Bovini, in Italia chiude 1 stalla su 5. Tiene il numero degli allevatori ragusani, capi in crescita   

Il rapporto “La Fattoria Italia a rischio crack”, diffuso dalla Coldiretti e dall’Associazione Italiana Allevatori (Aia), mette in luce come nel decennio 2013-2023 siano scomparsi quasi 90mila allevamenti in Italia, un fenomeno che colpisce soprattutto le aree montane e interne, più difficili da gestire. In questo panorama, tuttavia la Sicilia riesce a tenere. I numeri dell’Anagrafe nazionale zootecnica descrivono nell’Isola un settore ancora solido, con 9,437 allevamenti fra bovini da carne, da latte e misti (dato al 30 giugno 2023, -0,40% sulla precedente rilevazione del dicembre 2022) e 346.512 capi complessivi, in crescita del 5,44% rispetto alla fine del 2022.

Bovini nel ragusano: il dettaglio

Ragusa, in particolare, con 1.377 allevamenti è la terza provincia siciliana per numero di allevamenti bovini, alle spalle di Palermo (2.542) e Messina (2.412 allevamenti). Quanto al numero di capi, la provincia di Ragusa con 79.466 capi (+1,18% su dicembre 2022) è seconda, a un’incollatura da Palermo (81.601 capi).
Tra le varie città, Modica si distingue con la maggior parte degli allevamenti (513), seguita da Ragusa con 506 e, nell’ordine, Scicli (115), Chiaramonte Gulfi (58), Ispica (50), Monterosso Almo (36), Giarratana (34), Santa Croce Camerina (23), Vittoria (20), Comiso (16), Pozzallo (4) e Acate (2). Questi allevamenti sono prevalentemente destinati alla macellazione (1.082), mentre quelli da latte sono 295. La densità di allevamenti in provincia è di 0,85 per chilometro quadrato, la più alta in Sicilia, dove la media regionale è di 0,37 allevamenti/km².
La situazione delle stalle in provincia di Ragusa, quindi, riflette le sfide e le opportunità dell’allevamento in Italia. La densità elevata di allevamenti evidenzia un settore vitale ma anche vulnerabile ai cambiamenti globali. È fondamentale, per la sostenibilità a lungo termine, affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali che l’agricoltura moderna presenta. La salvaguardia della biodiversità e la promozione di pratiche sostenibili sono passi cruciali per garantire un futuro prospero all’agricoltura.

In Italia


L’allevamento, che rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale, è un settore da 40 miliardi di euro, impiegando circa 800mila persone. La chiusura di una stalla non è solo una perdita economica, ma rappresenta anche l’erosione di un sistema integrato che include la gestione del territorio, la produzione di foraggi, formaggi tipici e il contrasto allo spopolamento.
In questo contesto, Coldiretti e Aia promuovono il progetto Leo (‘Livestock Environment Opendata’) per salvaguardare la biodiversità delle stalle italiane. Tra le iniziative, c’è la valorizzazione di 58 razze bovine, 46 ovine e 38 caprine, che testimoniano la ricchezza e la varietà del patrimonio zootecnico nazionale.

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