ATTACCO SENZA PRECEDENTI A UNA CATEGORIA PROFESSIONALE

Questo è quanto si può dire della disposizione che nei giorni scorsi ha raggiunto l’intero organico degli psicologi, in forza all’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa, e che li assegna alle “sale d’attesa” dei pronto-soccorso della provincia di Ragusa, un fatto senza precedenti che richiede una certa attenzione.

Della necessità di coinvolgere la figura dello psicologo nelle attività ospedaliere nessuno può dubitare, meno che mai in quei gangli delicati che sono le strutture dell’emergenza, dove si sviluppa il massimo grado di frizione, quando non di conflittualità, fra gli operatori e l’utenza. Tuttavia, altro dovrebbe essere il pensiero, strategico e organizzativo, che provi a dare risposta a tale esigenza: un progetto di umanizzazione che coinvolga tutte le professioni della sanità, una presenza che tenga conto delle peculiarità della professione ovvero della necessità di calare ogni intervento in uno spazio circoscritto, simbolicamente definito, pena la riduzione del lavoro psicologico all’assistenza volontaria, al servizio civile o a quant’altro.

Niente di tutto questo: i professionisti catapultati nei pronto soccorso, senza una stanza, senza un progetto, senza una predisposizione chiara e operativa da parte della struttura ospitante; ridotti a fare “contenimento” –  impropriamente detto – dell’aggressività che si genera durante le frequenti lunghe attese cui sono costretti molti utenti;  ciondolanti fra sala d’attesa e corridoio.

Una esperienza di umiliazione per professionisti maturi che, fra l’altro, vengono distolti dalle loro attività più proficue e costretti ad una turnazione che coinvolge tutti, TUTTI, gli psicologi dell’Azienda Sanitaria, senza distinzione di competenze specialistiche, di esperienza sviluppata sul campo; un ingombro per gli operatori – medici e infermieri – che lavorano in quelle strutture.

Una tale scempiaggine non si era mai vista: è un po’ come immaginare che da un certo momento tutti i ginecologi (o i dermatologi, o gli otorini, o chi volete voi….) siano comandati a prestare il loro aiuto al personale del pronto soccorso per le suture! Esempio estremo ma efficace per rappresentare l’assoluta mancanza di progettualità e – insieme – di rispetto per la professione (e a questo punto anche per gli altri operatori e perfino per gli utenti stessi) che si palesa dietro una tale decisione.

Si spera che i professionisti interessati facciano valere le loro ragioni nelle sedi istituzionali (e non) previste.

 

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