CNA: TROPPE PENALIZZAZIONI PER LA CRESCITA DEL TERRITORIO

“Non possiamo permetterci il lusso di far finta di ignorare che nel sottosuolo della Sicilia e, segnatamente, della nostra provincia, ci sono sacche petrolifere. Il petrolio è oggi il più grande strumento del progresso dell’umanità. E dobbiamo sfruttarlo, per quanto è possibile”. E’ quanto emerso dal convegno tenutosi questa mattina, nella sala conferenze “Pippo Tumino” della sede Cna di Ragusa, sul tema “Energia e imprese” organizzato dal Centro studi per l’artigianato e la Pmi. Convegno che ha posto l’accento sulla spesa energetica che incide in maniera pesante sui costi di produzione delle imprese. I lavori, aperti dal presidente provinciale Cna Ragusa, Giuseppe Massari, che ha sottolineato la caratura di un appuntamento che ha voluto mettere in rilievo alcuni atteggiamenti contrari al progresso, anche nell’area iblea, hanno visto gli esperti soffermarsi, con le proprie relazioni, sulle tematiche più scottanti che riguardano da vicino l’area iblea. Francesco Patania, docente dell’Università di Catania-facoltà di Ingegneria, Giuseppe Salmè, giornalista, ex dirigente di Gulf ed Eni, hanno chiarito che, negli ultimi cinquanta anni, è stato estratto più petrolio di quanto ne sia stato scoperto; ciò significa che la produzione sarà presto incapace di tenere il passo con la richiesta crescente. E il prezzo aumenterà sempre di più; ma quello che è più grave è che le disponibilità saranno ridotte. Ecco perché il presidente del Centro studi, Saverio Terranova, puntando l’indice su ciò che sta accadendo nell’area iblea, ha evidenziato che “quando la Regione Siciliana vota alla unanimità il divieto di sfruttamento del petrolio nel Mediterraneo dimostra ancora una volta di non capire nulla di problemi economici. Come non ha capito – ha proseguito – quando un assessore ha firmato il decreto che istituisce questo Piano Paesistico a Ragusa; come non ha capito niente quando ha liquidato tutte le iniziative industriali regionali, mettendo sullo stesso piano imprese attive e industrie decotte; ossia quelle che producevano ricchezza e occupazione e quelle che distruggevano risorse pubbliche. Il petrolio va cercato, estratto e inviato per la raffinazione. Il problema è un altro: il territorio di estrazione ne deve avere dei benefici; non può assistere allo sfruttamento senza goderne i frutti. Questo è quello che deve fare la Regione. Ma ne è capace?”.

Lo stesso discorso è stato fatto per il metano. E’ risaputo che nel Val di Noto, quindi nella nostra provincia, esistono ampie sacche di gas. “Ce ne sono sfruttate a Comiso – ha aggiunto Terranova – ma ce ne sono molte altre che tardano ad essere sfruttate per i noti impedimenti che la Regione e spesso anche i Comuni frappongono. Abbiamo visto a Vittoria, una città dotata di un impressionante dinamismo produttivo, che il Comune ha organizzato una manifestazione contro una società che cominciava le perforazioni. Questo è un atteggiamento contrario al progresso, contrario alla imprenditoria, contrario alla occupazione. In una parola contrario alla nostra stessa vita. Così come per il fotovoltaico, che risulta essere in grande crescita. A Ragusa abbiamo un grave handicap: il piano paesaggistico. Esso impedisce gli impianti di fotovoltaico nell’area di livello 2, cioè nell’altipiano Ragusa-Modica. Ci chiediamo quali benefici riceveranno i cittadini della nostra provincia da questi provvedimenti così penalizzanti”. Tommaso Campanile, responsabile nazionale del Dipartimento competitività e ambiente ha sostenuto che quello del prezzo dell’energia in carico alle imprese è un problema che non può più essere rinviato. “E’, però, un problema – ha spiegato – che può essere risolto. Sia sul piano della tassazione che degli strumenti tecnici per ridurre i costi di produzione e di trasporto. Ogni ulteriore rinvio della questione è una ferita che si produce sul corpo vivo e già provato delle piccole industrie”. La Cna di Ragusa ha, quindi, fatto appello a tutte le forze politiche del territorio perché prendano a cuore le sorti della piccola impresa, l’unica che è rimasta a Ragusa a produrre reddito e occupazione. Quella che ha impedito di provocare la grande esplosione di disoccupati che si è vista altrove. 

 

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