INTERVISTA DOPPIA A BIAGIO BATTAGLIA DELL’AIDA E A GRAZIELLA MUSCO DELL’ASS. IL LUNGO BAFFO

Abbiamo intervistato il responsabile dell’associazione Aida che gestisce il rifugio sanitario di Ragusa Biagio Battaglia e la presidentessa dell’Associazione Il Lungo Baffo Graziella Musco che invece si occupa di gatti, rivolgendo a entrambi alcune domande che riguardano il problema del randagismo e la gestione delle strutture che se ne occupano.

Perché nella nostra città il fenomeno del randagismo ha ancora contorni così allarmanti nonostante siano presenti sul territorio numerose associazioni animaliste e organismi preposti a combattere il fenomeno?

Battaglia: «Dire che siano presenti “numerose associazioni” non mi sembra l’affermazione giusta. Ci sono solo tre associazioni in città che si occupano di randagismo ed invece il numero dei cani abbandonati, soprattutto cucciolate, non sembra per nulla in diminuzione. Dall’altra parte basta andare a Ispica, Pozzallo, Comiso o Modica, così come in ogni altro Comune della Sicilia e del Meridione d’Italia e la situazione non è per nulla diversa. Secondo noi le motivazioni dell’abbandono sono simili da tutte le parti, anche se le maggiori difficoltà economiche di questi ultimi anni, soprattutto avvertite nelle regioni del sud, stanno amplificando il problema».

Musco: «Secondo l’opinione della nostra Associazione, il randagismo si combatte solo ed esclusivamente, andando nelle periferie, campagne, masserie, parlando con la gente, curando gli animali ammalati che spesso vengono abbandonati, sterilizzando e chippando a tappeto tutti, cani o gatti che siano. Non si può nemmeno immaginare di circoscrivere il fenomeno, se non si interviene in questi termini. Personalmente non saprei dire, come si comportano le altre associazioni animaliste, posso però dire che nei due anni di attività riconosciuta del  Il Lungo Baffo, sono stati sterilizzati circa 180 mici nel Comune di Ragusa, che ovviamente non si riprodurranno più».

-Sono tantissime le segnalazioni dei cittadini che lamentano il mancato intervento di vigili urbani, guardie zoofile quando si necessita di un intervento tempestivo nei casi in cui un animale è in pericolo o è stato abbandonato o mette in pericolo i cittadini stessi. Cosa non funziona in questa catena di intervento?

Battaglia: «La catena fra vigili urbani, guardie zoofile e canili è abbastanza semplice. Il problema è che ci sono troppe richieste di ricovero presso le strutture e allo stesso tempo non ci sono spazi liberi a sufficienza per poterli ospitare tutti.  Oltretutto il ricovero dei cani randagi rappresenta per la città un costo che comunque deve avere un livello non oltrepassabile. Pensare di poter risolvere il problema aumentando la capienza delle strutture è sbagliato. E’ necessario invece sensibilizzare contro l’abbandono e contro la riproduzione incontrollata. Qualcuno potrebbe continuare a dire che non è questa la giusta visione, tuttavia basta andare in Veneto o in Lombardia e ci si accorgerebbe facilmente che il numero dei cani trovati in stato di abbandono è bassissimo. Se poi si varcasse il confine italiano salterebbe agli occhi che in paesi come la Svizzera, la Germania, o altri del centro-nord Europa, tale aspetto non esiste da almeno 20 anni. In quelle aree del continente oramai l’abbandono di animali domestici è considerato un grave reato contro l’animale stesso e contro la sicurezza pubblica».

Musco:« Io non so quale sia l’inghippo tra la segnalazione e l’intervento, quando si trova un animale ferito, la nostra Associazione, tra le altre cose, è nata anche per questo motivo, non ricevendo nessun tipo di risposta, abbiamo pensato di ” inventarcene” una, ma è difficile perché essendo autofinanziati, non siamo capaci di far fronte a tutte le emergenze. In ogni caso nell’immediato, andiamo a verificare la situazione e poi preghiamo la persona che ci segnala l’emergenza di aiutarci a pagare le spese mediche. Questo è  l’unico modo che al momento abbiamo, per supplire alle carenze di Amministrazioni Comunali che non tengono in minima considerazione le vite di esseri senzienti. Tenevo a specificare che il mio numero di cellulare, funge da telefono per pronto soccorso ed è ormai di dominio pubblico».

