La pista ciclabile è come il “Koala”: lì farei anche “Ibla Buskers”

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

La pista “ciclolabile”, siccome da sempre l’ho amabilmente ribattezzata, è letteralmente un’opera d’arte. Un libro di poesie. Più che mai adesso, nella sua deliziosa estetica a tratti fantascientifica. Ad agosto diventa anche lo spettacolare tunnel spazio-temporale in cui puoi incontrare chiunque. Anche i parenti che non vedevi dall’Addio all’Estate del 1974 (quando lo si teneva a Marina e non a San Giacomo). 

È un cunicolo di pura socializzazione relativistica. Tutto quello che fu il “Marsala” o il “Koala Maxi”, per i meno giovani.

“Yes, pista is the new “Koala”!

Io alla navigazione marina, soprattutto di questi tempi burrascosi, preferisco la camminata veloce sulla terraferma, la diversamente corsa sulla pista ciclabile in riva al mare. Mi sento più sicuro. 

Uno spettacolo. Dalle 18.00 circa alle 20.00 meno quasi. Va in onda lo show della salute del corpo e della mente, il rito della prevenzione, una scelta di civiltà. Sarebbe sbagliato sottovalutarne il significato. E le risonanze per la qualità della vita. 

Lo so, in alcuni pomeriggi d’agosto diventa un thriller, una roulette russa, un autoscontro del destino. La pista assume come una natura ciclolabile, una psicoviabilità stile arancia meccanica, della serie Kubrick da noi non è solo un cubo (?). E tuttavia … 

Il brulicare di gente che corre, cammina a passo sostenuto o si muove in bicicletta da un capo all’altro della costa, per concentrarsi spesso tra il porto e il lungomare di Marina vecchio e nuovo. Anime in movimento perpetuo. Sudano, espellono tossine, respirano ossigeno e iodio. Il sangue circola, il cuore martella. Lo stress evapora. Lo spirito socializza nei piccoli o grandi sciami o negli incroci fortuiti. 

Molti di questi individui non sono neofiti o improvvisatori. Li riconosci dall’abbigliamento professionale (scarpe, tutine, magliette fosforescenti, conta passi o battiti, visiere). Bene così. Io tuttavia sono colpito soprattutto dalla figura dell’ultimo arrivato, che tanto mi ricorda me: mutandoni, maglia della salute, mezza bandana, scarpine cinesi, calzino impresentabilis, un’età importante, qualche chilo di troppo a denunciare altre e più amene passioni. E tanta, tanta inimmaginabile fatica. Mi piace la sua voglia di provarci, di esserci. Il suo pervicace afflato inteso a una conversione verso la qualità di un nuovo stile di vita. Dopo esattamente un anno di lockdown, Netflix, pizza e divano.

Sono quelle volontà bronzee che appoggerei con “Runtastic” su Facebook, se mai avessi capito come linkia funziona Runtastic su Facebook. 

Gente bella come Delon e funambolica come un artista di strada, gente che corre incontro al proprio destino, in quella che sarà invariabilmente una cartolina dalla Sicilia sempre un po’ mossa. Ma a suo modo incantevole, come una sceneggiatura surreale tra la Mary Poppins della Disney e il Bruce Willis di “Duri a morire”.

Ve lo dico: io sulla pista ciclabile ci farei financo “Ibla Buskers”.

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