C’È CORRENTE E CORRENTE!

Tracciare una storia dei partiti politici vuol dire, quasi sempre, ricorrere all’esame delle varie correnti che hanno caratterizzato le diversità di pensiero all’interno di uno stesso schieramento.

Dall’interno dei partiti, non possono fare altrimenti, vengono considerate come un indispensabile contributo, giudicato, addirittura, originale con una definizione che ha del surreale, al pensiero e all’organizzazione di un partito.

All’esterno, la retorica antipartitica, e l’opinione pubblica in genere, considerano il fenomeno delle correnti come uno dei fattori determinanti del caos politico, intravedendo nella formazione delle correnti non un sano e proficuo confronto, quanto piuttosto la tendenza ad organizzare gruppi contrapposti che mirano  solo all’egemonia da cui conseguono, direttamente incarichi a vario titolo e potere da gestire.

Se il fenomeno può essere compreso e, per certi versi, anche condiviso per l’organizzazione a livello nazionale, non si riesce ad eliminare il fantasma della logica spartitoria, come motivo scatenante, quando le divisioni avvengono in sede locale, dove, spesso ‘il contributo alla pluralità di vedute’ assume toni grotteschi.

In ogni caso, il giudizio sulle correnti si mantiene sereno e distaccato fin quando le divisioni trovano una sintesi democraticamente raggiunta, determinano l’allontanamento e il rifiuto della politica quando diventano causa di sconfitta elettorale perché considerate l’origine della disfatta.

Il fenomeno delle correnti era sconosciuto nel vecchio PCI, dove non c’erano componenti interne organizzate, peraltro vietate dallo statuto che proibiva l’organizzazione di minoranze interne, c’erano solo tendenze, più o meno individuabili, come avvenne poi nel PSI, riferibili in sostanza alla maggiore o minore adesione ai principi e agli ideali del Comunismo Sovietico.

Comunque, anche se a qualcuno può sembrare dissacrante, si può sicuramente affermare che le correnti, anche nei partiti citati, come lo sarà per la DC, nascono e si sviluppano contestualmente alla gestione del potere, alla partecipazione al Governo della nazione.

La DC, al potere dall’immediato dopoguerra, manifestò ben presto il fenomeno delle correnti, nel PSI si svilupparono le correnti quando Craxi arrivò alla carica di Primo Ministro, anche, se le divisioni erano prevalentemente locali, rifacendosi quasi tutte al leader, l’attuale PD, ultima emanazione del vecchio partito comunista, ha visto il fiorire delle correnti da quando ha assunto responsabilità di governo, il PDL, come aggregazione prevalente di democristiani e socialisti, ha conosciuto pure la formazione di correnti che, per certi versi si rifanno al modello socialista, riferendosi tutte allo stesso leader e impostando le divisioni su base locale.

Per un orientamento preliminare, vale la pena di ammirare la storia delle correnti della DC.

Nel periodo degasperiano non ci furono correnti organizzate e fino al 1952 il partito era saldamente in mano a De Gasperi e ai suoi fedelissimi, provenienti, quasi tutti, dall’ex Partito Popolare di don Luigi Sturzo, Attilio Piccioni, Giuseppe Spataro, Mario Scelba, Bernardo Mattarella, Giulio Andreotti.

Si parla di una corrente degasperiana in seguito al manifestarsi dei dossettiani, (i nomi sono spesso derivanti dal leader della corrente di pensiero). A Dossetti si ispiravano Amintore Fanfani, Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira. Culturalmente cresciuti intorno all’Università Cattolica di Milano di padre Agostino Gemelli, espressero posizioni politiche di sinistra, fortemente improntate ad una concezione cristiana integrale della società, più attente alle esigenze di crescita sociale delle classi più povere del Paese, contrapposte alla politica cattolico-liberale di Alcide De Gasperi e della maggioranza della DC.

Contestualmente c’era la presenza di tre gruppi, molto meno influenti ma pur sempre significativi, Politica Sociale, ovvero gli amici di Giovanni Gronchi, che fu Presidente della Camera e, poi, Capo dello Stato, i vespisti (così chiamati dal luogo dove nacque il gruppo, il club Vespa di Roma ) gruppo di ex popolari più vicini alle posizioni moderate della DC, Forze Sociali, una corrente legata al sindacalismo cattolico, a cui facevano riferimento Giulio Pastore e molti dei sindacalisti della CISL.

La prima, vera, corrente della Democrazia Cristiana fu Iniziativa Democratica guidata da Amintore Fanfani, che succedette ad Alcide De Gasperi alla segreteria politica della DC, dopo la morte dello statista trentino.

Vi troviamo gran parte della futura classe dirigente democristiana: oltre ad Amintore Fanfani, ci sono Aldo Moro, Mariano Rumor, Benigno Zaccagnini, Luigi Gui, Emilio Colombo. Amintore Fanfani costruisce una capillare struttura organizzativa della DC, per combattere sul territorio la forza e la penetrazione dell’organizzazione del PCI.

