LA CITTA’ SI INTERROGA SUGLI ARRESTI DEI GIORNI SCORSI

 “Cabrera”. Questo il nome dell’operazione avviata da mesi dai Carabinieri di Pozzallo e Modica, coordinati dal procuratore di Modica dott. Francesco Puleio, conclusasi nei giorni scorsi con l’arresto, per fatti di droga, di 13 giovani pozzallesi. Che “lavoravano” all’ombra della Torre. Fra di loro la ragazza che avrebbe ceduto al povero Luca Arezzo, scomparso nel 2010, la mortale dose di eroina. Il fenomeno a Pozzallo va assumendo dimensioni spaventose. Occorre alzare il livello di guardia. Con iniziative in grado di coinvolgere le famiglie e le istituzioni. La città, ancora una volta, si interroga. “Il cosiddetto rilancio turistico – dice un professionista residente nel centro storico – è avvenuto troppo in fretta. Con improvvisazione. Con la logica del turismo fai da te. Risultando disordinato e senza regole. Altro che Rimini del sud. La riviera adriatica è frequentata da milioni di turisti e vacanzieri. Che arrivano dall’Italia e dall’estero non per caso. Né per pubblicità ingannevole. Ma per scelta.  Sapendo di poter trascorrere splendidi giorni di vacanza in piena libertà, avendo però rispetto per la libertà degli altri. Da noi, purtroppo, la sensazione diffusa è quella di una realtà gaudente. Senza limiti e controlli. Chi immagina che tutto questo non c’entri nulla con le devianze, si sbaglia. Gli arresti dei giorni scorsi chiudono una parentesi di tipo repressivo. Ma pongono a tutti noi, alla società e alle istituzioni, profonde riflessioni. Che riguardano la formazione, il dialogo, l’educazione, l’informazione, la prevenzione”. “Il positivo lavoro delle forze dell’ordine e del procuratore di Modica dott. Puleio – afferma l’on. Attilio Sigona – soddisfa certamente una richiesta di intervento assolutamente necessaria, dopo anni di impunità che hanno targato Pozzallo come centro del divertimento, dello sballo, della liceità del proibito. L’auspicio è che gli arresti costituiscano un vero deterrente e invoglino a mutare l’aspetto turistico di Pozzallo quale luogo per famiglie e non per soggetti la cui vita diurna comincia dopo mezzanotte nei meandri dello spaccio, che ha mietuto persino vite umane. E’ anche bene che le famiglie non demandino il controllo dei ragazzi solo alla scuola ed alle forze dell’ordine. E’ dalla famiglia che deve sempre partire la prima vigilanza severa e seria per evitare la rovina dei propri figli e dei loro compagni di merende”.

                                            

 

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