IL DISEGNO DI LEGGE SULL’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE SICILIANE

 

Nuove competenze ai Consorzi, come quelle su acqua e rifiuti. Gli Ato saranno sciolti. I Consigli sonsortili non saranno eletti direttamente ma verranno scelti da sindaci e consiglieri comunali e la loro attività non sarà retribuita. Congelato il voto di maggio e ci sarà la nomina di Commissari dove non ci sono già (Ragusa e Caltanisetta).
Il Governo regionale ha varato il ddl. martedi la conferenza stampa in cui si spiegano i provvedimenti adottati fra i quali la istituzione delle aree metropoliane, il passaggio della gestione delle strade al Genio civile, la scomparsa degli istituti autonomi delle case popolari.
“Rosario Crocetta ha cancellato un esercito di oltre 400 tra consiglieri, assessori e presidenti (con gli uffici di rappresentanza e le auto blu, le ennità e i benefit)”, . dice Il Fatto Quotidiano. Ma non è solo questo, l’articolo si sofferma anche  sulle ingenti somme che da sempre le nove province siciliane sono costate ai contribuenti.
Positivi i commenti da parte della  maggioranza della stampa italiana

Dal camto suo D’Alia (Udc) risponde siamo per la soppressione con contestuale trasferimento delle funzioni a comuni e Regione. Siamo per la fusione dei piccoli comuni al di sotto dei 10.000 abitanti e per l’obbligo della unione dei comuni per quelli al di sotto dei 50.000 abitanti. Pensare di cambiare il nome alle province chiamandole unione dei comuni, prevedendone, inoltre, l’ampliamento del numero con una delibera di giunta mi sembra obiettivamente una burla che rischia di bruciare i pochi risparmi di spesa”.

“Siamo, inoltre, contrari al reddito di cittadinanza perchè vogliamo un serio ed efficace piano di lotta alla povertà e di sostegno alle famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese”, prosegue il segretario centrista che aggiunge: “Qui per noi sta il confine tra populismo e buon governo. Ne parleremo con i  nostri deputati in gruppo all’Ars e decideremo il da farsi sabato prossimo al nostro comitato regionale”.

Da parte sua l’on.le Germanà (Pdl) aggiunge: ” “Trasformare le Province in Unione dei Comuni implementandone anche il numero, non è riformarle, ma costituisce una goffa operazione di facciata in piena coerenza con l’”enfasi del nulla” che caratterizza il Governo capitanato da Crocetta”.

“La riforma delle Province – aggiunge il Parlamentare – deve essere una vera riforma che punti a ridurne il numero, accorpando le più piccole, ridurne il costo razionalizzandone le funzioni e le competenze secondo le nuove esigenze dei territori metropolitani”.

“E’ chiaro – conclude Germanà – che una riforma di tale importanza non può avere la primogenitura del Governo, ma deve essere affrontata nell’Aula del Parlamento, con i  necessari approfondimenti suggeriti dal dibattito”. 

   

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