I CITTADINI AVVERTONO LA BRUTTA SENSAZIONE DI SENTIRSI SCIPPATI ANCHE DELLA UMANA SPERANZA

Mentre la politica va logorandosi in egoistiche strategie di potere, il mondo del lavoro è in piena crisi. Ai ripetuti appelli lanciati dalla Cna sulla necessità di favorire la ripresa economica, fa seguito oggi un volantino della locale sezione del Pd, che chiede al Comune di Pozzallo di abbassare gli oneri per l’occupazione del suolo pubblico. Appelli sacrosanti che però contribuiscono fatalmente a creare un clima di scoramento. I cittadini soffrono la brutta sensazione di sentirsi scippati anche della umana speranza. Quale significato dare dunque all’espressione “La paura ti rende prigioniero, la speranza può renderti libero”, tratta dal famoso film americano “Le ali della libertà”?  “Assolutamente positivo –  risponde la studiosa Grazia Dormiente – da accostare senz’altro al motto latino, fatto suo da Giorgio La Pira,  “La speranza contro ogni speranza”, che è la Speranza che libera dai lacci di un mondo acciaccato, la speranza che è tenacia, che è assunzione di responsabilità, che è scommettersi quotidianamente per riconoscere lo stupore della vita incarnata nella storia. La Speranza attraversa metaforicamente le stagioni dell’uomo e della vita, spinge a riscrivere il vocabolario dell’esserci, e, nonostante le incalzanti maree esistenziali, sprigiona la creatività necessaria all’edificazione di un mondo fondatamente equo ed antropologicamente vivibile, oltre la nebbiosa ed ingannevole aridità dei signori del tempo”. ”La speranza – dice la prof.ssa Lucia Trombadore –  è una tensione ed una facultas estremamente legata ai bisogni più che alle aspettative: la differenza tra l’aspettativa ed il bisogno, infatti, consiste nella radicalità e profondità della consapevolezza di qualcosa che non ci appartiene, nel senso che “dovrebbe” invece appartenerci, caratterizzarci, connotarci, plasmarci, e che non è presente, o fruibile. Su quest’ultimo concetto, quello di presenza e fruibilità di qualcosa, gioca appunto la distinzione fra speranza e illusione, perché la prima necessita di una presenza che è assente, ma può subliminarmente essere percepibile, interiorizzabile, mentre la seconda è la possibilità/facilità di poter immediatamente e facilmente attingere a”. Altra riflessione importante quella dello psicologo clinico Denebola Ammatuna: “Aprendo il vaso, Pandora fece uscire fuori tutti i mali del mondo, rendendo la terra un luogo caotico. La speranza fu l’ultima ad uscire. Riflettendo pensò che domani sarebbe potuta andare meglio. La speranza si era posata su di lei. Tema principale di questo mito quello della speranza, o della resilienza come diremmo oggi. La resilienza è un “istinto” di sopravvivenza psicologica che si attiva proprio nel momento in cui ci si crede perduti nelle buie vie del caos, in cui tutti i mali del mondo sembrano essersi concentrati in un attacco unico, permettendoci la graduale risalita. Il caos lo si deve imparare a gestire, no ad ordinare. Ed è la speranza inattesa che ci salva, che ci permette di credere in un domani migliore”.

 

  

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