Il lavoro in provincia di Ragusa? Aumenta. Ma è precario e con salari bassi

Un quadro a tinte fosche quello che descrive il lavoro in provincia di Ragusa. Aumenta, si. Ma è perlopiù precario e con salari bassi. E’ questo il quadro descritto dai segretari generali di CGIL, CISL e UIL che, come di consueto, fanno il punto di fine anno sul territorio ibleo in tema lavoro.

Il 2022 è stato l’anno dove la provincia di Ragusa ha registrato il balzo in avanti sull’occupazione.
Tutte le province siciliane sono in coda alla graduatoria e Ragusa è quella col tasso di occupazione più alto della regione.


Nella fascia 20/64 anni il 57,1%, quasi 12 punti in più delle seconde classificate Siracusa e Trapani. Si tratta però, come è nella tendenza a livello nazionale, di lavoro precario, con il record storico dei contratti a tempo determinato. E c’è da considerare anche un altro dato e cioè quello relativo al livello salariale medio che vede la provincia di Ragusa tra le ultime a livello nazionale.


Questo significa che se sa un lato si registra un impulso in avanti in termini di tasso di occupazione, dall’altro emerge il dato preoccupante del lavoro povero, con poche tutele e livelli retributivi bassi spesso come conseguenza del lavoro irregolare.

Per non parlare, poi, del fronte “infrastrutture”: nel 2023 dovevano essere avviati i cantieri della Ragusa-Catania, dopo oltre 30 anni. E ancora, nulla di tutto ciò è accaduto, nonostante gli annunci e le gare.
Cosa ci si aspetta, dunque, per il 2023? Che il lavoro diventi quantomeno retribuito in maniera più dignitosa e che diventi un po’ più stabile. Ciò permetterebbe a tanti giovani di evitare di lasciare l’isola per recarsi altrove e di pensare, magari, di poter formare una famiglia. E che le promesse relative ai cantieri importanti, come quello della Ragusa-Catania, diventino finalmente realtà, non solo vane promesse.

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