GRANDE SUCCESSO DI “CANTIERE CULTURALE CENTRALE” PER L’OMAGGIO A MARIANNINA COFFA.

 

“Non dimenticatevi di me! Io potrei vivere ancora!”. Questo l’appello urlato da Mariannina Coffa e che ieri sera è tornata simbolicamente a gridarlo a Ragusa. L’evento dedicato all’arte e alla creatività femminile in una fusione di manifestazioni artistiche tutte diverse ma accomunate dallo scopo di raccontare il vissuto dell’infelice poetessa iblea ha destato una grandissima partecipazione da parte del pubblico che ha gremito la sala conferenze del Museo della Cattedrale. Tantissimi partecipanti per questo appuntamento di Cantiere Culturale Centrale, che sono stati accolti dai conduttori della serata, Isabella Papiro e Stefano Vaccaro (quest’ultimo ispiratore della manifestazione) che dopo i saluti hanno dato il via alla serata tracciando un profilo storico-sociologico di Mariannina. “Molti mi chiedono perché sia importante ricordare Mariannina Coffa? Io rispondo che Mariannina è una maestra di vita, è una donna che descrive emozioni, che trasforma il dolore per la perdita e per la mancanza in qualcosa di bello: in poesia, musica, arte!”. Così ha esordito Stefano Vaccaro nella sua introduzione dedicata alla poetessa. Poi ha aggiunto: “Al giorno d’oggi si da un po’ tutto per scontato senza sapere che le cose che noi facciamo normalmente come andare a scuola, scegliere chi amare, avere pieno possesso di ciò che ci appartiene in realtà sono grandi conquiste quotidiane, prerogative inalienabili che persone come Mariannina e tante altre donne come lei non hanno mai avuto. La Coffa ha vissuto per più di 15 anni a Ragusa ed io la rivendico a tutti gli effetti come cittadina ragusana”. Ad affiancare Vaccaro c’era appunto la giornalista Isabella Papiro che partendo dalle scarpe rosse mostrate in primo piano sulla scenografia, simbolo della lotta contro il maltrattamento delle donne e il femminicidio, ha ricordato come ancora oggi esistono tante Mariannina Coffa, donne vittime della prepotenza e della subordinazione di una società che troppo spesso è disattenta ai bisogni dei suoi stessi componenti. Un breve intervento di Simone Digrandi presidente di Youpolis ha ricordato come tutte le iniziative di Cantiere Culturale Centrale sono volte alla valorizzazione del centro storico anche se spesso, purtroppo, non sono adeguatamente supportate da enti pubblici o da privati, salvo la stampa e l’affissione dei manifesti messi a disposizione dal Comune. La prima forma d’arte a ricordare Mariannina è stata la pittura con la tela della pittrice Ausilia Miceli. Ha presentato il quadro “Recondita armonia”. “Conoscevo già la storia di Mariannina Coffa ma è stata una sorpresa approfondire la sua storia – ha detto la Miceli – Mariannina è un volto per tutte quelle donne maltrattate, il cui intelletto e voglia di fare vengono sempre mortificati da chi non riesce a comprenderli fino in fondo. Ho voluto rappresentare una donna i cui occhi sono bendati, perché Mariannina è stata resa cieca dalla sua stessa famiglia che le proibiva di scrivere ed esprimere la sua anima, mentre le mani aggrappate al libro ricordano la sua caparbietà a non mollare mai quella che è la sua passione più grande: la poesia, che è il motivo stesso della sua esistenza. Ho dipinto sullo sfondo un drappo rosso a simboleggiare il sipario che troppo presto è sceso sulla vita della Coffa a soli 36 anni..”