Attualità

Coraggio, inizia la scuola: forse il mondo si salverà

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Next week. Finalmente, per milioni di famiglie e di bambini e adolescenti la scuola entra nuovamente in scena. Per i genitori e per i figli, questo passaggio delicato equivale a una piccola rivoluzione nella vita quotidiana. Una variazione nel paesaggio delle esistenze ordinarie che non può essere sottovalutato.

Insomma, cambiano i nomi delle scuole, ma le risposte delle persone in età evolutiva, nel ventaglio multiforme e policromo che le caratterizza, si ripete nei decenni.

Talvolta, la crisi della “prima volta” costituisce una sfida che genitori e figlio/a non sono capaci di interpretare ed elaborare in modo costruttivo, al punto che tutti finiscono per alimentare e acuire lo stress di tutti, tanto più che il tema del distacco può coincidere con una “fragilità condivisa e circolare” di cui il genitore per primo non è consapevole. Ma guardiamo alle luci e non alle ombre!

Questi in Sicilia non sono giorni come gli altri. Ne scrivevo già. Sono i momenti in cui piccoli Michelangeli, dai cinque ai tredici anni, scelgono i loro colori, i pennelli, i sogni per dipingere nei prossimi nove mesi la loro personalissima Cappella Sistina.

Perché quando, nella liturgia delle cose minime ed essenziali, entrano in cartoleria, come in una chiesa odorosa, e riempiono lo zaino nuovo di quaderni, libri e matite (e spengono per qualche ora il  cellulare e il tablet), lì ha inizio il vero capolavoro, l’ultimo che ormai ci rimane: la scuola. Da sempre.

La scuola non appartiene solo a studenti e insegnanti. I genitori sono parte integrante della comunità scolastica. L’ascolto dei figli e il costante confronto con gli insegnanti sono il cuore del sistema circolare scuola/famiglia di oggi.

Se posso dire, voi docenti siate ispiratori ed educatori appassionati, capaci di suscitare nei vostri allievi il gusto di conoscere, di interrogarsi e di cercare risposte che conducano alla capacità di pensare autonomamente. Ogni insegnante non offre conoscenze, ma sceglie di esserci nella crescita.

La passione, il gusto di conoscere, di interrogarsi, il pensare con la propria testa, non solo nozioni, la vita dell’alunno.

La scuola come giardino dell’inclusione, del confronto, dell’unicità. Dell’originalità. Della curiosità. Della creatività. Della ricerca della bellezza.

Io ai piccoli allievi non direi: “Impegnatevi, studiate, siate seri e obbedienti, ripetete cosa vi dicono gli insegnanti di imparare, portate bei voti a casa e i vostri sacrifici faranno di voi degli adulti responsabili.”

A scuola non si va per apprendere nozioni, ma per creare strutture e pensieri e opportunità e sperimentare l’estetica delle relazioni. Si impara a coltivare ideali, a dipingere grandi sogni.

Dobbiamo vedere nella scuola innanzitutto e prima di tutto la Casa della Felicità dei bambini e dei ragazzi. Una Casa che è il Mondo, che solo loro potranno salvare. E allora, felice inizio a tutti gli artisti delle volte celesti di questo mondo.