Molti associano il loro volto alle vacanze estive, al sole che illumina Marina di Modica e al movimento dei mesi più caldi. Per altri, invece, sono un punto di riferimento imprescindibile della frazione marinara modicana anche quando arriva l’inverno, le strade si fanno silenziose e il mare cambia colore. Sono Giovanna, Jole e Veronica: le […]
ARRANGIARSI PER VIVERE
20 Giu 2013 20:21
Passeggiando per le vie di Palermo, in una cocente giornata di sole, noto che la mia città, come tutte le città siciliane e italiane, è proprio bella.
Guardando con gli occhi da turista, la vedo incantevole nelle sue forme e colori, frutto prelibato di grandi civiltà che hanno lasciato il segno, non solo nelle grandi strutture ma anche nei volti e nelle cadenze linguistiche.
Ma, osservandola con gli occhi da Siciliana, l’amarezza che tale terra non abbia trovato ancora la sua identità, schiacciata dal potere e dal malgoverno, mi prende il cuore.
Negozi chiusi e volti spenti.
Affittasi e vendite di case ed attività.
Crescita di bancarelle nei marciapiedi di ogni sorta: frutta e verdura, artigianato locale, riciclo di roba usata in poche parole “l’arte di arrangiarsi”.
I siciliani la conosco bene, perché l’hanno sempre praticata. Hanno sempre cercato di non fermarsi alle difficoltà che la società gli imponeva, e non mi prolungo sulla non efficienza di chi ha governato, perché di questo ne siamo consapevoli ormai da tempo.
Mi rammarica soltanto che i loro sogni di riscatto, semplici e chiari, quali possedere una casa ed avere un lavoro, che si traduca in attività propria o impiegatizia, stanno in atto frattumandosi, in nome di una salvezza di chi sa chi.
Tutto sommato i veri Siciliani hanno sogni semplici, il popolo della strada, di cui io ne faccio parte, non vuole altro che rimanere nella propria terra e costruire un futuro per i propri figli.
Deviati da una politica fatta di fumo, le loro certezze si sono rivelate “castelli di sabbia”.
E, quello che fa ancora più male, è vedere nei loro occhi la rassegnazione e la disperata ricerca di una sistemazione di figli universitari e over 40 che campano alle loro spalle.
Così il ritorno agli “antichi mestieri” per sopravvivere e “non fare mancare il necessario ai figli”.
Parlo di quel popolo che si è sempre sbracciato e ha creduto nel lavoro.
Ora, pur avendo una casa con ipoteca bancaria, non la sente sua, perché in realtà non lo è: senza lavoro sicuro non può pagare il mutuo, né la devastante Imu. Semmai questa la dovrebbe pagare la banca, reale padrona di quella casa tanto desiderata!
I poveri in Sicilia crescono. E’ un dato di fatto!
Non è fantascienza, è realtà.
Molti si sono illusi, e di questo non li giudico ma neanche li approvo, nel cercare nella P.A, una sistemazione, attraverso clientelismo e promesse di chi aveva bisogno di raggiungere il proprio obiettivo: e di questi molti, troppi, sono risultate pedine per “giochi di potere”.
Credono ancora i Siciliani, e stringono la cinghia ma per quanto ancora?
Creatività, inventiva e senso dell’arrangiarsi non manca.
Ma queste belle “virtù”vengono alimentate?
In questo stato di cose assolutamente no.
Cresce il lavoro “nero” per necessità o si cerca il lavoro facile, ancora per raccomandazione e…
Il posto fisso, quando questo dovrebbe essere riservato soltanto quando ce n’è la reale necessità.
Ci troviamo di fronte uno scenario trivalente: gli” aristogatti” (gli intoccabili), una borghesia decadente e il povero senza niente.
E chi ha un lavoro questo è nel terziario, cioè nei servizi amministrativi, comunali ect… (più del 70%), e la beffa è che i servizi sono inefficienti e disorganizzati. Tanto personale per non far nulla alle spalle di quelle imprese, attività che, in agonia, stanno morendo.
Si può aumentare Iva, Tarsu e tanto altro per risanare i danni altrui.
Ma di certo chi non ha alcunché, non risolverà niente!
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