BAIKONUR LA SFIDA SPAZIALE DEL KAZAKHSTAN

Il Presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev ha definito la globalizzazione, un algoritmo collocantesi a cavallo fra il XX e XXI secolo. Un fenomeno inerente ai processi geo-economici e geopolitici globali in tutte le loro sfaccettature: dalla giustizia alla tolleranza, dalla trasparenza alla multipolarità, dalla finanza globale alla sicurezza, fino alla questione nucleare, al dialogo interreligioso e alle sfide del futuro come quelle concernenti le energie rinnovabili. Una di queste riguarda altresì la geopolitica dello spazio, giacché dei ventitré centri spaziali operativi presenti al mondo, il terzo in ordine d’importanza è quello di Baikonur:

1. Il Centro Spaziale Kennedy: Stati Uniti

2. Il Campo di Lancio Occidentale e Prova: Stati Uniti

3. Cosmodromo Baikonur: Kazakhistan

4. Cosmodromo Plesetsk: Russia

5. Centro di Lancio Spaziale Jiuquan: Cina

6. Centro di Lancio Satellitare Xichang: Cina

7. Centro Spaziale Tanegashima: Giappone 

8. Centro Spaziale del Guaina: Francia

9. Il Campo marittimo spaziale San Marco: Italia

10. Il Centro Spaziale Satish Dhawan: India

Anche se il grande pubblico viene informato, saltuariamente, solo sui progetti relativi alla conquista di Marte o dei viaggi spaziali turistici per super ricchi, la realtà è fatta invece di satelliti che si affollano e che servono a vari scopi. Sicuramente anche militari, per un controllo sempre più preciso ed esteso dell’intero pianeta. Ma non solo. Le telecomunicazioni non possono prescindere dai satelliti. E così le previsioni del tempo, gli studi sull’agricoltura, le ricerche in sempre più numerosi settori.

Lo Spazio, dunque, assume un ruolo strategico, politico, economico. E le collaborazioni sul fronte dei costi si alternano con le concorrenze agguerrite. Così come la ricerca scientifica, a bordo delle navicelle e della Stazione internazionale, si allarga e si trasforma in sperimentazione di nuove tecnologie che vengono successivamente adottate nella vita quotidiana.

 

In generale la geopolitica spaziale di Astana, si differenzia da quella di altri Paesi per i suoi propositi. Come scrive Andrea Marcigliano, ad esempio, l’attuale programma spaziale di Mosca riprende nelle sue linee generali quello dell’epoca sovietica. Cercando di mantenere un controllo del “proprio” Spazio, costruendo una rete di satelliti geo-stazionari e monitorando l’espansione dei “competitori”. Insomma, una geopolitica dello Spazio ormai classica. Diversa è, invece, la posizione del Kazakhstan, che pur non pretendendo di competere direttamente con le Grandi Potenze, da tempo sta cercando di ritagliarsi un ruolo particolare sia sugli scenari internazionali sia, in particolare, in quello, delicatissimo, dell’Asia Centrale. Un ruolo che definire semplicemente di “mediazione”, appare alquanto riduttivo.

Difatti, il Presidente kazako Nazarbayev si è fatto più volte promotore di iniziative internazionali volte a porre in sicurezza l’intera, tormentata, regione centro-asiatica. In questo senso va letto, soprattutto, il recente “Progetto ATOM” 8 mirato a favorire l’abolizione definitiva degli esperimenti nucleari e la liquidazione, a livello mondiale, degli arsenali militari. Un’iniziativa tanto più significativa se si pensa che il Kazakhstan in epoca sovietica è stato utilizzato come terreno per esperimenti nucleari, con pesanti ricadute sull’ambiente e la vita delle persone.

Ora, è evidente che in tale contesto la posizione del Kazakhstan rispetto alla geopolitica dello Spazio non può che differenziarsi sia da quella dei russi, sia da quella di cinesi ed americani, con i quali, per altro, il Paese centro-asiatico intrattiene ottimi rapporti a vari livelli. Una posizione che vede la necessità di fare dello Spazio il banco di prova per un nuovo sistema di cooperazione ed equilibri internazionale.

 

Sintomatico, d’altra parte, il fatto che per Baikonur si sia utilizzato il termine “cosmodromo” al posto di “astrodromo”, come “cosmonautica” anziché “astronautica”, quasi a voler esaltare un atteggiamento estatico dinanzi alle possibili rotte in diagonale tracciate all’interno delle armonie di quei mondi lontanissimi contenuti negli spazi siderali.

È, d’altronde, doveroso riconoscerne l’eredità sovietica e quindi la matrice slava del cosmodromo.

E la cultura kazaka, come scrive Gulmira Shalabayeva, latrice di un’intrinseca capacità di coesistere con diversi gruppi etnici, sociali e religiosi, è stata idonea ad elaborarne una sintesi culturale. Avendo assorbito al suo interno, sulla base di quell’antica “Saggezza delle steppe”, i valori della cultura iranica, araba, turca, mongola e appunto slava[1].

Baikonur, accanto al Mausoleo di Ahmad Yassawi, la Torre Bayterek di Astana, il monte Khan Tengri, rappresenta uno degli emblemi della nazione kazaka. Tant’è che una delle stazioni della metropolitana di Almaty è dedicata proprio al centro spaziale di Baikonur. Situato nel mezzo delle steppe del Kazakhstan, ha avuto un’enorme importanza storica. Pensiamo solo a Jurij Gagarin, il cosmonauta russo, che partito da Baikonur e uscito dall’atmosfera terrestre pronunciò la celebre frase: “sono stato in cielo ma non ho visto nessun Dio”[2].

A Trento, questo sabato 22 febbraio, alle ore 10.00, presso l’Auditorium del Museo dell’Aeronautica G. Caproni, si terrà la presentazione ufficiale del nuovo volume edito da NdG-VXP: “DA BAIKONUR ALLE STELLE – IL GRANDE GIOCO SPAZIALE” che promuove la conoscenza di un tema, quello della esplorazione del Cielo, che nei decenni successivi al Secondo conflitto mondiale ha determinato l’epopea dello Spazio: ovvero, il progresso scientifico e gli equilibri mondiali in un clima tanto di competizione che di collaborazione internazionale. Parteciperanno: S.E. Andrian Yelemessov, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica del Kazakhstan in Italia, il Sen. Sergio Divina, Vicepresidente Commissione Difesa del Senato, G.B. Antonio Colaiacomo, Direttore dell’Istituto di Medicina Aerospaziale dell’Aeronautica Militare, Bruno Strim ,Ingegnere, già Program Manager del satellite italiano di telecomunicazione Sirio, Andrea Marcigliano, scrittore e saggista, Paolo Zammatteo, Architetto, Daniele Lazzeri, Chairman del think tank “Il Nodo di Gordio”.

 

 

 


[1] Gulmira Šalabaeva, Евразийство сквозь призму изобразительного искусства Казахстана, Eurasianism through the prism of the fine art of Kazakhstan, Almaty, 2010, p. 11.

[2]Я был на небе, но Бога там не видел”, http://ru.pravoslavie.bg/?p=3249 . http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=27966.

 

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