BREXIT – RIFLESSIONI POST REFERENDUM

Nonostante siano passate poco più di due settimane dal voto sull’uscita del Regno Unito dall’Europa, resta ancora emblematica l’analisi di alcuni dati inerenti al voto.  Non mi soffermo sull’aspetto finanziario in quanto è stato a lungo dibattuto nei giorni immediatamente successivi al voto né sull’aspetto economico.  La mia riflessione  invece vuole approfondire il dato anagrafico circa l’elettorato britannico; in special modo come ha inciso l’età dei votanti sulla loro scelta.   Infatti, come è stato ripetuto e ripreso più volte da  varie testate giornalistiche, attenendoci ai dati forniti da Yougov il 64% degli elettori tra i 18 e i 24 anni ha votato per rimanere nell’Unione Europea; invece quando si analizza la fascia dei votanti che va dai 25-49 anni  la percentuale dei favorevoli all’Ue si abbassa al 45%. La fascia che coinvolge l’elettorato dopo i 50 anni: tra i 50 e i 64 anni  per l’esattezza il  49 % ha votato per il  Leave, mentre con  gli over 65 la percentuale aumenta di parecchio; basti pensare che il 58% di essi ha votato per l’uscita dell’UK .  Questi dati se pur interessanti sono stati oggetto di un effimero dibattito,  riducendo il tutto ad un semplice scontro generazione  tra “giovani” e “anziani”. Si ha la sensazione che questa tematica sia stato oggetto di considerazione  forse troppo frettolose e precipitose. Non si è provveduto nei vari talk show e salotti televisivi ad un’analisi antro-politica sulla frattura generazione che il voto ha messo in luce. Più volte, se non spesso, si è chiuso il dibattito troppo velocemente, riassumendo il tutto con delle massime secondo cui i giovani, figli dell’Europa e dell’apertura alla libera circolazione di persone,vedevano il Leave come un ostacolo alla loro voglia di multiculturalismo. Di contro, troppo precipitosamente, si è provveduto subito ad etichettatre gli over49e gli over 65 come persone chiuse nel loro egoismo nazionalistico, lontane dagli ideali di un Europa unita. Ma siamo proprio sicuri che questa chiave di lettura sia stata utilizzata correttamente? Bisogna compiere un passo indietro di circa 43 anni, fino a giungere nel 1973, quando il regno Unito decide di entrare a far parte del mercato comune nonostante il paese non fosse firmatario del Trattato di Roma istitutrice della CEE (Comunità Economica Eruopea) nel 1957. Solamente due anni dopo nel 1975 nel Regno Unito viene indetto, dal neo primo ministro britannico Harold Wilson, un referendum molto simile a quello del giugno 2016; infatti l’oggetto di tale referendum chiede ai cittadini britannici se desiderano rimanere ancora nel gruppo di nazioni aderenti alla CEE.Il 26 aprile 1975 l’elettorato britannico vota a favore del Remain, con una maggioranza pari al 62% .In quell’aprile 1975, quelli che oggi sono definiti over 65,  appartenevano ad una fascia di età che oscillava tra i 25 ed i 30 anni di età, mentre gli over 49 pur non essendo ancora maggiorenni erano stati determinanti sull’esito del referendum in quanto si erano mobilitati con  manifestazioni e creazioni di circoli studenteschi pro-comunità europea. Queste due fasce di età che  mezzo secolo fa erano state determinanti per il Remain, oggi lo sono state  per il Leave.

Dietro questa scelta, che molti colleghi ed opinionisti giudicano forse troppo frettolosamente come una suggestione dettata dagli “anziani egoismi” dietro di sè porta qualcosa di più profondo. Forse bisognerebbe soffermarsi e riflettere che gli anziani i quali hanno votato massicciamente per il Leave non sono altro che una generazione disillusa, la quale ha partecipato e voluto fortemente creare quell’Europa che ad oggi ha fallito tutti i suoi obiettivi pioneristici. Gli over 65 hanno visto la nascita e lo sviluppo prima delle Comunità Europee e poi dell’Unione stessa e se oggi decidono in blocco di votare per l’uscita del proprio paese dalla stessa Unione, allora sarebbe corretto pensare che ciò che loro si prefiguravano o sognavano non è stato altro che un fallimento. Non a caso chi si è opposto al Remain sono state le fasce più giovani, quelle che dall’Europa fino ad esso hanno tratto il massimo beneficio, dimenticando o forse senza avere mai saputo che esisteva un passato in cui fuori dall UE secondo alcuni si viveva meglio.

 

 

 

 

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