I BENI UNESCO AL CENTRO DELL’ATTENZIONE

“Unesco alla siciliana, i siti in sofferenza della bella Sicilia” è il nome dell’ennesimo rapporto di Legambiente sui beni del patrimonio siciliano che si fregiano del titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Grave è la situazione precaria in cui permane la gestione delle risorse turistiche della nostra isola. Ulteriori elementi di preoccupazione sono determinati da un lungo elenco dei pericoli che stanno correndo i siti siciliani Patrimonio dell’Umanità. Permane, inoltre, una questione di ordine generale: la perdita di cospicui finanziamenti già causata dalla mancata applicazione o dal mancato rispetto dei Piani di Gestione dei siti UNESCO. Eppure questi finanziamenti sarebbero tornati utili al miglioramento della gestione e all’incremento dei servizi necessari a valorizzare e rendere più fruibili questi beni.

Già nel 2011, il responsabile per i beni culturali di Legambiente così scriveva nell’introduzione alla prima edizione del rapporto: “Sembra che ci sia un tragico e terribile destino per i siti siciliani dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”: appena ottengono questo ambito importantissimo riconoscimento si abbatte su di loro una sorte di maledizione, fatta d’incuria e abbandono, e chi “amministra”, chi ha una responsabilità diretta su questi tesori, unici e rari che il mondo ci invidia, si scatena con tutti i suoi mezzi e strumenti per renderli più brutti, per ferirli, per sfruttarli e consumarli. Appaiono questi vandali in tutta la loro arroganza e protervia: “tanto ormai il riconoscimento l’abbiamo ottenuto e ce ne freghiamo!….”. E allora si è bravi a fregiarsi del riconoscimento, che porta notorietà e ricchezza (è stato accertato che dopo l’inserimento nella World Heritage List un sito incrementa di circa il 30% i suoi visitatori); bravissimi a cercare tutte le forme “speculative” per fare cassa in qualsiasi modo.

Tutti i siti culturali e naturalistici siciliani dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità” sono afflitti da situazioni critiche, più o meno gravi, che ne mettono a repentaglio il futuro. La Sicilia ha la fortuna di custodire un patrimonio di arte, cultura e storia unico e irriproducibile, che incarna la nostra stessa identità. È molto doloroso constatare la totale incapacità di tutelarlo e valorizzarlo come grande ricchezza culturale e anche come chiave di uno sviluppo nuovo”.

Erano state parole forti, che, fortunatamente, non coinvolgevano direttamente l’area del sud est, toccata solo marginalmente dall’emergenza ambientale che poteva incrinare il suggello del riconoscimento Unesco.

Non dissimile è lo stato d’animo dell’autore della nota, in occasione della recente pubblicazione della nuova edizione del rapporto: “La situazione in quindici mesi non è cambiata, ma anzi è peggiorata. E’ inutile nasconderlo, prende davvero lo sconforto davanti a tanta desolazione, degrado, disattenzione, incuria. E’ proprio una grave mancanza di cultura, di sensibilità culturale e di rispetto per il passato – per tutto ciò che dovrebbe essere un’opportunità e una straordinaria occasione di sviluppo e di futuro per questa terra – tutto quello a cui assistiamo ogni giorno intorno ai siti siciliani dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità”.

Ancora una volta, fortunatamente, il val di Noto non è investito direttamente da segnalazioni di gravi emergenze, se non quella legata al degrado degli intonaci dorati che caratterizzano i tesori di Noto, per cui, a suo tempo, Legambiente ha lanciato la campagna Salvalintonaco per tutelare e recuperare le superfici crostate dei monumenti, per evitare di perdere il colore mielato che ha reso famosa la capitale del barocco siciliano.

Nel rapporto 2011, al capitolo emergenze del val di Noto, si leggeva:

“La gestione di questo particolare sito, che coinvolge tre province e otto comuni, non è semplice ed è

difficile giudicare se e come vengano rispettate le prescrizioni dell’Unesco.

Il piano di gestione, uno dei primi elaborati dopo le nuove disposizioni dell’Unesco per riconoscere un sito e inserirlo nella World Heritage List, malgrado venga giudicato dai tecnici e dagli esperti un esempio da seguire per tutti quei siti che ne sono sprovvisti e che lo dovranno in seguito definire, è poco noto e scarsamente rispettato.

La conseguenza è la mancanza di una strategia comune e unitaria; le attività sono affidate pressoché esclusivamente alla sensibilità dei singoli amministratori, che quasi sempre non hanno alcuna spinta, volontà e capacità di lavorare in rete. Ci sono quelli più attenti (come Noto, Modica, Scicli e Caltagirone ), quelli distratti (Ragusa e Militello Val di Catania), quelli che fanno da soli (Palazzolo Acreide) e quelli totalmente disinteressati (Catania).

Tutti, comunque, si fregiano con orgoglio del riconoscimento, del simbolo: incassano il ritorno d’immagine

e la visibilità acquisita, ma ci si ferma solo a questo. È nei fatti venuto meno il valore del riconoscimento

fatto ad un intero territorio (nel 2002 fu la prima volta che l’Unesco individua in una vasta area articolata

e complessa un sito da dichiarare “Patrimonio dell’Umanità”).

Sarebbe indispensabile costruire una vera e propria cabina di regia, per elaborare interventi, strategie,

azioni, attività comuni. In questo specifico ruolo è l’Amministrazione regionale che dovrebbe svolgere il

suo indispensabile compito e funzione.”

Innegabile che, per quanto riguarda la nostra città, maggiore attenzione deve essere rivolta ad alcuni siti in particolare, il palazzo della Cancelleria e il Palazzo Sortino Trono che continuano a non vivere, permanentemente chiusi, la Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in stato di totale abbandono e degrado, la Chiesa di Santa Maria del Gesù e l’annesso convento dei Frati Riformati, inopinatamente finiti nelle mani della Soprintendenza, che vi deve trasferire, da anni, il Museo Archeologico della città, senza che si intraveda all’orizzonte nessun esito né della fine lavori, né dei programmi di utilizzo.

Si spera che il nuovo Soprintendente riesca a sbloccare la situazione.

E in relazione al ruolo che dovrebbe svolgere l’autorità regionale, non ci si può esimere dal riportare l’affondo che arriva da un illustre esponente dell’UNESCO, Ray Bondin, delegato permanente dello Stato di Malta nell’organizzazione delle nazioni unite per la cultura, l’educazione e la scienza, sulle recenti nomine assessoriali di Crocetta. Su Facebook, Bondin, curatore del progetto di tutela della Val di Noto in Sicilia, esprime un giudizio che è una stilettata all’indirizzo del governatore siciliano e delle sue scelte politiche. In particolare Bondin si riferisce alla nomina dei due ultimi assessori della giunta Crocetta, Michela Stancheris al Turismo e Mariarita Sgarlata ai Beni culturali, e dice “Sono di nuovo molto disilluso con la Sicilia che non cambierà mai. Un assessore nordista per il turismo! Un archeologa per beni culturali! Sia il turismo sia i beni culturali hanno bisogno di persone che amano la Sicilia e che sappiano che significa gestire. Uno può essere il miglior ‘scientista’ del mondo o il miglior archeologo ma non sa niente di che cosa è gestire. Ma quello che sbaglio sono io, che ogni volta credo che le cose cambieranno. Io ero lo stupido che ha presentato tanti progetti e discorsi su cosa si deve fare. Tempo sprecato”.

 

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