I travestimenti della bontà

Il Natale ci parla di Dio che viene a testimoniarci un amore povero: che sa fare spazio all’altro; un amore obbediente: che preferisce l’altro a sé ; un amore indifeso: che sa chiedere cura e sa affidarsi. Abbiamo bisogno di tutta la vita per imparare ad amare così. Più spesso perseguiamo esclusivamente il nostro interesse personale o lo travestiamo di bontà. Siamo governati da forze centripete e dall’ istinto di sopravvivenza, ma sappiamo che l’amore di sé ha bisogno di essere salvato dall’amore per il prossimo, che non c’è pienezza se non realizziamo, fino in fondo, noi stessi e non ci prendiamo, fino in fondo, cura degli altri. Chi ama sé stesso senza amare l’altro si ammala di narcisismo, chi ama l’altro senza amare sé stesso si ammala di depressione, di dipendenza .

E’ più facile riconoscere atteggiamenti egocentrici, più  difficile riconoscere la bontà travestita. L’egocentrismo del narcisista. E’ facile individuare in noi e negli altri la tendenza a compiacersi. Ci sono persone che, in un discorso, il pronome “io” lo inseriscono una infinità di volte . Di narcisismo oggi siamo tutti un po’ ammalati e troppo spesso concediamo a noi stessi il piacere di compiacerci. Il narcisista conosce un solo interesse: sé stesso. Teme in modo esagerato di essere criticato e di essere messo da parte. Non è cattivo, ma è cresciuto con l’idea che è speciale. Non ha nessun vero interesse per l’altro. Vive dell’applauso e si aspetta che tutti dicano: “che bravo, che buono, che bello!”.

La bontà per senso di colpa. La bontà per non sentirsi in colpa è logorante. E’ tipica delle persone che non sanno dire di no e che si costringono a dire si. Fare del bene in questo caso non fa sentire bene! Fa sentire male! Si fanno sacrifici in nome dell’amore, ma ci si lamenta e si accumula risentimento. Abbiamo paura che gli altri si facciano di noi una cattiva opinione, che non ci apprezzino e paghiamo prezzi che odiamo pagare. La bontà per bisogno. A questa categoria appartengono coloro che hanno un eccessivo bisogno di riconoscimento. Si tratta di persone generose che sarebbero capaci di dare la loro ultima camicia e che sanno stare accanto agli altri quando soffrono. Non è facile individuare, nel loro caso, in che modo la bontà si travesta. Con un gioco di parole possiamo dire: “ che hanno bisogno che gli altri abbiano bisogno di loro”.

“I generosi per bisogno” sono cresciuti avendo giurato a sé stessi di rendersi utili per venire notati e amati perché non hanno sperimentato sicurezza e amore incondizionato, anzi spesso sono stati una stampella per le difficoltà emotive degli adulti della famiglia. Il giuramento fatto è stato di questo tipo: “vengo amato se sono comprensivo e generoso e se metto da parte le mie esigenze”. Per questo hanno bisogno di viziare e riempire di cure le altre persone anche quando non è richiesto o gradito, ma guai se non ne consegue un ringraziamento. I “generosi per bisogno” costruiscono la loro identità sull’opinione degli altri e il loro umore scende e sale a seconda della simpatia, della gratitudine o del rifiuto che ottengono. Possono essere manipolati perché essi hanno bisogno di sentirsi utili.

Quando si sentono dire: “ho bisogno di te” ogni resistenza svanisce e anche se non hanno più energia si fanno in quattro. Cambiano continuamente per adeguarsi, di volta in volta, all’esigenza dell’interlocutore che hanno davanti. Hanno un largo giro di amicizie anche perché hanno la tendenza a sedurre l’altro e a definire, troppo presto, le persone loro amiche. L’altruismo è la maniera legittima di vivere il proprio egoismo. In questo senso potremmo definirli “egoisti illuminati”!! Questo è il loro dono e nello stesso tempo il loro problema: danno ciò che si augurano per sé e che hanno desiderato da una vita diventando controllanti, invadenti e risentiti quando non ottengono conferme. Hanno bisogno di imparare a distinguere gli altri da sé. La pienezza dell’amore.

Abbiamo tutti bisogno di guarire la nostra capacità di amare, di risanare le ferite dell’orgoglio e della paura presenti nella bontà travestita o nel narcisismo. Sentiamo il fascino di un amore che sa prendersi cura di sé, che sa chiedere cura, che sa condividere cura, che sa prendersi cura degli altri. Un amore-cura flessibile, armonico, autentico. Di questo amore avvertiamo la pienezza. La guarigione non richiede autocommiserazione, richiede un lungo percorso di consapevolezza e a volte la consapevolezza è dolorosa. Nella letteratura agiografica si parla spesso di santi che piangono i loro peccati. Se riusciamo a deporre ai piedi del Dio Bambino lacrime di conoscenza di sé, allora il Natale è vicino. (Tonino Solarino)

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