BERLUSCONI COME L’ACQUA DI RAGUSA: POTABILE O NON POTABILE?

 

Gentile Direttore, esordisco col dire che non ho votato per Berlusconi per sgombrare il campo da possibili fuorvianti interpretazioni di questa mia lettera che vuole mettere in risalto uno squallido fenomeno di queste ore, che sta attraversando la politica italiana in un momento particolarmente difficile.

Con la scusa che si deve assolutamente uscire dalla situazione di stallo per la formazione del governo, per il bene delle nazione, anticipando di brutto le possibili soluzioni che dovrebbero dare i ‘saggi’, ancorchè relegati, di colpo, al ruolo di semplici comprimari, si cerca, in tutti i modi, di scendere a patti con Berlusconi.

Il fatto in sé rientra in una normale operazione politica che possa vedere forze politiche diverse, e opposte fino a ieri, unite per venire incontro alle esigenze urgenti della nazione. Il tutto deriverebbe, normalmente dall’esito del voto del 26 febbraio, quando dalle urne sono uscite tre forze di pari consistenza e una in particolare si sfila dalle trattative per formare un governo per sue precise strategie, giuste o sbagliate, che vogliono mettere al tappeto le altre due forze, alle quali non restano che due possibili opzioni: o allearsi o andare al voto.

Senonché assistiamo ad una vicenda di infimo livello, misera, che mette in risalto la caratura di certi personaggi che vorrebbero governare una nazione, non con la forza dei numeri ma piuttosto sventolando un cieco antiberlusconismo di facciata, di convenienza che, come vedremo, sono disposti a mettere a parte per puro interesse personale di conquistare e mantenere il potere.

Diversi esponenti del Partito Democratico, da circa 40 giorni, si sono preoccupati solo di evidenziare il loro profondo distacco dal mostro impresentabile che sarebbe rappresentato dal Cavaliere di Arcore, quel Silvio Berlusconi con cui “sarebbe stato impossibile fare accordi, per il bene del paese”.

Stamattina sul Corriere della Sera ha esordito Dario Franceschini, ex segretario del Partito Democratico, notabile cattocomunista che, fino a poco tempo fa, accusava Berlusconi di muoversi contro la Carta costituzionale, dichiarando: “E’ arrivato il momento di dialogare con il Pdl. Ci piaccia a no, il capo della destra è ancora Berlusconi. E’ con lui che bisogna dialogare….”. Ma non è il solo a manifestare intenti di accomodanti trattative con il PDL al fine di poter far partire, comunque, un qualsiasi governo in cui, possibilmente, rivestire qualche importante incarico.

Basti pensare al senatore Gotor, tra i più vicini al segretario Pier Luigi Bersani, suo consigliere particolare durante l’ultima campagna elettorale, che la sera stessa dello spoglio andò da Bruno Vespa e vomitò contro il PDL e Berlusconi parole cariche di acidità, con retrogusto all’olio di ricino, che lasciarono perplessi anche i più accaniti oppositori della destra, fautore, ora, di una convenzione per le riforme con il Pdl e con tutte le forze del parlamento, sostenitore di Franceschini che avrebbe ragione nel  dire che sarebbe sbagliato escludere Berlusconi o far finta che non sia il capo della destra italiana.

Non riesco a capire come gli elettori di centrosinistra non possono non sentirsi presi in giro da un gruppo dirigente ondivago e senza spina dorsale, che alterna chiusure moralistiche a Berlusconi ad aperture ciniche, quando fa comodo. Berlusconi non può essere considerato un diavolo a giorni alterni, meno che mai secondo le convenienze del momento. E se si vuole intentare una qualsiasi forma di trattativa per il bene della nazione non si incarica Migliavacca di contattare, nottetempo, Denis Verdini ma si percorrono strade alla luce del sole, facendo incontrare persone di riconosciuta e specchiata credibilità.

Quando si ha la presunzione di farsi portabandiera di “ valori non negoziabili”, l’incoerenza non può essere contemplata dalle persone con un minimo di serietà.

Lettera firmata

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