IDROCARBURI NEI MARI DI SICILIA TRA SVILUPPO SOSTENIBILE E INTRANSIGENTI POSIZIONI IDEOLOGICHE

Trivellazioni nei mari di Sicilia. L’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente, Mariella Lo Bello, a leggere alcune sue dichiarazioni, condividerebbe la  battaglia portata avanti dai comitati “no-triv”, anche se nulla può a livello decisionale, in quanto le autorizzazioni vengono rilasciate dal governo nazionale. Tant’è che il decreto del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, stabilisce addirittura di ampliare la zona “C” in Sicilia per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi in mare, nonostante la dura opposizione delle associazioni ambientaliste e di numerosi sindaci siciliani, fra cui quelli di Scicli, Santa Croce Camerina, Vittoria, Modica e del commissario della Provincia Regionale di Ragusa, avv. Giovanni Scarso. Il guaio è che nel nostro Paese, tra i sostenitori di uno sviluppo sostenibile e quanti invece sono per un “no ideologico” maturato nel corso degli anni per colpa di una galoppante politica di aggressione alla natura, diventa piuttosto complicato trovare soluzioni convergenti su obiettivi possibili, in grado di produrre lavoro, occupazione, crescita, alla luce anche di  accordi e convenzioni siglati con alcuni importanti Paesi frontalieri. Il prof. Corrado Monaca, ambasciatore per l’Est europeo e le coste africane del Mediterraneo dell’associazione nazionale “Movimento Azzurro”, nell’affrontare i molteplici aspetti del problema, si dice convinto che, per una seria politica di produzione sostenibile, sia necessario arrivare ad un “patto sociale”, da condividere con grande senso di responsabilità. “Stoppare nuove occasioni di crescita – dice  –  con un “no” preconcetto, è scelta irresponsabile. Una non scelta. Oggi, grazie a conquiste scientifiche e tecnologiche, è possibile difendere l’aria, l’acqua, la terra, il mare. Ed allora il problema dello sviluppo, ivi comprese le ricerche in mare di idrocarburi, va esaminato con attenzione e senso di responsabilità, avendo come obiettivo primario quello di risolvere i bisogni delle generazioni presenti, facendo tuttavia attenzione a non compromettere il futuro di quelle che verranno”. Favorevole alle trivellazioni al largo di Pozzallo il sindaco Luigi Ammatuna, che in un primo momento aveva aderito alla campagna “no-triv” di Greenpeace. “Avendo ricevuto dalla Edison – ribadisce il primo cittadino pozzallese –  le garanzie richieste in fatto di sicurezza e rispetto dell’ambiente ed essendo sicuro dell’attenta opera di vigilanza della Capitaneria di porto, perché siano osservate le prescrizioni richiamate nelle autorizzazioni ministeriali, ho ritenuto di non dovermi opporre al nuovo progetto elaborato dalla Edison”. Si tratta di una seconda piattaforma petrolifera, denominata Vega B, da collegare con due condotte sottomarine alla Vega A, che opera da 25 anni a dodici miglia dalla costa”. Enzo Cavallo solleva un problema importante. “Essendo i giacimenti di idrocarburi – precisa l’ex assessore provinciale allo Sviluppo economico – patrimonio indisponibile dello Stato, ritengo giusto, come sostengo da anni, che sia imposto alla società concessionaria di provvedere al pagamento in favore del territorio di royalties da corrispondere proporzionalmente alle quantità di idrocarburi prodotte”.

 

 

 

 

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