IL MONDO PRODUTTIVO E DELLE IMPRESE PER UNA RAZIONALE PERIMETRAZIONE

E’ stato accolto con grande attenzione e valutato in modo molto positivo dal mondo  produttivo provinciale, rappresentato ieri mattina, nell’auditorium della Camera di Commercio, dagli esponenti delle  associazioni di categoria del territorio, dall’agricoltura al commercio, dall’artigianato all’industria, e del mondo sindacale, lo studio che il gruppo di lavoro insediato nelle scorse settimane, per volontà del mondo delle imprese provinciale, presso l’ente camerale, ha portato avanti nello sforzo di individuare l’esistenza o meno di linee di coerenza del territorio ragusano con le norme istitutive previste dalla legge nazionale sulle aree naturali protette, la legge che sta alla base della recente  previsione  del Parco nazionale degli Iblei. E’ toccato al presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Tumino tornare ancora una volta a sottolineare come non può essere accettato da un territorio dinamico, imprenditorialmente presente e vivace come quello della provincia di Ragusa, di vedersi calato dall’alto dai vertici  governativi o dal mondo degli ambientalisti un progetto ed una perimetrazione di parco nazionale destinato a scontrarsi con la realtà produttiva ed imprenditoriale di un territorio  che pur essendo fortemente antropizzato e segnato da una imprenditorialità diffusa, è riuscito a mantenere una  sostanziale integrità ambientale, avendo privilegiato linee di crescita ecologicamente rispettose e figlie di una logica di sviluppo sostenibile. Ai tecnici che, coordinati dal segretario generale della Camera di Commercio Carmelo Arezzo, hanno lavorato  in pochissimo tempo alla elaborazione di uno studio scientifico di altissimo livello, è poi toccato il compito di presentare al qualificato uditorio i risultati dell’analisi e delle verifiche.

Hanno preso così la parola il dott. Salvatore Iozzia, geologo, la dott.ssa Maria Matarazzo, pianificatore territoriale, il dott. Giuseppe Margani, agronomo e l’architetto Marcello Dimartino, ai quali ha dato anche un apporto specialistico il presidente di Federalberghi provinciale Rosario Dibennardo. Le conclusioni cui sono pervenuti i tecnici hanno indicato come estranea alla realtà del  territorio la istituzione di un parco nazionale, non persistendo di fatto nell’area provinciale le condizioni oggettive che la stessa legge nazionale postula come indispensabili. Per la istituzione di un Parco.  ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’Ambiente –hanno evidenziato i relatori- occorrono un documento formale di istituzione, la relativa copertura finanziaria (e la  legge 222 del 2007 ha messo a disposizione  250.000 euro), il documento che attesti il  valore naturalistico (non ancora presentato) e il documento relativo alla garanzia di gestione (con la previsione, non ancora definita di una autorità di gestione). Bisogna altresì acquisire la perimetrazione documentata cartograficamente nonché gli elementi che supportino la coerenza del territorio interessato con le norme di salvaguardia previste dalla legge. “Con questo lavoro –ha sottolineato il gruppo di tecnici- abbiamo organizzato gli elementi conoscitivi del sistema ibleo  secondo il Modello DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte) proposto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente e adottato negli studi di valutazione territoriale e ambientale. Attraverso la caratterizzazione dell’uso del suolo con riferimento alle categorie descrittive del sistema “Corine land cover”, raggruppati in categorie vegetazionali omogenei e ordinate secondo un gradiente crescente di naturalità, sono state individuate e localizzate le aree antropiche (insediative, agro-zootecniche, imprese produttive, industriali, infrastrutturali, turistiche, estrattive) caratterizzate dalla presenza di fattori in grado di produrre pressioni potenzialmente critiche sull’ambiente, e le aree a valenza naturale caratterizzate dal valore naturalistico-ambientale intrinseco. A tali aree sono stati attribuiti dei pesi numerici che hanno permesso di definire la configurazione complessiva della pressione antropica e della sensibilità ambientale del territorio ibleo  per giungere alla carta della vulnerabilità quale capacità complessiva del territorio di subire degradi o collassi in conseguenza di pressioni esterne”.

“Si è così scientificamente evidenziato –hanno ricordato in conclusione della loro presentazione dello studio- nel territorio una elevata estensione (85%) di zone a bassa e medio-bassa vulnerabilità, costituite per lo più dalle aree fortemente antropizzate che rispecchiano la struttura produttiva del territorio, mentre circa il 4% risulta invece occupato da aree ad alta e medio-alta vulnerabilità, e si tratta delle componenti naturali legate all’alto corso del fiumi Irminio, Tellesimo e Tellaro, fiumara Modica-Scicli, alle aree protette (riserve), SIC/ZPS, aree boscate tra Chiaramonte a Monterosso, che rappresentano le tipologie di maggior pregio ambientale per il territorio, anche se si  tratta di aree isolate di valore naturalistico-ambientale  già soggette a tutela”. Sulla scorta di tali parametri, la conclusione cui è giunta la riunione della Camera di Commercio, che ha di fatto sintetizzato il pensiero del mondo imprenditoriale e produttivo e del lavoro della provincia, sembra che la definizione legislativa di parco nazionale,  presupponendo  in ogni caso  la presenza di ecosistemi intatti ovvero di ecosistemi naturali relitti, in realtà  non presenti  nel territorio ibleo, oppure di ecosistemi parzialmente alterati da interventi antropici che nel caso del territorio ragusano sono  identificabili con gli ecosistemi naturali recenti corrispondenti alle aree ad elevata valenza naturalistica già istituzionalmente tutelate, non può in alcun modo riferirsi  al territorio della provincia di Ragusa. Questa conclusione è stata largamente condivisa dai presenti ed è stata illustrata altresì ai sindaci di Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Comiso e Modica, presenti anche loro all’incontro.

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