Imprese che resistono: agricoltori e movimenti uniti a Vittoria. “Di noi cosa ne volete fare?”. VIDEO

Davanti al mercato ortofrutticolo di Vittoria, simbolo dell’economia agricola del Sud-Est siciliano, si è levata una protesta che va oltre i singoli comparti e diventa grido collettivo di una provincia allo stremo. Sotto un unico striscione, con una domanda rivolta direttamente alla politica e alle istituzioni – “Di noi cosa ne volete fare?” – si sono ritrovati i rappresentanti della MDA, del movimento “Imprese che resistono”, del Comitato Aeroporto con Paolo Crocifisso, e gli agricoltori cerealicoli e zootecnici rappresentati da Carlo Leone, oltre a Marcello Guastella, referente per il Moivimento Diritti Agricoli.

Una mobilitazione che nasce dalle macerie economiche e sociali di un territorio in profonda crisi e che punta a raccogliere tutte le “anime” che chiedono un cambio di passo per il futuro della provincia di Ragusa. L’obiettivo dichiarato è costruire massa critica, diventare quantità, per rendere finalmente ascoltabile una protesta che da troppo tempo resta confinata ai campi e alle stalle.

La moria delle imprese agricole nel Sud-Est siciliano

A spiegare le ragioni della manifestazione è Marcello Guastella, che punta il dito contro una crisi che non riguarda più singole aziende ma l’intero sistema agricolo del Sud-Est. In agricoltura, nella provincia di Ragusa, si assiste a una vera e propria moria di imprese, una desertificazione produttiva che coinvolge sia il comparto agricolo che quello zootecnico.

La manifestazione, svoltasi sabato 13 dicembre davanti al mercato ortofrutticolo di Vittoria, affonda le sue radici nel solco della protesta dei trattori, ma oggi si presenta con una consapevolezza più ampia. I costi di produzione sono diventati insostenibili: i concimi hanno registrato aumenti che superano il 100 per cento, con rincari aggravatisi già dopo il periodo Covid, mentre i prezzi di energia e materie prime continuano a crescere senza che ai produttori venga riconosciuto un adeguato valore del prodotto.

Grano a prezzi stracciati e aziende al collasso

Emblematico è il caso del grano. Quest’anno viene pagato tra i 20 e i 21 centesimi al chilo, contro i 38 centesimi dello scorso anno. Una differenza che segna il confine tra sopravvivenza e chiusura definitiva per centinaia di aziende. Coltivare, allevare, produrre cibo non è più sostenibile, mentre il mercato continua a comprimere i prezzi alla fonte, scaricando l’intero peso della crisi sugli agricoltori.

Concorrenza sleale dal Maghreb e il nodo glifosato

Al centro della protesta c’è anche il tema della concorrenza sleale con i prodotti provenienti dal Maghreb. Gli agricoltori denunciano una disparità di regole che li rende non competitivi: nei Paesi nordafricani è consentito l’uso di fitofarmaci e sostanze che l’Unione Europea vieta da anni per ragioni ambientali e sanitarie. Tra queste, il glifosato, simbolo di una battaglia che appare persa in partenza per chi rispetta normative più stringenti e costose.

I prodotti importati arrivano sul mercato europeo a prezzi più bassi, schiacciando ulteriormente le produzioni locali, che devono invece sostenere costi elevati per rispettare le regole comunitarie. Una competizione che gli agricoltori siciliani definiscono impari e ingiusta, e che sta cancellando interi comparti produttivi.

Una protesta che unisce agricoltura, zootecnia e infrastrutture

Non è un caso che alla manifestazione abbia preso parte anche il Comitato per l’aeroporto. La protesta vuole infatti compattare più fronti, unendo le vertenze agricole a quelle infrastrutturali e territoriali. Senza servizi, senza collegamenti, senza politiche di sostegno concrete, il Sud-Est siciliano rischia di diventare una terra senza imprese e senza futuro.

La mobilitazione di Vittoria rappresenta quindi un primo passo verso un fronte comune che chiede risposte immediate e scelte politiche coraggiose. Gli organizzatori annunciano nuove iniziative già nei prossimi giorni, nella convinzione che solo unendo le forze si possa evitare il collasso definitivo di un territorio che continua a produrre, nonostante tutto.

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