CON LA DISCESA DEL SIMULACRO DI SAN GIUSEPPE

“Per custodire dobbiamo anche avere cura di noi stessi. Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita. Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono. Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza”. Don Gino Ravalli, parroco di Maria Santissima Annunziata e San Giuseppe a Giarratana, ha citato le parole di Papa Francesco, quelle ormai diventate celebri, pronunciate durante la santa messa di inizio del Pontificato, il 19 marzo dello scorso anno, per segnare il senso dei solenni festeggiamenti in onore del Patriarca che, nel centro montano ibleo, hanno preso il via ieri sera con la tradizionale cerimonia di discesa del simulacro dall’altare maggiore, tenutasi subito dopo la funzione religiosa. “San Giuseppe – ha ricordato don Ravalli – è corresponsabile della missione della Chiesa. E noi, seguendo le parole di Papa Francesco, dobbiamo imparare a “custodire l’altro”, così come ha saputo fare San Giuseppe”. Una celebrazione molto sentita, quella di ieri, dalla comunità dei fedeli giarratanesi che, come accade ogni anno, si stringono attorno alla figura del Patriarca a cui esprimono la propria sincera devozione con una partecipazione attenta ai vari momenti che scandiscono i solenni festeggiamenti. Iniziative che culmineranno con la festa esterna di domenica 23 marzo. “Intanto, però – ricorda don Ravalli – abbiamo predisposto altri momenti speciali già in occasione della festa liturgica del Patriarca che si terrà, naturalmente, il 19 marzo. Per quella circostanza intendiamo celebrare al meglio anche la festa del Papà con una speciale funzione eucaristica che si terrà nel pomeriggio, a partire dalle 19, e che vedrà la presenza di numerosi genitori. E’ una iniziativa che abbiamo voluto predisporre per riempire di significato questo momento che assume un valore sempre più pregnante in un momento in cui occorre ritrovare il senso pieno della parola famiglia”.

 

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