IL CASO “BUSACCA” A SCICLI

“Già da qualche tempo gli infermieri dell’Asp n. 7 sono soggetti ad attacchi indiscriminati e denigratori. Sono stati cambiati in toto gli infermieri dell’Uoc di Chirurgia generale dell’ospedale Civile di Ragusa con la giustificazione che erano “inefficaci ed inefficienti” il che risultava abbastanza strano, basti pensare che tra essi la maggior parte aveva decennale esperienza e comprovata professionalità (e tra l’altro avevano ricevuto il massimo nella valutazione del sistema incentivante). Risultavano, quindi, abbastanza oscuri i motivi di siffatta azione, sicuramente essa va ricercata nei meandri dei disegni di quella “politica sanitaria” deputata a fare gli interessi di qualcuno a discapito di tutto e di tutti. E guarda caso chi ne ha pagato le spese sono gli infermieri”. E’ quanto afferma il presidente del collegio provinciale Ipasvi di Ragusa, Gaetano Monsù, che rivolge adesso la propria attenzione a quanto sta accadendo in un altro ospedale dell’area iblea iblea.

“Oggi – aggiunge Monsù – si proietta lo stesso film, cambia solo parte dello scenario. La branca è sempre quella di Chirurgia generale ma stavolta dell’ospedale “Busacca” di Scicli. Sotto i riflettori gli infermieri di detto reparto che risultano essere del tutto incapaci a svolgere la loro professione (è stato dichiarato che in detto reparto l’assistenza è carente), personaggi di una sceneggiatura di films dell’orrore (tale è stato definito il reparto di Chirurgia in questione dal quotidiano online palermo.repubblica.it), non a conoscenza delle proprie competenze e ruolo lavorativo (giardinieri o infermieri?: in altri articoli, sempre su quotidiani online, viene dichiarato che detti infermieri accedono direttamente in sala operatoria dal giardino e viceversa, dimenticando, quindi, le elementari norme igieniche)”.

“Sia chiaro – dice ancora Monsù – che non voglio intervenire nel merito delle motivazioni che hanno portato il direttore generale a chiudere la Chirurgia di Scicli (denuncia per morte sospetta, inadeguatezza strutturale, non economicità nel mantenere un reparto di Chirurgia a Scicli e quant’altro), ma alcune considerazioni lasciatemele fare. Come mai la direzione generale non interviene pubblicamente a difesa quando viene definito un reparto della propria Asp “reparto dell’orrore” marchiando tutti gli operatori sanitari che vi operano e, nel migliore dei modi, definiti “carnefici”, oltretutto sapendo che lo stesso reparto è stato ritenuto l’anno scorso, da un comitato scientifico, come centro di eccellenza e uno tra i migliori dieci della Sicilia? Se vi è una porta attraverso la quale si accede direttamente dalla sala operatoria al giardino, perché non si è provveduto ad eliminarla? Sicuramente chi ha dato l’agibilità a tale sala operatoria non è stato un infermiere. Ovviamente questo uno giustificherebbe comunque l’utilizzo che di essa ne farebbero gli infermieri (sempre se provato)”.

“Cosa si intende – continua il presidente del collegio Ipasvi – dicendo che l’Unità operativa di Chirurgia di Scicli “allo stato attuale non è in grado di garantire gli standard di sicurezza e assistenziali”? Sorvolo sugli standard di sicurezza rispetto a cui sicuramente gli esperti sapranno dare le loro motivazioni, ma riguardo gli standard assistenziali, anche per stessa ammissione indiretta dalla direzione generale passata, dovevano essere dei migliori altrimenti non si giustifica il punteggio massimo avuto dagli infermieri nel sistema incentivante (a meno che non sia stato dichiarato il falso). In questo modo si carica di responsabilità e colpe una categoria di professionisti che già da tempo (troppo!) chiedono l’istituzione delle Unità operative semplici delle professioni sanitarie attraverso le quali gli infermieri possono  intervenire, in maniera diretta e in modo costruttivo, assumendosi tutte le proprie responsabilità, per lo sviluppo e la crescita del servizio sanitario provinciale”.

“Si preferisce invece lasciare siano pubblicate illazioni e ridicolaggini sull’operato e la condotta degli infermieri di tale reparto – conclude Monsù – che tanto hanno dato per il buon funzionamento dello stesso, permettendo, ancora una volta, di mettere alla berlina e prestare il fianco alla crescente denigrazione e facile sensazionalismo ai danni degli infermieri e della Sanità pubblica. Ho avuto modo di incontrare tutti i colleghi in questione e credetemi l’unico vero loro rammarico, oltre quello degli articoli denigratori in questione e il sentirsi abbandonati dai dirigenti che nulla hanno fatto per denunciare tali accuse, è quello di vedere naufragare dall’oggi al domani decenni del loro impegno e passione dedicati alla professione all’interno del reparto di Chirurgia di Scicli e sempre in funzione del benessere dei cittadini”.

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it