ARTI E MESTIERI

Giovanni Distefano è un falegname in pensione ed ex bandista (sassofono). E’ un personaggio cittadino che si è fatto da sé e che ha amato e tuttora ama essere un falegname. Un lavoro che non è semplice mestiere,  ma  anche  arte come è arte la musica.

Lei è un falegname in pensione…

Certo, ho ottant’anni, anzi ottantadue! Sono del 1931.

Come fu che divenne falegname?

Io sono nato falegname, perché sono autodidatta! Non ho avuto nessuno che mi abbia spinto a fare questo mestiere. I miei erano agricoltori.

Fin da piccolo, senza conoscere nessun falegname e con attrezzatura rudimentale riuscivo a fare dei piccoli lavori, come ad esempio sedie, girelli per bambini, attrezzature che servono a lavorare la terra e che io vendevo. Purtroppo avevo poco tempo a disposizione, perché dovevo aiutare i miei in campagna.

Ma abitava a Ragusa?

No, ero  a 12 chilometri e per venire in città per varie incombenze o spese, usavo una vecchia bicicletta. Per quanto riguarda i miei lavori di falegnameria, invece, erano su ordinazione.

Quindi aveva un doppio lavoro?

No, non era un doppio lavoro, era un hobby, mi piaceva lavorare il legno. Mi ero innamorato della falegnameria come un ragazzo si innamora di una ragazza.

E la scuola?

In campagna ho ‘preso’ la III elementare, perché non c’era altro e si chiamavano scuole rurali. E che  abbia potuto frequentare almeno queste devo ringraziare Mussolini che provvide a farcele avere.

Più tsardi mi sono preso la licenza elementare, alla scuola serale. Quando mi sono ritirato dalla campagna e sono arrivato a Ragusa, sono andato a lavorare da un falegname come aiutante, e così ho conosciuto i tipi di colla, i tipi di legno, le attrezzature adatte a fare il falegname professionale.

Bene, e poi?

Dopo un anno sono partito militare. Ho dichiarato che di mestiere facevo il falegname e quindi ho fatto il falegname in caserma e ho potuto esercitarmi  a fare molti mobili per gli uffici della caserma e ci ho fatto un figurone!

Dopo il congedo cosa successe?

Quando mi sono congedato mi sono messo in proprio.

Oh, bello! Così aveva una bottega artigianale.

Sì, ma non mi è andata bene, erano tempi difficili e c’era tanta concorrenza. Quindi tornai alle dipendenze.

Ma si è ripreso!

Certamente. Prima però mi sono sposato e risparmiando, ho potuto comprarmi  dell’attrezzatura che mi ha permesso di riaprire una piccola falegnameria.

Ha avuto figli?

Sì, due ragazze che ormai sono cresciute hanno la loro famiglia.

Poi cosa successe?

E’ successo che quando sono tornato a lavorare da dipendente da un falegname, come le ho raccontato prima, costui suonava nella banda e mi trascinò con sé.

Come si chiamava questa Banda musicale?

San Giorgio!

Qual era il Suo strumento?

Il sassofono.

Come mai il sassofono?

Perché in quel momento era lo strumento libero.

Quindi non è stata una vera scelta?

Calma! Deve sapere che fin da bambino ho desiderato fare, oltre che il falegname, anche il musicante nella banda del paese. Non ero orientato verso uno strumento particolare, ma volevo essere bandista.

Ora lei è in pensione sia come falegname che come bandista, a cosa si dedica?

Ora il legno lo lavoro e il sax lo suono per mio piacere personale.

A conclusione di questa intervista vuole, per cortesia, esprimere un pensiero, una frase, una composizione per i lettori di RagusaOggi?

Volentieri. Ho scritto, nel giugno 2013, una poesia intitolata:

 

Che cos’è una Banda.

 

Ma che cos’è una Banda?

Una Banda è il fiore all’occhiello di una città.

Con la Banda si esprime tutto:

gioia, tristezza e folklore.

 

      Quando nelle processioni religiose la Banda

si alterna al canto dei fedeli

invocando la passione e la fede in Dio.

     Quando nei cimiteri il 2 novembre, commemorazione dei defunti,

la Banda intona le note di una marcia funebre,

scorrono le lacrime sul volto dei presenti.

     Quando in una Manifestazione militare la Banda intona

le note dell’Inno Nazionale, tutti scattano sull’attenti

facendo onore alla propria bandiera.

     Quando è il giorno del Santo Patrono, la Banda sfila

per le vie della città, intonando le note di una marcia sinfonica,

si sente e si vede che è giorno di festa.

 

Ecco cos’è la Banda: l’interprete di sentimenti umani.

 

Per questo dobbiamo rispettare uomini e donne

che con passione e sacrificio, dilettanti o professionisti,

si sono affermati in questa nobile Arte.

 

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