“DAGLI ATRII MUSCOSI, DAI FORI CADENTI”

Dagli atrii muscosi, dai fòri cadenti,

dai boschi, dall’arse fucine stridenti,

dai solchi bagnati di servo sudor;

un volgo disperso, repente si desta,

intende l’orecchio, solleva la testa,

percosso da novo crescente romor.

 

Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,

quel raggio di sole da nuvoli folti,

traluce de’ padri la fiera virtù:

ne’ guardi, ne’ volti confuso ed incerto

si mesce e discorda lo spregio sofferto

col misero orgoglio di un tempo che fu.

 

S’aduna voglioso, si sperde tremante,

per torti sentieri con passo vagante,

fra tèma e desire, s’avanza e ristà;

e adocchia e rimira scorata e confusa

de’ crudi signori la turba diffusa,

che fugge dai brandi, che sosta non ha.

 

Ansanti li vede quai trepide fere,

irsuti per tèma le fulve criniere,

le note latebre del covo cercar;

e quivi, deposta l’usata minaccia,

le donne superbe, con pallida faccia,

i figli pensosi pensose guatar.

……….

         Abbiamo riprodotto la parte iniziale del secondo coro della tragedia ‘Adelchi’ di Alessandro Manzoni, ambientata negli anni dal 772 al 774 d.C. Quando Manzoni compose questo “coro”, gli ideali della rivoluzione francese di libertà, uguaglianza e fratellanza si erano diffuse in tutta Europa e avevano agito da supporto ideale anche ai movimenti risorgimentali d’Italia. La tragedia racconta della fuga dei Longobardi sconfitti dai francesi e, non potendo pensare che il Manzoni avesse dei poteri profetici che gli facessero prevedere il disastro della lega lombarda di Bossi, non ci resta che pensare che, purtroppo, la storia si ripete. Il messaggio politico del Manzoni è ovviamente rivolto ai suoi contemporanei, a rendersi protagonisti e a non delegare ad altri la propria indipendenza, la propria storia, civiltà e gloria.

         Ho pensato a questi versi stamattina, leggendo un articolo su un quotidiano locale online che così descriveva nel titolo la campagna elettorale per le regionali: Tutti i candidati per voltare pagina.

         E’ vecchia abitudine dei politici quella di prevenire le critiche ergendosi a paladini di chi ad essi si oppone. Così chi finora ha fatto man bassa delle peggiori sistematiche politiche si presenta ora come leader dell’antipolitica e chi da decenni fa politica per il proprio tornaconto personale dice che ora bisogna voltare pagina.

         E allora intanto cominciamo ad evidenziare come con la presentazione delle liste non si è assolutamente voltata pagina ma è sempre la stessa solfa. Tra i candidati più noti ce ne sono uno già arrestato con le accuse di associazione per delinquere, truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato, in merito a un’inchiesta su una presunta truffa legata a finanziamenti statali ed europei e tuttora in attesa di giudizio, e un altro che si è dovuto dimettere da deputato perché condannato per peculato e interdetto per tre anni dai pubblici uffici.

         Poi ci sono, vogliamo essere benevoli, un 80 per cento di faccendieri che nella vita privata non hanno concluso nulla di buono: non hanno studiato, se hanno un lavoro glielo ha dato la politica, altrimenti vivono di politica e con questa cercano di arricchirsi o, nella migliore delle ipotesi, di sopravvivere.

         Restano poche persone per bene, in tutti gli schieramenti, intendiamoci, che hanno una loro vita professionale, non vivono di politica e fanno politica per passione.

         Se vogliamo uscire dal disastro sociale, economico e civile in cui ci troviamo dobbiamo cercare tra questi ultimi le persone cui dare il nostro voto, scegliendo possibilmente chi ha la cultura e la professionalità per affrontare i problemi da risolvere che non sono certo di poco conto. Ricordandoci che votare è importante perché l’astensionismo rafforza i politicanti di professione che con i loro apparati riescono invece a portare la gente a votare.

         Ma basterà il voto a cambiare la nostra società? No, purtroppo non basterà. Bisogna che tutti i cittadini onesti, quelli impegnati nel lavoro e nelle professioni, nell’associazionismo, nel volontariato si mobilitino e organizzino la volontà di cambiamento diffusa ormai in tutta la popolazione. E comincino ad isolare, socialmente e anche nella vita di ogni giorno, come suggeriva sabato su “la Repubblica” Umberto Eco, tutte quelle persone che, per il loro tenore di vita sproporzionato all’attività lavorativa conosciuta, per le loro spese in campagna elettorale al di sopra della possibilità di un impiegato d’ordine o di un operaio, quali sono certi candidati, per comportamenti in genere al di sopra della possibilità di persone oneste, anche se ciò può sembrare un comportamento orgoglioso o superbo e poco “democratico”.

         Ma è giusto che tutto quanto è possibile fare si faccia perché alla fine questi personaggi che hanno distrutto il tessuto morale e sociale della nostra società “Ansanti li vede quai trepide fere, irsuti per tèma le fulve criniere,le note latebre del covo cercar”.

 

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