare, ho una famiglia lontana da qui e vorrei che il mio sacrificio di restare a Bergamo alla fine di questa brutta storia servisse a qualcosa. Spero che la gente trovi un attimo per pensare, pensare che non si può fare sempre di testa propria se c’è in gioco la vita di altre persone, pensare che stare a casa è l’unico modo per fare cessare al più presto l’incubo e senza ferire troppo la bella Sicilia, che già di sofferenza e morte in Italia (e nel mondo) in questo momento ne abbiamo abbastanza”.

 

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