Confronto conclusivo sul cyberbullismo mercoledì al “Perracchio”. Attese scintille

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Un progetto di contrasto al cyberbullismo ha felicemente coinvolto nei primi mesi di quest’anno scolastico molte classi dell’Istituto “Quasimodo” e della scuola “Mariele Ventre”. Mercoledì 21 febbraio alle 17.30, al Teatro “Perracchio”, siete tutti invitati a partecipare all’incontro conclusivo sul tema. 

Sarà un confronto breve e indimenticabile, se non altro perché, auspico, sarà previsto il vostro coinvolgimento attivo, e perché, inoltre, proveremo a dire cose nuove e non necessariamente “corrette politicamente” su un argomento che ormai è stato spremuto in questi anni più delle settantaquattro edizioni del Festival di Sanremo.

Battute a parte. La questione è drammatica. Lo sappiamo. Il bullismo su Internet e nei social da anni è un fenomeno perfido, sottile e diffuso. I minori sono coinvolti, sia nel ruolo di vittime che in quello di responsabili, attori cioè di atteggiamenti e azioni virtualmente e di fatto violente, nel bosco fitto, opaco e troppo spesso incontrollato della Rete. Oggi la tecnologia permette ai “bulli” di insinuarsi nelle stanze delle vittime, facendo capolino in ogni istante della loro vita, assillandole con offese per il tramite di messaggi, video, immagini negli smartphone.

Io credo da sempre che a scuola, in seno all’intero percorso degli studi della Primaria e della Secondaria di Primo e Secondo Grado, debba essere garantita, secondo modalità, tecniche e linguaggi calibrati alle distinte fasce d’età, una sorta di “Educazione alla cittadinanza su Internet” che stimoli una riflessione reale su alcuni temi concreti, tra i quali: 

1. l’empatia, la propensione nel mettersi nei panni degli altri, per così dire, una facoltà messa in crisi dallo strumento della “comunicazione a distanza” (la relazione dietro il diaframma del display); 

2. il rispetto delle sensibilità altrui (e la consapevolezza del potere che le parole hanno di ferire);

3. la “gravità legale” di condotte improprie sul web e le implicazioni penali che persino il Far West della Rete non può eludere;

4. la necessità di informare i genitori (gli adulti di riferimento, in generale) e di denunciare insieme alle autorità preposte. 

L’insistenza da parte degli adulti nel voler correggere e raddrizzare dall’alto i bambini e gli adolescenti ha un che di paradossale. Ognuno di noi in questi mesi ha avuto la possibilità di fare un breve giro nei social network di tanto in tanto. È spaventoso e desolante il livello di aggressività, maleducazione, cinismo (e talora violenza) agito da una moltitudine di adulti, anche i più insospettabili, talora anche politici e “legislatori”, in altri casi “anziani” pluri laureati e Insegnanti della vita saggia sul pianeta Terra. 

Non occorre essere luminari in psicologia per vederlo: i modelli e gli esempi dei più giovani siamo noi. Questo è il dilemma. I corsi quotidiani sulla “decenza emotiva” e sull’intelligenza civile dovremmo farli innanzitutto noi adulti, prima di redarguire o ammaestrare dall’alto i bambini. Dopo aver consultato lo specchio più sincero, possiamo provare ad ascoltarli, vederli, educarli, ma seduti insieme a loro. Per terra.

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