. Le parole dunque hanno lasciato posto alla musica con la pianista Cristina Trigili che ha musicato in occasione di questa serata un sonetto scritto dalla stessa Coffa. I versi hanno sposato una musica sentita e suggestiva che hanno fatto da introduzione all’intermezzo teatrale scritto da Stefano Vaccaro. “Nelle poesie di Mariannina trasudano indelebili umori di annichilimento, la donna da di sè un’immagine inferica, lunare e saturnina: Sono nel regno della luna: Tenebre, tenebre e sempre tenebre, scrive la Capinera”. A raccontare i tratti più salienti della biografia della tormentata poetessa è stata di nuovo Isabella Papiro che con voce coinvolgente ha ripercorso la vita di Mariannina Coffa, narrando il suo dolore per il divieto di scrivere perché donna, per non poter amare in maniera libera l’uomo che vuole sposare e per dover sottostare alle rigide imposizioni sociali. A vestire i panni di Mariannina e Ascenso, l’uomo da lei amato ma che è costretta a non vedere, sono stati i giovani attori Francesca Morselli e Benedetto Guardiano, che hanno dato un’ottima prova delle loro attitudini ad entrare in personaggi dalla psicologia complessa e ben definita. La struggente storia d’amore tutta ragusana è stata rappresentata in maniera appassionata ed avvincente, una Mariannina stanca dei soprusi è quella che ha cavalcato il piccolo palco della sala conferenze per ricordarci che l’essere umano è fautore del suo stesso destino, che le scelte prese in pochi attimi possono condizionarci per tutta l’esistenza e che la libertà di esprimere se stessi è un diritto che tutti dovrebbero avere. A rievocare l’anima della poetessa dei sospiri è stata anche la danza di Emanuela Curcio che si è calata nella vicenda della sventurata aggirandosi tra il pubblico come un’anima in pena. Sulle note originali composte dal musicista Peppe Arezzo la Curcio ha ammaliato con le sue movenze e la sua arte che hanno fatto ritornare Mariannina al centro storico della sua città. Poco prima della conclusione e dei saluti finali la grande partecipazione del pubblico ha preso voce sollevando una questione spinosa ma molto sentita: la dimora di Mariannina Coffa in piazza San Giovanni dovrebbe essere considerata un bene artistico-letterario di grande importanza, una vetrina per i ragusani e per i diversi turisti che si aggirano nel centro storico della nostra città, un luogo da poter conoscere e visitare, tale palazzo invece passa del tutto inosservato giorno dopo giorno. Un triste “affittasi” e una targa commemorativa ricordano che lì visse Mariannina Coffa e nient’altro. E’ da sottolineare dunque che la grande partecipazione di ieri sera sia sintomo di una Ragusa a cui sta a cuore la letteratura e in particolare la nostra poetessa Mariannina Coffa è quindi auspicabile che venisse ricordata non in maniera saltuaria grazie ad eventi organizzati spontaneamente, ma che nasca un polo letterario permanente o una casa-museo magari nella stessa dimora ragusana di Mariannina, che faccia conoscere la poesia ottocentesca siciliana e l’enigmatico personaggio della Coffa. Una serata andata a buon fine, all’insegna dell’arte per ricordare una donna d’arte e come scrive la poetessa stessa “Non abbandonatemi anche voi, salvatemi dalla mia solitudine: Io potrei vivere ancora!”. Soddisfatti gli organizzatori di Cantiere Culturale Centrale che continua ad andare avanti: “Ieri sera è stata la prova che la città ha fame di cultura – dichiara Laura Randazzo, responsabile del gruppo giovani del Museo della Cattedrale, che con Youpolis ha organizzato il cartellone – Il nostro compito sarà quello di andare avanti nonostante le difficoltà, perchè noi ci abbiamo creduto e continueremo a farlo”. E non a caso, tra 15 giorni un altro appuntamento tematico, con il convegno “La musica possibile”: appuntamento venerdì 11 aprile, quando diversi musicisti professionisti della nostra città ci parleranno, con testimonianze e contributi multimediali, delle virtù di chi porta avanti questo lavoro, e anche delle difficoltà che vive chi vuole fare musica a Ragusa.

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