È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA CONVIVENZA CIVILE
08 Mag 2011 13:46
La convivenza civile si può sinteticamente definire come il rispetto degli altri e delle regole che ci sono nella comunità. Il vocabolario definisce la convivenza con il «convivere, il fatto e la condizione di vivere insieme, in uno stesso luogo». Parlare di convivenza civile vuol dire porsi il problema di come le persone che vivono in una società possano convivere tra di loro senza ledere gli uni la libertà degli altri.
La storia insegna che il problema più grande della civiltà è la difficoltà degli uomini di vivere assieme. Filosofie, religioni, ideologie hanno cercato di elaborare nuovi modelli sociali e politici, qualcuno pure ipotizzando l’idea di un uomo nuovo, ma, alla fine si è dovuto convenire sulla necessità di convivere con questa difficoltà congenita all’essere umano.
La convivenza civile può essere fondata su elementi sostanzialmente positivi, perché i componenti della società in questione aderiscono volontariamente o per motivi ideali alla comunità, o su elementi di necessità, in tal caso si ha una convivenza forzata, basata sul rispetto di regole imposte, la cui osservanza garantisce comunque il regolare svolgimento della vita comunitaria.
Il processo della civiltà è un lungo processo che da una società basata sul potere del più forte, e quindi una società in cui la convivenza è subita, ad una società regolata da norme condivise (la democrazia). Un processo che, partito nel medio evo con la conquista di principi, comportamenti, stili di vita basati sull’educazione e la cultura, culminò con la definitiva acquisizione dei principi del liberalismo democratico, espressione dell’illuminismo e della rivoluzione francese, ormai patrimonio comune di tutto il mondo occidentale.
La convivenza civile, negli stati moderni, è sempre tutelata da leggi, è cioè fondata su regole la cui osservanza è garantita e addirittura imposta dallo Stato.
La differenza, come sempre, tra una società veramente democratica e una democrazia immatura sta nella condivisione da parte dei cittadini, convinta o meno, delle istituzioni che garantiscono la convivenza civile.
Perché il problema fondamentale della convivenza sta nella natura umana che fa di ogni essere una persona del tutto diversa dalle altre, con le sue esperienze, il suo carattere, la sua cultura, il suo patrimonio genetico: il risultato di tutto ciò è una persona che ha le sue convinzioni etiche, sociali, filosofiche, politiche diverse da quelle di ogni altra persona. Ed ognuna di queste persone ha la convinzione, del tutto legittima, di essere dalla parte della verità.
Per costruire una sintesi e mettere d’accordo milioni di persone che la pensano diversamente ci sono solo sistemi basati sul logo (la legge imposta dall’alto, sia essa di natura religiosa o politica) o sul dialogo. Il dialogo è la vera rivoluzione copernicana della società civile, comune a molte scuole filosofiche e anche alla religione cristiana (basta pensare al “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”) e consiste nel rapportarsi con gli altri tenendo sempre conto della diversità dell’altro e della necessità di comprendere il diverso punto di vista dell’altro.
In una società civile ci deve essere, quindi, solo una regola comune a tutti, la regola del dialogo, mentre tutte le altre regole devono discendere da meccanismi basati su di esso.
Ma siccome dialogo, seppur vuol dire necessità di comprendere, non vuol dire accettazione supina delle opinioni altrui, bisogna costruire un sistema in cui tutte le opinioni abbiano il medesimo diritto di cittadinanza e in cui prevalgono quelle che siano più convenienti per la collettività. Non essendo possibile valutare la qualità delle opinioni, il giusto compromesso della democrazia è quello di fare prevalere l’opinione della maggioranza dei cittadini, ma anche di creare quanti più possibili centri di potere che si equilibrano e si controllano a vicenda.
La maturità democratica di una società, come di una persona, si rivela dalla misura in cui aderisce a questo principio. Nelle società di più antica esperienza democratica, il rispetto delle leggi e della convivenza civile è spontaneo e lo stesso l’accettazione di sanzioni per comportamenti irregolari anche minimi. Anche il rispetto delle istituzioni e delle persone di opinioni diverse è massimo, pur nella convinzione di essere dalla parte della verità.
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