E ORA ARRIVA IL BEL TEMPO. SI FA PER DIRE….

 Con il voto di fiducia il governo ha fatto approvare l’Italicum che dopo l’esame, se positivo, del Capo dello Stato dovrebbe essere operativo il prossimo anno e attorno a tale procedura si è scatenata una diversità di opinioni, talora fra di loro contrastanti, ma che comunque non formano oggetto di questa riflessione essenzialmente perché debbono essere rispettate a prescindere, quindi, di una presa di posizione che oltre tutto potrebbe refluire sulle considerazioni che si intendono rappresentare.

Un dato obiettivo è, comunque, rapprsentato dal rilievo, peraltro non originale, che se non fosse intervenuta la Consulta a dichiarare con obiettive motivazioni l’incostituzionalità del c.d.Porcellum i nostri politici, dopo un decennio di discussioni, sarebbero ancora a discutere senza pervenire ad un quanto meno prevalente schema di modifiche ad una legge che obiettivamente aveva tolto al popolo sovrano il potere di eleggere i propri rappresentanti. Il cittadino in un paese democratico deve potersi interessare dei problemi nazionali ed esprimere, secondo le sue convinzioni, un voto.

Al cittadino deve essere riconosciuto in una democrazia il potere di interessarsi dello Stato.

Se così non è, il cittadino non è da considerare innocuo, ma – ed ancora più grave per come ebbe a dire Pericle, citato da Tucidite – inutile.

Questa legge, in estrema sintesi, non è proprio quella ideale stante che da una  parte consente l’espressione del voto di preferenza e dall’altra di prendere atto dell’elezione di candidati nominati, ma se la stralciamo dall’odierno contesto in cui si trova il nostro paese che per osservare i vincoli di operatività economica, che pure ha sottoscritto e accettato, discendenti dai parametri europei, gli effetti negativi superano in abbondanza i negativi aspetti programmatici e politici che la contraddistinguono.

Non è affatto una novità ricordare a noi stessi che abbiamo una sovranità nazionale limitata, che facciamo parte di contesto europeo che accomuna gli stati membri che si sono date regole economiche che debbono essere costantemente osservate.

Chi ci ha prestato i soldi, avendoli peraltro chiesti, non può essere affatto criticato se per preservare e stabilizzare quanto ha investito ci chiede, direttamente o no, di porre mano ad iniziative strutturali idonee a rendere la spesa pubblica strutturalmente più idonea ad osservare parametri di efficienza con l’eliminazione di sprechi o di servizi che non rispondono ad obiettivi criteri di necessità operativa.

Ebbene, il governo – almeno pare di capire –  per affrontare questi problemi di strutturali cambiamenti ha necessità e bisogno di poter operare contando su una maggioranza che impieghi più tempo ad operare che a discutere, per quanti meno  – tanto per esemplificare – trovare soluzioni idonee per far diminuire una disoccupazione giovanile assolutamente drammatica.

E’ nella comune esperienza giornaliera di ogni cittadino che ci troviamo talora smarriti nei gangli di una burocrazia lenta e farraginosa che nell’espressione dei suoi poteri l’esperienza del normale cittadino la individua per come contrassegnata da una posizione che non si pone, operativamente, sullo stesso piano del cittadino ma in una ostante condizione di superiorità.

Questo, sia ben chiaro, non significa affatto che i burocrati sono brutti e cattivi essendo piuttosto obbligati ad operare sulla scorta di leggi e regolamenti che sono anche loro tenuti a rispettare, almeno fino a quando sono in vigore.

Iniziare a semplificare sulla scorta di principi che tengano conto delle contrapposte esigenze, può essere fatto da un governo che passi più tempo ad operare che a discutere con l’augurio e la speranza che in entrambe le due cose vi si cali il buon senso e la moderazione che sono frutto della civiltà di un popolo.

 

                                                                            

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it