Il padre del piccolo Evan, morto a Ragusa: “Li denunciai, ma nessuno li ha fermati”

“Sto andando a vedere come hanno ridotto mio figlio, sono confuso e non ho voglia di parlare con nessuno. Lo hanno ammazzato, non sono riuscito a difenderlo perché ero lontano per lavoro. Ma pagheranno tutto”. E’ Stefano Lo Piccolo, il padre di Evan, il bimbo di 21 mesi morto a Modica, secondo i medici in seguito a violente percosse, a parlare in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’.

E’ partito da Genova, dove cercava lavoro. “Non so cosa sia successo, spero me lo dicano quelli che dovevano fermare gli assassini. Io dalle foto che mi ha mandato mia madre ho capito che Evan non stava bene, quei segni sul faccino erano troppo evidenti. Mi chiedo come abbiano fatto gli altri a non notarli. Perché la famiglia della mia ex compagna non ha fatto niente per fermare quell’orrore? Perché i servizi sociali sono rimasti fermi?”.

“Eravamo seguiti dai servizi sociali. Mia madre vedendo quei lividi aveva chiesto più volte agli assistenti di andare a dare un’occhiata. Inutilmente. Io non potevo essere presente per motivi di lavoro, perché volevo guadagnare un po’ di soldi per far crescere il bimbo senza problemi. Sono tornato a Genova dove sono nato e cresciuto perché in Sicilia un posto non si trova.

Ma pure in Liguria mi hanno offerto solo contratti in nero da muratore, con uno stipendio minimo. Non sono riuscito a mandargli quasi niente”. La nonna aveva chiesto chiarimenti e “le hanno detto che era caduto giocando. Io non ci ho mai creduto, ma non potevo fare nulla perché mi impedivano perfino di parlare con mio figlio. Solo quando era con mia mamma potevo giocarci, facendomi vedere nello schermo dello smartphone. E lui sorrideva”.

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