I RAGUSANI RISCHIANO DI BERE ACQUA DI SERIE B

Sono a tratti ancora rilevabili segni di alterazione riconducibili all’inquinamento di sorgenti dalle quali si approvvigionava il Comune di Ragusa, avutosi lo scorso anno. Questo forse il più eclatante fatto emerso nel seminario sulla gestione partecipata delle acque, tenutosi recentemente a Ragusa presso il palazzo della Provincia nell’ambito del progetto europeo intermediterraneo Water In Core.

Il fatto che tale inquinamento – uno dei più gravi danni ambientali avutosi nel territorio ragusano negli ultimi anni – sia avvenuto, e lasci tracce ancora dopo circa 6 mesi, evidenzia:

  1. l’assoluta negligenza ed incompetenza di chi dovrebbe gestire al meglio questa preziosissima risorsa

  2. la evidente problematicità nelle possibilità di soluzione dei danni ambientali, una volta che avvengono

  3. la bassa trasparenza su queste tematiche da parte dell’Amministrazione Comunale.

E’ infatti evidente che in questi anni poco o nulla è stato fatto per controllare, tutelare ed eventualmente riqualificare le aree di salvaguardia di tali sorgenti, visto che l’inquinamento è avvenuto. Ed è evidente che è estremamente difficile correre ai ripari per riportare il tutto alle condizioni di naturalità: in natura vale sempre il vecchio detto ‘è meglio prevenire che curare’. Non pare inoltre che i cittadini siano stati e siano tutt’ora adeguatamente e costantemente informati su questa delicatissima vicenda.

Mentre quindi si è messa a serio rischio la possibilità di utilizzare acqua di serie A, si è appreso, sempre nello stesso convegno, che ci si sta dando da fare per fornire ai ragusani acqua di serie B. E’ stato infatti comunicato che sono in fase di progettazione opere di distribuzione idrico-potabili delle acque della diga di S. Rosalia. Ricordiamo al riguardo che la diga presenta tutta una serie di fattori di rischio: da monte arrivano, via fiume Irminio, scarichi del depuratore di Giarratana nonché, probabilmente, scarichi abusivi di oleifici. Nei sedimenti diverse indagini hanno evidenziato valori significativi di arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo e rame. Tutto intorno alla diga si trovano allevamenti e terreni agricoli le cui acque di dilavamento arrivano nell’invaso. L’area è notevolmente frequentata da pescatori, turisti e quant’altro, con la conseguente presenza di discariche abusive…e via di questo passo. Certo c’è un potabilizzatore, certo con la tecnologia è possibile fare di tutto (ormai si riesce anche a trasformare l’acqua di fogna in acqua potabile), ma sempre di acqua artificiale si tratta, che verrà fatta bere ai cittadini ragusani in cambio di acqua NATURALE di alta qualità, il cui utilizzo è stato messo (e forse è ancora) a serio rischio.

Insomma, sulla gestione idrica il Comune di Ragusa fa acqua da tutte le parti.

 

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