DAL DICKTAT ALL’IMPERATIVO CATEGORICO DELL’ MPA

Le dichiarazioni ufficiali del Sindaco, dell’Assessore alle Partecipate Sammito e quelle rese in conferenza stampa dai capigruppo di MPA-PD ed UNP in merito alla ristrutturazione delle società partecipate, non possono passare inosservate e meritano una conseguente valutazione politica.

Cominciato bene finito meglio l’anno 2010 per l’Amministrazione di Modica!

All’inizio il “diktat” del MPA, alla fine l’imperativo categorico del Movimento per l’Autonomia!

Ad onor del vero il “diktat” è stato imposto dal MPA sin dall’avvio della legislatura nel 2008, costantemente reiterato negli anni fino a far scoppiare  “i mal di pancia di Riccardo” e la “crisi” della Giunta Buscema-Minardo con la conclusione, com’era prevedibile, ad esclusivo beneficio di chi tiene sotto scacco il Sindaco (cioè il MPA che ottiene il potenziamento di deleghe assessoriali, la nomina dell’A.U. della Modica Multiservizi avendo già quello della Rete Servizi, etc.)!

Anche a Modica come a Palermo un solo verbo: “… chi non soggiace alla egemonia del MPA non sopravvive!!!”.

Ne sa’ qualcosa, ad esempio, il già entusiasta Gianfranco Miccichè, anch’egli alla fine rottamato dal fidato (?) alleato Raffaele Lombardo.

Il Buon Antonello Buscema ha appreso bene la lezione ed ha piegato la schiena!

L’intero PD è avvisato: non si sopportano disobbedienze e neanche insofferenze, questo vale anche per i novelli profeti di Una Nuova Prospettiva.

SEL proprio per i diktat del MPA è stata buttata fuori dalla maggioranza, ai suoi rappresentanti va dato atto di non aver accettato imposizioni mantenendo integre le proprie posizioni con dignità e coerenza politica.

Accorpamento sia delle due società partecipate, accorpamento è stato!

Non ci scandalizzeremmo neanche per il merito della questione se non fosse stato utilizzato un “metodo totalitario”, sia per la maggioranza consiliare che per l’opposizione, entrambe espropriate del loro ruolo istituzionale.

Sin dal primo momento in cui si è parlato di ristrutturazione delle società di servizi del comune, abbiamo chiesto, a gran voce ed in tutte le sedi, di essere coinvolti in questo percorso attraverso un serio e responsabile confronto con l’Amministrazione, con gli amministratori unici delle società (Avvocati Carmelo Ruta e Giovanni Giurdanella, A.U. della Multiservizi, che hanno relazionato  in maniera approfondita sulla  problematica) e non ultimo sullo specifico studio redatto dall’apprezzato Notaio Morello consulente nominato dal Sindaco.

Nulla di tutto ciò è avvenuto, anzi tutt’altro.

La solita convocazione del consiglio in seduta straordinaria ed urgente, con la solita delibera trasmessa all’ultimo minuto e per di più cambiata in corso d’opera ed emendata più volte.

Al consiglio ed ai singoli consiglieri, come diceva Benito Mussolini, non restava che una parola: “obbedire”,  o tacendo o dicendosi convinti!

Così si spiega il nostro voto contrario, non per il merito, si ripete, ma soprattutto per il metodo dittatoriale!

Un contributo alla memoria: il Buon Riccardo ed i suoi amici contribuirono alla nascita delle società di servizi nella prima Amministrazione Torchi e non possono dimenticare il pieno coinvolgimento dei gruppi consiliari di opposizione, cui non fu negato il diritto di dare i propri contributi e suggerimenti nel merito.

Oggi siamo in presenza di una scelta meramente politica, giustificata dalla esigenza di unificare le due società  “nelle mani” di una sola componente politica, una mera lottizzazione che avrebbero preteso di mascherare come scelta economica.

Sono state scoperte le menzogne in ordine alle garanzie per i lavoratori, Sindaco ed Ass. Sammito mentono sapendo di mentire!

Ne hanno avuto la prova sia i licenziati riassunti per ordinanza del magistrato del lavoro, sia i licenziati con la mascheratura della collocazione in mobilità, rigettata con decisione degli organi competenti regionali ed artatamente tenuta allo scuro facendola passare sotto silenzio.

Questi ultimi lavoratori e le loro famiglie hanno ricevuto in questi 9 mesi  un danno economico parecchio consistente  (mediamente circa € 2.500 cad. dovuti alla differenza tra lo stipendio e l’indennità di disoccupazione, la mancata corresponsione di 13^ e 14^, etc.), alcuni dovranno essere adesso riassunti, altri invece verranno collocati in mobilità questa volta quella giusta ed ammissibile.

Ebbene inoltre evidenziare che anche questi lavoratori, avendo ritenuto non corretta la scelta della mobilità adottata dai vertici della Multiservizi insieme all’Amministrazione, nel frattempo sono stati costretti ad adire il magistrato del lavoro (ottenendo udienza per il mese di marzo 2011, che a questo punto non servirà).

Per i dodici esclusi dall’accorpamento, cioè i lavoratori delle zone blu, si profila una soluzione di passaggio ad un ipotetico soggetto di diritto privato (Impresa, Società, etc.), ipotetico affidatario di un “Project Financing”, per i quali in questa ipotesi si potrebbero avere effetti positivi (probabili pagamenti puntuali delle spettanze) ma senza certezze di un futuro lavorativo duraturo.

I valori del cattocomunista Buscema si sono sperduti negli anfratti Riccardiani?

Gli integralisti cattolici si sono forse distratti, anche quelli che scrivono pagine di fuoco sugli apprezzabili mensili locali?

Noi modesti cattolici non ci siamo distratti e, purtroppo, con un irriducibile magone abbiamo soltanto potuto manifestare la nostra solidarietà a quei lavoratori che erano caduti sotto la mannaia del “diktat del MPA”.

Si sono rialzati non certamente per atti di resipiscenza della maggioranza, ma perché la giustizia, quella vera, non quella dei giustizialisti, ha dato loro ragione e tutela.

Ci auguriamo di essere pessimisti che hanno torto.

Diceva infatti Einstein meglio un ottimista che ha torto che un pessimista che ha ragione! (d.p.)

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