Il nuovo progetto del porto di Donnalucata. Per realizzarlo necessari 16 milioni di euro

La previsione progettuale è di 16 milioni di euro. A conti fatti si dovrebbero ricercare, tenendo conto dei 3 milioni e mezzo in possesso del Dipartimento regionale di Protezione civile, almeno 12 milioni di euro per l’ampliamento e la messa in sicurezza del porticciolo di Donnalucata. Per renderlo praticabile oltre che per immetterlo nel circuito dei porti turistici dell’isola. Questa la somma necessaria per vedere realizzare un sogno, quello del nuovo porto della borgata sciclitana al quale sta lavorando il Genio Civile opere marittime della Regione Sicilia. Sta lavorando con le mani legate perchè una cosa è progettare ed il disegno è ultimato, un altro è realizzare. Tutti i fondi necessari mancano. A parte quei 3 milioni e mezzo nelle casse del Dipartimento regionale della Protezione civile, soggetto destinatario nei primi anni duemila del finanziamento, all’epoca, di 8 miliardi delle vecchie lire. Se questi soldi dovessero essere immessi nel fondo per realizzare l’intera opera, all’uso della Protezione civile dovrebbe andare una banchina, in quanto inizialmente quel finanziamento era destinato a fare diventare il porto della borgata sciclitana via di fuga in caso di calamità nella provincia iblea. Non a caso il finanziamento custodito nel cassetto della Regione è stato predisposto nella fase di ripartizione dei fondi della rimodulazione della legge 433/91 del dopo terremoto di Santa Lucia che ha colpito l’area sud-orientale della Sicilia il 13 dicembre del 1991.

Impatto zero semmai si dovesse riuscire a realizzare il porto turistico nella borgata di Donnalucata, garantendo anche la messa in sicurezza e la funzionalità di via di fuga.

L’ingegnere Giuseppe Scorsone, dirigente del Genio civile opere marittime di Palermo, ha le idee chiare sul progetto e sull’impatto che avrebbe sulla borgata. “Impatto zero per la parte della borgata sciclitana fronte mare – dice – il progetto è chiaro. Esso può essere realizzato anche in deroga agli strumenti urbanistici ma deve assicurare la messa in sicurezza dell’impianto. Intervento che richiede la chiusura dello specchio d’acqua protetto in modo che l’altezza de onda non superi i 30 centimetri”.

Tante le preoccupazioni per la vita della borgata nella parte di affaccio sul porto

Più volte negli anni sono state manifestate e sono state quasi un deterrente alla realizzazione dell’opera. “Per come è disegnato il porto è previsto un ingresso e le quote delle banchine sono ad una quota diversa della strada. L’approdo ha un sua autonomia e per le abitazioni fronte mare sarebbe garantito l’affaccio al porto, alle imbarcazioni da diporto in sosta. Maggiore traffico? La strada del lungomare ha una sua linea che non interferisce con l’intera opera. Le banchine del porto invece ne hanno un’altra, sono insomma in quote diverse. Un porto turistico è un valore aggiunto per l’area in cui ricade. Ci sono benefici per i centri in cui insistono e benefici per chi è proprietario delle case con affaccio sul porto turistico. Il valore degli immobili aumenta. Portofino è un esempio”.

I disagi della marineria e dei diportisti

E’ da tempo, ormai, che la marineria locale e i diportisti attendono che l’infrastruttura possa essere messa in sicurezza (ci sarebbero da spendere i 300 mila euro già concessi qualche anno fa dalla Regione). Dopo alterne vicende, sembra che qualcosa di concreto ci sia. Ma la sola progettazione curata dal Genio civile opere marittime di Palermo non basta. Ci vogliono i soldi. Parecchi, peraltro. Questo è il momento per cercarli. E non serve il lanternino. Perchè la Regione, lo Stato e l’Unione Europea hanno la possibilità di intervenire. Naturalmente credendo, prima di tutto, in questa infrastruttura ed in quello che potrebbe offrire in un piano di revisione del patrimonio portuale dell’isola.

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