-Fermo restando che la presenza di un rifugio sanitario in città è segno di civiltà, quanto costa il rifugio ai cittadini e dove andrebbe migliorato?

Battaglia: « Il Rifugio Comunale è un Servizio alla città realizzato dalla Regione Siciliana per dare un sostegno al territorio ibleo nel momento di maggiore tragicità, ovvero la morte del piccolo Giuseppe Brafa. Il Rifugio Comunale al contrario dei canili privati garantisce un servizio pubblico, un corretto livello di benessere degli animali ed una percentuale di adottabilità altissima; circa il 45/50% dei cani ricoverati trova una casa ed una famiglia adottiva.  Il Rifugio, ospitando circa 70 cani al giorno, costa circa 7.500 euro al mese comprensivi di tutte le spese utili all’animale e alla sua preparazione all’adozione: veterinario, farmaci, alimentazione, educatori cinofili, pulizie. Le migliorie da apportare riguardano la struttura: serve un’area gattile e un’area più ampia per la sgambatura».

Musco: « A questa domanda, posso rispondere solo parzialmente. Un rifugio sanitario, secondo l’art 18 della Legge Regionale n. 15/2000,deve essere capace anche di ospitare i gatti FELV e FIV, cioè quei gatti che hanno malattie contagiose e che non possono essere rimessi nel territorio. Mi è stato riferito che ci sono solo due box dedicati, mi chiedo e chiedo all’ AIDA, come contano di organizzarsi, anche perché un normale protocollo di profilassi, richiede un minimo di quarantena per verificare lo stato di salute del gatto/cane ritrovato, per non considerare le emergenze quotidiane di gatti investiti che ovviamente non possiamo anche contagiare di FELV o FIV»…

-Il 3-12-2013 scadrà la convenzione tra il comune e l’Aida: cosa non andava nella vecchia convenzione e cosa vorreste invece che la nuova convenzione prevedesse?

Battaglia: «Intanto bisognerebbe correggere degli errori di forma nel testo della convenzione; errori che noi stessi abbiamo suggerito di modificare fin da subito. Bisognerebbe inoltre far sì che il Servizio Veterinario dell’Asp garantisse il pronto soccorso h24 e la fornitura di tutti i farmaci, così come prevede la normativa regionale».

Musco: «Per quanto riguarda la convenzione attualmente in vigore tra la AIDA ed il Comune di Ragusa, se io fossi l’organo di controllo, onestamente, non saprei da dove cominciare. Per questo motivo mi riservo di far esprimere chi sicuramente ha la facoltà e la “competenza” più  autorevole della mia in modo che se ci sono responsabilità ognuno potrà assumersele per la parte competente. Per quanto riguarda la nuova convenzione, io vorrei che venissero ben distinti i fondi destinati agli animali da quelli destinati ad altri oneri, come per altro prevede la legge e se è necessario prevedere una figura specifica, si faccia un bando di concorso o si specifichino chiaramente i termini del rapporto intercorrente».

-Che impressioni ha avuto dall’incontro con la commissione consiliare a cui avete partecipato per discutere dello stato dell’arte del canile comunale?

Battaglia: «La Commissione è stata attenta nel definire le diverse competenze del canile privato e del rifugio comunale; ed è emerso con chiarezza che le cifre di cui si parla in questi giorni sono relative a debiti del 2012 e del 2013 (circa 300.000 euro) che il Comune deve saldare alla ditta privata Dog Professional. Altro aspetto che è venuto in luce con chiarezza è l’alto livello di adozione che il Rifugio Comunale garantisce».

Musco: «La riunione è stata davvero molto interessante, mi è dispiaciuto solo non aver ricevuto quella “trasparenza” promessa, ma a quanto pare ci saranno altre occasioni per chiarire i punti rimasti in sospeso, cito uno per tutti, “come mai se tutti i cani ospiti della struttura, hanno bisogno della rieducazione, così ,come è stato affermato, si consente alle famiglie ed ai bambini, la visita al rifugio sanitario»?

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it