Aste immobiliari, a Ragusa 1 su 10 in Sicilia

Nella Sicilia che è, dopo la Lombardia, la seconda regione d’Italia per il numero delle esecuzioni immobiliari pubblicate lo scorso anno, la provincia di Ragusa è la quarta dopo Catania, Palermo e Messina. La trentaquattresima fra le 107 province del Paese. I dati sono contenuti nel “Report Aste 2020 – Time Out” a cura del Centro studi AstaSy Analitics di NPLs RE_Solutions.
Nel 2020 sono stati pubblicati gli annunci di 1.195 unità immobiliari dislocate nelle dodici città iblee. Appartamenti, ville, box, capannoni e ogni altro immobile andati all’asta, pari al 10, 16% del totale nell’Isola. Più esecuzioni immobiliari di Monza e Trieste messe assieme, per fare un confronto.

E dire che lo scorso anno le aste si sono bruscamente interrotte – e alcune ancora lo sono – a causa di forza maggiore. Nell’intero 2019, in tutt’Italia le pubblicazioni sono state 204.632, nel 2020 116.637. È possibile stimare che, ove non vi fossero state delle alterazioni così gravi al sistema dovute dai protocolli avanzati per far fronte alla pandemia, il numero quest’anno avrebbe potuto, statisticamente, aggirarsi intorno alle 240.000 unità. Da qui si evince che le aste potenzialmente rinviate sono state circa 123.000.

Nel 2019, a Ragusa le aste immobiliari pubblicate furono 1.952, comunque inferiori all’orribile anno 2018, quando gli immobili battuti al migliore offerente sfiorarono le 4.000 pubblicazioni.
Nel rapporto sono contenuti altri dati statistici riguardanti l’area iblea. Come la vetustà media degli immobili, che è appetibile in quanto del 2014, mentre la procedura più vecchia risale al 1984, qualcosa come 36 anni fa.

Senza la pandemia, le esecuzioni immobiliari sarebbero state molte di più. Se da un lato questa condizione testimonia il deterioramento economico-finanziario dell’area iblea dopo anni difficili in quasi tutti i settori produttivi, dall’altro si registra il mancato recupero dei creditori.

Secondo Mirko Frigerio, fondatore e vicepresidente esecutivo NPLS RE Solutions e presidente del Centro studi AstaSy Analytics, “sul mancato recupero sarebbe possibile intervenire in due modi. La prima ipotesi è che il mondo del recupero si riaffidi solo ed esclusivamente alla giustizia e che veda, probabilmente, ulteriori allungamenti temporali (almeno altri 365 giorni) e che a causa di altre dinamiche i beni posti all’asta siano attenzionati solo da addetti ai lavori e investitori, portando gli scenari a una ipotesi di perdita sul valore del recupero di un 25%. La seconda ipotesi è che banche e servicing mettano in atto, come alcuni già fanno, attività stragiudiziali quali la chiusura attraverso l’accordo con il debitore, la cessione di crediti (anche single name) e l’attività di Re.O.Co. e anche l’offerta d’acquisto diretta alle procedure concorsuali.”

Delle 116.637 aste totali, oltre il 41% ricadono nelle regioni del Nord Italia. Sono ai primi 5 posti, con quasi il 50% del totale delle esecuzioni italiane, la Lombardia (16,7%), seguita da Sicilia (10%), Emilia-Romagna (7,11%), Veneto (7%) e Lazio (7%).

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