Caso cartello antifascista a Ragusa: l’associazione Partigiani insorge, “Gravissimo attacco alla Costituzione. Resistere con dignità, senza arretrare”

Doveva essere una giornata di memoria, raccoglimento e unità nel ricordo della Liberazione. Invece, il 25 aprile di Ragusa, pur se a qualche giorno di distanza, si è trasformato in un caso che solleva interrogativi sulla libertà di manifestare il proprio pensiero.

Durante le celebrazioni ufficiali, un giovane manifestante — in modo pacato e rispettoso — esponeva un piccolo cartello formato A4 con la scritta: “Sobriamente antifascista.” Una presenza discreta e coerente con lo spirito della giornata. Tuttavia, la sua semplice azione non è passata inosservata: alcuni agenti delle forze dell’ordine si sono avvicinati, gli hanno chiesto i documenti e lo hanno invitato a ritirare il cartello.

Un episodio che ha subito indignazione. L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Ragusa ha espresso profonda preoccupazione e ha manifestato solidarietà al giovane, sottolineando come la Costituzione — nata proprio dal sacrificio della Resistenza — sancisca il diritto inviolabile di manifestare liberamente il proprio pensiero.

Con un comunicato ufficiale, l’ANPI provinciale di Ragusa, attraverso le parole del presidente Gianni Battaglia, ha ribadito il proprio punto di vista: “Difendere la memoria significa anche difendere i principi fondamentali su cui si fonda la nostra Repubblica. La sobrietà non è silenzio o rassegnazione. La sobrietà è forza, è consapevolezza, è Resistenza”.

L’episodio acquista una valenza ancora più significativa considerando il particolare contesto di quest’anno: l’80º anniversario della Liberazione e il clima di lutto nazionale per la recente e improvvisa scomparsa di Papa Francesco. Un momento carico di emozione che, secondo l’ANPI, avrebbe dovuto esaltare ancora di più i valori di libertà, rispetto e partecipazione, non certo reprimerli.

Manifestare il proprio pensiero è un diritto costituzionale”, ricorda l’associazione, citando l’articolo 21 della Costituzione italiana, che garantisce a tutti la libertà di esprimersi “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

L’ANPI denuncia anche un rischio crescente: quello di vedere il 25 aprile svuotato del suo significato autentico, schiacciato tra retoriche di sobrietà male interpretate e tentativi di censura strisciante.
Il gesto semplice e silenzioso del giovane ragusano, invece, rappresentava pienamente il senso più profondo della Festa della Liberazione: resistere con dignità, senza urlare ma senza arretrare.

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