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BELAFONTE, HARRY: UN MITO.
20 Lug 2013 03:52
Harry Belafonte è uno dei personaggi dello star system americano che più hanno segnato un’era: quella lunga, controversa, contraddittoria che ha preceduto le battaglie civili per l’integrazione razziale degli anni ’60. Erano gli anni raccontati da Mississipi Burning, anni di violenze e di sopraffazioni, quando sembrava che il sud – specie quello rurale – dell’America non avrebbe mai rinunciato al razzismo e alla segregazione.
Belafonte è stato un divo ad ampio spettro: cantante formidabile e versatile, attore intenso, strenuo difensore dei diritti civili delle minoranze, ambasciatore morale delle culture dell’Africa, militante a fianco di Martin Luther King e di Robert Kennedy.
Fra i tantissimi dischi incisi nella sua lunga carriera è difficile scegliere. Quelli che probabilmente rappresentano meglio il carattere della sua fiera blackness sono Sings the Blues, con il sapore terrigno e dolceamaro delle sue songs, e An Evening with Miriam Makeba, dove incontra la grande voce africana e con lei affronta – con commovente vibrazione – un repertorio di traditionals della musica di quel continente. Una serata indimenticabile.
Del Belafonte attore la nostra scelta cade su Strategia di una rapina, del grande Robert Wise, un noir metropolitano che affronta coraggiosamente il tema dell’odio razziale, attraverso un intreccio narrativo scandito da una sceneggiatura cronometrica. Il livido bianco e nero fa la sua parte.
Non dimentichiamo tuttavia la sua partecipazione al Kansas City di Altman, in un ruolo, quello del gangster, che fu molto più di un cameo: il suo carisma riscaldò un film che all’epoca fu ritenuto “raffreddare” troppo la materia.
Chiudiamo degnamente con la sua autobiografia, recentemente scritta: My song. Una vita straordinaria, un uomo graziato da un talento e da un magnetismo unici. Un combattente.
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