In ricordo di Monsignor Calì

Il 12 marzo scorso ci ha lasciato monsignor Giuseppe Calì. Figura simbolo della città di Vittoria, uomo che ha segnato un pezzo importante della storia cittadina. Fu parroco della Chiesa del SS. Rosario, una parrocchia di periferia negli anni 60, una parrocchia in un quartiere di espansione, un quartiere popolare.
Poi, dal 1978 fu parroco e arciprete di San Giovanni Battista. Uomo dalla favella facile, dal sorriso comunicativo, in dialogo con tutti, uomini di cultura e gente del popolo.
Pubblichiamo un ricordo di un uomo che lo ha conosciuto fin da bambino. Pippo Russotto era un bambino che viveva nel quartiere Talafuni. Quel bambino conobbe e amò “padre Calì”, insieme alla sorella e ai fratelli, tra cui Mario, futuro vescovo di Caltanissetta.


Nel giorno del saluto a “Padre Calì”, Pippo Russotto ha voluto affidarci questo suo ricordo personale. Carico di affetto e di simpatia, pieno del ricordo struggente di chi ha perduto un padre e un amico.
Oggi Pippo Russotto è un avvocato cassazionista, da 40 anni esercita la professione a Vittoria. Ha attraversato anch’egli la storia cittadina, da professionista affermato.
Grazie, Pippo, per averci affidato il suo ricordo!
Francesca Cabibbo

IL RICORDO DI GIUSEPPE RUSSOTTO

Ho conosciuto Padre Calì nel giugno del 1960; i miei genitori, infatti, chiusa la scuola, mi mandarono nella bottega del calzolaio situata di fronte la chiesula della parrocchia del SS Rosario per levarmi dalla strada e dalla frequentazione di alcuni compagni. Il quartiere, denominato Talafuni perché l’adiacente campo militare tedesco era dotato di telefono, all’epoca era piuttosto effervescente; il mastro calzolaio si chiamava Don Carruzzu (don Carluccio o qualcosa di simile) ed era un fervente comunista, con l’Unità sempre vicino al banco, di cui era abbonato anche se spesso arrivava con ritardo, per cui il sacerdote era necessariamente un nemico, secondo l’ortodossia dell’epoca.
Dopo qualche anno, tuttavia, divennero molto amici al punto che la figlia impartiva in parrocchia lezioni di catechismo; ciò fu dovuto in buona misura alla intraprendenza, insistenza ed apertura di Padre Calì, che nel suo operato fu l’antesignano del cosiddetto prete di strada ovvero di colui che non stava arroccato in chiesa ad attendere i parrocchiani, ma se li andava a cercare nelle loro case, adoperandosi per aiutare chi era in difficoltà, procurandosi attraverso amici e conoscenti beni di prima necessità e proponendosi per risolvere beghe familiari, come d’altronde ha fatto in tutta Vittoria, passando dai salotti buoni a quelli meno agiati, sempre disponibile a dare il suo apporto.


Ha avviato contestualmente, fors’anche inconsapevolmente, un percorso fra i parrocchiani, la cui maggior parte era di fede politica comunista, tanto da raggiungere in quelle sezioni anche l’80% dei consensi, che molti anni dopo alcuni definiranno in senso spregiativo cattocomunismo, non comprendendo la sostanziale portata del fenomeno, che superava le rispettive ortodossie, politiche e religiose, avvertendo più che comprendendo la diversa natura del credo religioso e del credo politico, che non sono necessariamente due rette parallele, ma possono coesistere nel medesimo soggetto.
Un precursore, quindi, che ha contribuito a scrivere la storia della città di Vittoria in maniera indelebile negli ultimi 60 anni; necessita perpetuarne il ricordo per non dimenticare quanto fatto e l’insegnamento dato con il suo operato.
Giuseppe Russotto

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