IL POSTULATO POLITICO E MORALE DELLA QUESTIONE GIOVANILE

Dum Romae loquitur,Saguntum expugnata est. La Crisi italiana, negata ed esorcizzata dal Governo delle promesse di Berlusconi e Bossi, è tracimata con il suo carico di problemi urgenti,drammatici ed esplosivi nelle mani del Presidente Mario Monti e del suo Governo dei professori al quale le forze politiche del Parlamento hanno concesso un”aiutino”,un misto di rispetto e di distacco con una piccola dose di fiducia a termine e a condizione purchè non provochi corti circuiti con gli interessi vitali dei partiti e del loro consenso elettorale. La questione giovanile,problema grande e complesso può essere così solo declamata ma non affrontata. Anche ai giovani senza lavoro e senza concrete chances di futuro sono arrivate parole ,tasse e rigore intergenerazionale. Non siamo ancora alla frutta,ma alla penultima spiaggia. Il momento è delicato e difficile da gestire e il guado deve ancora essere attraversato. Cresce la giusta reazione dei ceti popolari che vedono minacciati non i dolci ma i pani e i pesci. Il malumore e l’indignazione accompagna i dibattiti e le reazioni della Società Civile. E’ il momento della prova e dei conti,non solo come dicono i leghisti “per la quadra” ma per la secessione(sic!) perché se fallisce l’Italia,avanza la Padania (dicono loro!) a sostituirla a livello europeo  ed internazionale. La navigazione dell’Italia,antica e gloriosa,ricca di capitale umano è ancora perigliosa per i molti scogli interni ed internazionali. Alla barra c’è però “la serietà dei professori” che sono preoccupati non solo del rigore dei conti e del respiro del Paese ma hanno chiara la responsabilità dei tempi e la consapevolezza dei processi e dei contesti europei e globali.

Ai giovani non si possono ancora dare pillole di fumo e speranze nebbiose ma bisogna concretamente presentare “pane e lavoro”,non precari, e iniezioni di progetti e di speranze fondate capaci di risollevare le più intime motivazioni a sacrificarsi e ad impegnarsi secondo le possibilità che il grande sogno riformatore ha acceso nei loro cuori e nei loro territori di questa Italia divisa e lacerata. Gli annunciati due tempi della manovra per uscire dalla Crisi incontrano la porta stretta della vicina recessione che incomincia a mordere la carne viva del Paese e costringe ad allontanare le decisioni di responsabilità e di bene comune intergenerazionale. Forse si può fare di più!

Il terribile e combinato disposto di insolvenza finanziaria del debito pubblico  può accelerare il default,la bancarotta con recessione galoppante e colpire le famiglie popolari,gli anziani e soprattutto i giovani che dal panico collettivo possono far nascere implosioni ed esplosioni sociali a grappoli.

La tracimazione della paura e della contestazione degli indignatos può scoppiare dai capoluoghi di provincia come nelle banlieus parigine improvvisamente. Forse una riforma strutturale e virtuosa di merito nel circuito connesso di studio e lavoro può prevenire in buona parte questo scenario se si prendono al più presto provvedimenti coraggiosi ed efficaci.

Le province in Italia sono n.110.La loro abolizione è ritenuta dalla maggior parte della opinione pubblica italiana  una saggia decisione e una necessaria riforma per risparmiare e alienare queste somme nella direzione di una produzione virtuosa di imprese,lavoro e sviluppo nel campo della economia sociale di libero mercato.D’altronde senza abolire il “contenitore Provincia” e senza fare una riforma costituzionale,si può modificare riassumendole le competenze primarie ed esclusive nei settori del lavoro e dell’ambiente riconvertendo i costi attuali e totali di 12 mila e 279 milioni di euro,e ridurre i costi annuali della politica nell’Ente Provincia che ammontano a 130 milioni di euro.(cfr. Franco Bechs, Il Prof si rimangia il taglio delle province,in LIBERO,8 dic.2011p.7).

Le drammatiche recenti alluvioni recenti che hanno colpito l’Italia sia al Nord(Liguria,etc) che al Sud(Sicilia etc..)hanno ancora messo in rilievo il cronico e generale dissesto idrogeologico del Paese e la individuazione di una emergenza prioritaria che abbisogna di un Piano Nazionale di Settore. Una politica seria di prevenzione e di programmata messa in sicurezza dei territori può essere avviata,dando lavoro alle imprese cooperative di giovani e lavoro qualificato di occupazione e sviluppo ai giovani laureati e diplomati nel settore. Si potrebbe creare lavoro per creare imprese di lavoro e con l’indotto un processo virtuoso a livello dei territori costringendo le Regioni e lo Stato a misurarsi con la creatività e serietà “attiva” delle giovani generazioni. Questo sarebbe un metodo virtuoso ed esemplare di produrre lavoro buono e imprese cooperative sane dal basso,un sorta di keynesismo di imitazione per far  fronte ad una emergenza contestuale di lavoro e di sviluppo concreto e possibile con un feed-back visibile e una scommessa collettiva delle comunità locali e dei municipi coordinati dalla nuova provincia riconvertita e “alleggerita” nei costi e nelle competenze. Il circuito virtuoso “studio-lavoro-sviluppo ambientale” creerebbe una spirale di socializzazione lavorativa e di motivazione allo studio di merito come garanzia pubblica di un lavoro di merito e di comprovata e pubblica utilità. In ogni provincia si tratterebbe di costruire questi focolai di interiori motivazioni all’impegno e alla responsabilità intergenerazionale nell’ottica della Utopia comunitaria e laborista di Adriano Olivetti e al fine di generare teams di progettazioni e di realizzazioni ben fatte e senza ritardi. E’ una idea. Le idee innovative tracciano il solco e aprono nuovi sentieri ma sono i giovani di qualità e di buona volontà che costruiscono il varco della transizione. Sono queste condite di serietà e di bene comune che hanno bisogno di essere attenzionate come leve di un futuro preferibile nei territori della nostre province le quali hanno bisogno non di burocratici pesi ma di funzionali stratagemmi. Bisognerà attivare al più presto con “sensate esperienze e certe dimostrazioni “una doppia scossa sinergica” dal Centro verso le province e da queste verso Roma prima che venga espugnata Sagunto….Ai giovani. alla società civile italiana non bisogna presentare forbici ma aghi per tessere e ritessere il trinomio virtuoso della nostra Unità Nazionale con la bandiera dei tre colori per attuare la Repubblica fondata sul lavoro coniugando “Pane e Lavoro,Studio e Futuro per tutti.

E’ l’ora dei Padri della Patria e dei Mille….

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