CHÂTEAUNEUF-DU-PAPE

Pochi chilometri a nord di Avignone, si colloca la AOC Châteauneuf-du-Pape. Il nome di questa denominazione si deve al piccolo omonimo comune. Châteauneuf significa nuovo castello e indica, quindi, il nuovo castello del papa. Il riferimento è di tipo storico. Nel 1316 papa Giovanni XXII fece di Avignone la nuova sede papale e vi portò, non solo la corte, ma anche viticoltori. L’odierna zona vitivinicola di Châteauneuf-du-Pape si trasformò durante il medioevo nel vigneto personale del papato. La città di Châteauneuf-du-Pape si sviluppò attorno al castello dei papi, oggi in rovina, e divenne la residenza principale del papa, dopo quella di Avignone.

Oggi la AOC Châteauneuf-du-Pape è considerata la migliore versione di vino presente nel Rodano meridionale. Effettivamente le zone che circoscrivono questa AOC sono eccessivamente pianeggianti e fertili per poter produrre vini di qualità. L’unica eccezione in questa zona pianeggiante è proprio la campagna che circonda la cittadina di Châteauneuf-du-Pape. I vini qui prodotti hanno un carattere più muscoloso rispetto alla norma dei vini francesi. La gradazione alcolica dei vini francesi si attesta in genere sui 12,5%, ma a Châteauneuf-du-Pape i vini superano di norma i 14%.

La produzione annua si aggira sui 100.000 ettolitri, di cui circa il 95% della produzione è di vino rosso. Il livello qualitativo di questa AOC si attesta su un prodotto di medio livello con alcune punte di eccellenza. Lo Châteauneuf-du-Pape però è un vino dai molteplici volti. Certo la forza alcolica riguarda tutte le versioni di questo vino, ma tenuto conto che il disciplinare di produzione permette l’uso di ben 13 vitigni diversi, si può comprendere perché non è facile definire questo vino.

Si possono però tener presenti alcuni fattori che determinano il tipo di vino che verrà prodotto. I vini tradizionali hanno il vitigno grenache come grande maggioritario, sono quindi vini poco colorati, ma pronti nell’arco di uno o due anni per essere degustati. Oggi, diversamente, molte aziende tendono ad ottenere vini più scuri e intensi. La presenza di grenache è sempre maggioritaria, ma non tanto da impedire al vino di avere colorazioni impenetrabili. Più simili ai vini bordolesi, gli odierni Châteauneuf-du-Pape presentano però sovente chiare e nette impronte olfattive di legno, che fortunatamente ancora oggi a Bordeaux viene considerato un difetto.

I tredici vitigni permessi sono i rossi granache, mourvèdre, syrah, cinsault, counoise, vaccarèse, picpoul noir, terret noir; e i bianchi grenache blanc, clairette, bourboulenc, roussanne e picardan. Il disciplinare di produzione non obbliga assolutamente a utilizzare tutti e tredici i vitigni. Oggi, infatti, a eccezione di soltanto due produttori, non si utilizzano in genere più di sei vitigni ed è praticamente norma escludere i vitigni bianchi.

L’utilizzo di così tanti vitigni può sembrare dispersivo e confusionario, ma in realtà si rivela molto utile per bilanciare il vino. In annate troppo calde è possibile aumentare la percentuale di vitigni più ricchi in acidità ed evitare così la precoce ossidazione del vino. Altrettanto avviene quando l’annata si può rivelare fredda, essendo possibile aumentare la percentuale dei vitigni a maturazione precoce o di quelli più resistenti al freddo ed escludere i vitigni che non hanno maturato. Questo sistema comporta però che il vino possa essere particolarmente diverso di annata in annata. È però un’eventualità questa che non si verifica spesso, poiché il clima, in questa parte della Francia, è di tipo mediterraneo e difficilmente può presentare problemi legati al freddo. Il caldo, invece, è una costante e i produttori in genere privilegiano nei tagli dei loro vini la presenza di vitigni ricchi in acidità. Nonostante ciò, nelle annate particolarmente calde, il difetto di eccessiva alcolicità e di precoce ossidazione, soprattutto nei vini che subiscono lunghi affinamenti in cantina, è abbastanza evidente.

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