Coronavirus, dopo Rizzuto muore anche sua collaboratrice. L’on. Dipasquale denuncia possibili casi di malasanità

A Siracusa è morta anche la collaboratrice di Calogero Rizzuto che era scomparso qualche giorno fa. La donna, impiegata del museo Paolo Orsi, era risultata positiva al coronavirus proprio come Rizzuto. Ed intanto i familiari dell’ex soprintendente di Ragusa si sono rivolti ai propri legali per presentare denuncia alla Procura a cui si era già rivolto l’on. Nello Dipasquale che adesso torna a parlare, dopo il nuovo decesso a Siracusa, di un altro possibile caso di malasanità.

“Continuano ad essere segnalati fatti di “malasanità” in diverse parti della Sicilia, si registrano ancora ritardi sia sull’accertamento dei contagiati che sulle tempistiche relative alle cure prestate ai casi più gravi, senza contare i mancati controlli su chi riesce a entrare nell’Isola senza averne diritto. La sensazione è che più di qualcosa non stia funzionando a dovere e su questo deve essere avviato all’Assemblea Regionale Siciliana un confronto serio con il presidente della Regione”. Lo dichiara l’on. Nello Dipasquale, parlamentare regionale del Partito Democratico e segretario alla Presidenza dell’ARS.

“E’ davvero importante che il Governatore venga a chiarire la situazione con i parlamentari – continua Dipasquale – perché la Sicilia ha bisogno di certezze e garanzie, non polemiche col Governo nazionale o sterili dirette su Facebook. Nel frattempo a Siracusa, dopo la tragica storia dell’arch. Rizzuto, si registra una nuova vittima: si tratta di una donna di 51 anni, collaboratrice di Rizzuto. Rimane l’atroce dubbio che se il tampone si fosse fatto per tempo si sarebbero evitati due decessi, ma a questi dubbi dovrà rispondere la Magistratura.

La famiglia di un 56enne di Leonforte, in provincia di Enna, ha raccontato che i sanitari hanno aspettato che l’uomo fosse quasi in fin di vita prima di effettuare un tampone e ricoverarlo. L’uomo ha cominciato a star male il 14 marzo, la febbre è salita a tal punto che neanche la Tachipirina è riuscita a farla scendere. Solo dopo alcuni giorni la decisione di ricoverarlo. L’uomo, cardiopatico e diabetico, adesso è intubato, ma all’Umberto I di Enna mancherebbe il Tocilizumab, il farmaco anti-artrite che combatte la grave infiammazione polmonare causata dal Covid-19. Il farmaco sarebbe stato richiesto diversi giorni fa, ma ancora non è arrivato. Su tutto questo, credo si debba fare presto chiarezza”.

“Dall’inizio dell’emergenza la Sicilia sta reggendo bene rispetto al resto d’Italia e soprattutto in confronto alle Regioni del Nord – conclude Dipasquale – ma ancora il picco dei contagi non è arrivato e, stando così le cose, con le falle registrate negli ultimi giorni, la situazione diventerà sempre più seria. Musumeci riferisca in Parlamento e si confronti con i parlamentari anche per concordare azioni più concrete”.

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