In quegli anni correnti  minori sono Primavera, legata a Giulio Andreotti, con posizioni più di destra, la corrente di Centrismo Popolare guidata da Mario Scelba, che si pone in continuità con l’esperienza degasperiana, la nuova corrente della sinistra di Base, fondata da Giovanni Marcora nel 1953, che ricevette l’appoggio del Presidente dell’ENI Enrico Mattei e a cui aderì, fra gli altri, Ciriaco De Mita.

La corrente di Iniziativa Democratica subì una spaccatura per la concentrazione delle principali cariche istituzionali e di partito nella figura di Amintore Fanfani, nel 1959 si costituisce la corrente dei Dorotei (il cui nome deriva dal convento di Santa Dorotea nel quale alcuni leader di Iniziativa Democratica si riuniscono per dare la sfiducia a Fanfani), cauta nell’approccio verso il centro-sinistra e più attenta alle ragioni delle gerarchie ecclesiastiche ed alle associazioni industriali, a cui aderiscono Aldo Moro, Mariano Rumor, Antonio Segni, Paolo Emilio Taviani.

Arnaldo Forlani, Ettore Bernabei, Franco Maria Malfatti, Giovanni Gioia, continuano a sostenere Fanfani e danno vita alla corrente di Nuove Cronache, mentre viene fuori Rinnovamento Democratico, corrente dei sindacalisti, che diventerà, poi, Forze Nuove, di cui fanno parte Giulio Pastore, Carlo Donat Cattin e Bruno Storti.

Nel corso degli anni sessanta il partito è nelle mani del raggruppamento più moderato della DC (i dorotei di Moro e Segni, la corrente Primavera di Andreotti, la corrente Centrismo Popolare di Scelba), che prevale sul raggruppamento più a sinistra (la corrente Nuove Cronache, la corrente di Base, la corrente Rinnovamento Democratico). Alla segreteria della DC si alternano prima Aldo Moro, poi Mariano Rumor e Flaminio Piccoli per un breve periodo. Alla fine del decennio la corrente va in frantumi.

Nasce la corrente dei Pontieri, una costola della corrente dorotea guidata da Paolo Emilio Taviani, che si pone l’obiettivo di creare un ponte tra la maggioranza del partito e le sue correnti di sinistra. Nel 1968 si costituiscono i Morotei, gli amici di Aldo Moro che si distacca dai dorotei assumendo una posizione autonoma nel partito, con una linea politica sempre più orientata verso la sinistra. A questa corrente appartengono Benigno Zaccagnini e Luigi Gui. Mariano Rumor e Flaminio Piccoli danno vita a Iniziativa Popolare, mentre Impegno Democratico, vede insieme Emilio Colombo e Giulio Andreotti.

Dal 1969 al 1975 sono gli uomini della corrente di Nuove Cronache che guidano la DC, con Arnaldo Forlani prima e Amintore Fanfani poi.

L’avanzata del PCI alle elezioni contribuì all’elezione alla segreteria Benigno Zaccagnini, uomo legato ad Aldo Moro, con una politica orientata al rinnovamento e al confronto con i comunisti. Nel 1976 il Congresso vide l’alleanza delle correnti di sinistra della DC prevalere  sull’alleanza delle correnti moderate (dorotei, fanfaniani, andreottiani). Nasceva l’Area ZAC (correnti di sinistra dei Morotei, della Base, e di una parte di Forze Nuove). Il cammino della corrente fu tragicamente interrotto dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro. La maggioranza del partito si costituisce intorno ad un “Preambolo” comune, a cui aderiscono i dorotei di Flaminio Piccoli e Antonio Bisaglia, la corrente Nuove Cronache di Amintore Fanfani e Arnaldo Forlani, e la corrente di Forze Nuove di Carlo Donat Cattin. Rimangono all’opposizione interna l’Area Zac e gli andreottiani.

Al Congresso del 1982 Ciriaco De Mita infatti, espressione della corrente della sinistra di Base raggruppata nell’Area Zac, viene eletto da una parte dei dorotei (Flaminio Piccoli), da una parte di Nuove Cronache (Amintore Fanfani) e dalla corrente andreottiana. A uscire sconfitto è Arnaldo Forlani, sostenuto dai dorotei di Antonio Bisaglia e da Forze Nuove di Carlo Donat Cattin.

Inizia il lungo periodo di segreteria di De Mita che, prima è caratterizzato dalla competizione con il PSI all’interno di una coalizione che diventa il pentapartito, poi, dopo il 1983, vede una gestione sostanzialmente unitaria della DC, che compie uno sforzo teso alla abolizione delle correnti tradizionali.

L’ultimo Congresso nazionale del 1989 vede la sola novità della corrente di Alleanza Popolare, a cui fanno riferimento i dorotei di Antonio Gava e Flaminio Piccoli, insieme agli amici di Arnaldo Forlani. La corrente viene a rappresentare il cosiddetto Grande Centro della Democrazia Cristiana, accanto alla sinistra di Base di Ciriaco De Mita, alla corrente Primavera di Giulio Andreotti, a Forze Nuove di Carlo Donat Cattin ed a quanto rimane del seguito di Amintore Fanfani.

Si stava meglio prima? Lo vedremo.

 

 

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